CALEGARI (Callegari), Giovanni
Architetto ornatista bolognese, nato intorno al 1753 e morto nel 1812, come riferisce G. Bianconi; la sua presenza documentata come studente di architettura nella Accademia Clementina fra il 1772 e il 1775 sembra confermare la testimonianza del Bianconi e togliere credibilità alla data di nascita 1705 proposta dallo Zani. L'architetto C. Bianconi dovette essere fra i maestri diretti del C., accanto a M. Tesi e a G. Jarmorini.
Le prime notizie della sua attività risalgono al 1772: il 26 aprile il C. consegue il premio Fiori presso l'Accademia Clementina; il 23 giugno dello stesso anno ottiene il premio Marsili-Aldrovandi per la seconda classe di architettura con il progetto di una reggia estiva (si conserva uno dei disegni - firmato - che rappresenta la pianta, l'alzato e lo spaccato del palazzo: Bologna, Accademia di Belle Arti). Ottiene di nuovo successi nei concorsi clementini nell'aprile del 1773 (premio Fiori); nel giugno dello stesso anno (premio Marsili: si conserva il disegno di un ponte monumentale con loggiato); nel giugno del 1774 (premio Marsili: rimane il progetto di una cappella reale); nell'aprile del 1775 (premio Fiori). In occasione del concorso, Marsili del 1773 viene esplicitamente indicato il maestro del C.: l'architetto G. Jarmorini. Altre citazioni negli Atti dell'Accademia Clementina possono essere ricordate: nel 1776 il C. si iscrive al concorso Marsili, ma non si presenta alle prove; nel 1780 figura fra gli artisti proposti per l'elezione ad accademici del numero, ma non ottiene i voti necessari; il medesimo infortunio si ripete nel 1784 (e nell'occasione si precisa che il C. esercitava "l'architettura civile"); finché, nel 1788, sarà egli stesso a rifiutare la candidatura.
La figura del C. sembra connettersi principalmente con compiti architettonici di breve respiro, al limite della decorazione: progettazione di interni, di altari, di memorie murali, di tombe, di apparati. La sua prima attività appare coincidere con i lavori di palazzo Zambeccari, oggi sede della Banca Popolare (1775-82 c.), dove l'architetto C. Bianconi guida un'intera équipe di giovani collaboratori: il C. progetta la decorazione di una sala a piano terra, fornendo disegni allo scultore G. Lipparini e all'ornatista A. Gambarini (il marchese Giacomo Zambeccari nel 1780 rilasciava un attestato sulla qualità dei lavori che il C. stava eseguendo nel suo palazzo, come referenza per l'aggregazione dell'artista all'Accademia Clementina: cfr. Assunteria dell'Istituto…).In collaborazione ancora con il Lipparini, il C. realizza la macchina funebre per le esequie di F. Zanotti, nella chiesa di S. Salvatore (16 giugno del 1778), ricavandone anche un'incisione. Dello stesso periodo di tempo è la progettazione di alcuni altari: nella chiesa dei SS. Gregorio e Siro (altare di S. Camillo de' Lellis, 1781) e in S. Cristina di Saragozza (altare Marii). Nel 1780 il C. fornisce il disegno per il sepolcro in S. Maria della Vita; nel 1783 per gli addobbi dei Ranuzzi in S. Vitale e per l'apparato nell'oratorio del Baraccano.
L'opera del C. segue l'evolversi della cultura artistica bolognese dal rococò al neoclassico. Significativa in questo senso è la testimonianza di alcune invenzioni di architettura decorativa tuttora esistenti; nella loggia al primo piano dell'università (palazzo Poggi) si vedono due memorie murali: una in onore della scienziata Laura Bassi (1781), con rilievi del già ricordato Lipparini; l'altra in onore di Luigi Galvani (1798), con sculture di G. De Maria. La collaborazione con il De Maria - che segna un'evidente sterzata in senso neoclassico - si era già avuta nel 1790 nella chiesa di S. Giorgio (danneggiata nell'ultima guerra e sconsacrata), ove il C. aveva progettato un'elegante cappella con sculture del De Maria. Alla certosa il C. fornisce i disegni per la tomba di G. Gandolfi. Dalla relazione delle solenni esequie del Gandolfi in S. Giovanni in Monte (23 sett. 1802)apprendiamo, inoltre, che il C. ("pubblico perito architetto") aveva progettato la macchina funebre che rappresentava il tempio dell'onore. È questa l'ultima testimonianza diretta su di lui.
Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. dell'Accademia di Belle Arti: Atti dell'Accademia Clementina (ms.), II (1764-82), cc. 158, 166, 175, 177, 181, 202, 210 s., 232, 340, 345; III (1782-89), cc. 66, 2.53 s.;Archivio di Stato di Bologna, Assunteria dell'Istituto, Accademia Clementina, Diversarum, busta 30, carpetta 10; Bologna, Bibl. comun. dell'Archiginnaio, ms. B. 133 (dopo 1780): M. Oretti, Notizie dei professori del disegno…, parte XI, pp. 310 s.; Pitture, scolture ed architetture… della città di Bologna, Bologna 1782, pp. 39, 84, 154, 160, 188; Notizia delle operazioni… per li solenni funerali da celebrarsi in Bologna a G. Gandolfi…, Bologna 1802; G. Bianconi, Guida del forestiere per la città di Bologna, Bologna 1820, pp. 56, 109, III, 472; P. Zani, Encicl. metodica… delle Belle Arti, 1, 5, Parma 1820, p. 224; M. Fanti, La chiesa parrocchiale dei SS. Gregorio e Siro in Bologna, Bologna 1958, p. 47; E. Riccomini, Mostra della scultura bolognese del Settecento (cat.), Bologna 1965, pp. 129, 139; C. Ricci-G. Zucchini, Guida di Bologna, a cura di A. Emiliani, Bologna 1968, pp. 102, 153 s., 185, 188; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 387.