CAMBIASO, Giovanni
Figlio di Bartolomeo, detto Berterio, nacque a Cambiaso presso San Quirico in Val Polcevera nel 1495 (Soprani). I suoi antenati furono agricoltori: il padre aveva a fitto certe terre della mensa arcivescovile di Genova, che il C. aumentò. I documenti rintracciati, assieme alle notizie fornite dal Soprani, ci informano che venne imziato alla pittura da Antonio Semino e che il suo socio di lavoro per qualche tempo fu Francesco Brea, figlio di Antonio Brea da Nizza. Sappiamo che all'inizio fu attratto da Carlo Braccesco, presente a Genova dal 1481 al 1514, che gli diede un disegno originale di Andrea Mantegna, di grande importanza per la formazione del C. e del figlio Luca. Il C. era anche modellatore in terra. Sposatosi a Genova, ebbe il figlio Paolo, più tardi mercante di tessuti, residente a Genova; il secondogenito, Luca, nacque durante l'esilio a Moneglia, dove la famiglia si era rifugiata da Genova, minacciata da un'invasione del connestabile Carlo di Borbone; cessato il pericolo, il C. tornò con i suoi a San Quirico.
Le recenti ricerche di P. Rotondi hanno chiarito considerevolmente l'attività artistica del C., alla quale è in gran parte legata la produzione giovanile del figlio Luca. Il suo stile fu fortemente influenzato dalle decorazioni pittoriche del sontuoso palazzo del principe Andrea Doria a Genova che, iniziate n. 1528, sono peraltro da considerare di primissima importanza per la formazione della pittura "indigena" genovese in genere. Artisti come Perin del Vaga, l'allievo di Raffaello da poco fuggito dal sacco di Roma, Domenico Beccafumi da Siena, e il veneto Antonio da Pordenone, suscitarono nel C. profonda ammirazione.
L'opera sicura del C. è limitata a pochi dipinti a fresco e a olio. Il Soprani ricorda solo certi affreschi sulla facciata d'una casa presso la chiesa di S. Domenico, eseguiti con la collaborazione del figlio, i quali, citati anche in due documenti del 27 settembre 1547, erano per la maggior parte conservati all'Accademia ligustica fino all'inizio della seconda guerra mondiale. Ne restano oggi solo pochi frammenti nei depositi delle raccolte del comune di Genova: piccoli fregi di mostri marini ed ornamenti a chiaroscuro di color bronzo. Altri documenti riferentisi a vari dipinti testimoniano l'attività pittorica del C., limitata peraltro nel suo complesso al decennio 1540-1550, lungo la Riviera di Levante. L'Alizeri (1876) cita un'opera menzionata in un docum. del 6 febbr. 1545: è un trittico recante questa stessa data, esistente ancora oggi nella chiesa parrocchiale di Breccanecca presso Chiavari, e rappresentante nella parte centrale l'Ascensione e, nei pannelli laterali, in alto l'Annunciazione, in basso a sinistra il S. Cristoforo, a destra S.Antonino.
Secondo il Rotondi, la personalità artistica del C. si rivela pienamente in quest'opera: numerosi ricordi raffaelleschi mediati da Perino si combinano a suggestioni del Beccafumi, specialmente nel gruppo degli Apostoli e della Vergine, rimasti in terra sotto la figura del Cristo asceso. Nel complesso, è opera di un talento assai limitato e modesto.
Una terza opera sicura del C. sono gli affreschi nella chiesa di S. Maria del Canneto presso Taggia (Imperia), citati nel documento di contratto, datato 4 febbr. 1547, tra il C., nominato per primo, e Francesco Brea da una parte, e i signori della Chiesa dall'altra: l'Assunzione della Vergine sulla parete; Profeti nelle lunette; sei teste di Cherubini sulle volticine. Due dei Cherubini e uno dei Profeti rivelano una mano più sicura e qualitativamente superiore, e sono perciò da assegnare al figlio Luca, benché il nome di questi non risulti dal documento (Rotondi, 1956).
Nel 1547 fu commissionata al C. e a Francesco Brea un'altra pala d'altare per la Confraternita del Corpo di Cristo a Taggia (oggi sull'altar maggiore della parrocchiale). Il contratto stabiliva non solo il soggetto, la Resurrezione di Cristo, ma anche la collaborazione di "Lucheto figliolo del detto M.o Ioanne". L'opinione del Rotondi (1956), secondata da altri studiosi, è che la maggior parte di detta pala sia dovuta proprio al giovane Cambiaso, benché egli sia nominato solo come "collaboratore".
Ancora per un'altra pala i tre artisti si trovarono insieme al lavoro sempre nella parrocchiale di Taggia: la Vergine col Bambino in trono tra i santi Crispino e Crispiniano. Il Rotondi (1956) distingue la mano di Francesco Brea solo nella predella; quella del C. solo nella figura di S. Crispiniano, mentre ritiene di Luca il resto dell'opera.
A queste opere documentate se ne possono aggiungere ancora altre due. Un'ancona con i SS. Cornelio e Cipriano nella chiesa di S. Cipriano in Val Polcevera, attribuita tradizionalmente al C., è sicuramente anch'essa il risultato della collaborazione tra padre e figlio. L'opera maggiore del C. è costituita dagli affreschi, di qualità sorprendente e insolita, in due salotti del palazzo di Antonio Doria, ora prefettura.
Datati, secondo una iscrizione perduta sin dai tempi dell'Alizeri, all'anno 1544, e attribuiti interamente al figlio Luca dal Soprani, risultano anche questi, in base alle ricerche del Rotondi (1956), frutto della collaborazione dei due Cambiaso; riscontri con gli affreschi nella chiesina di S. Maria del Canneto a Taggia hanno indotto lo studioso a trasporne la data al 1547 circa. Nel più grande dei saloni, chiamato della "guerra di Troia", alcune delle divinità nei triangoli tra lunetta e lunetta sono assegnati al C., mentre il medaglione centrale del soffitto con Apollo che saetta i Greci e il resto delle decorazioni sarebbe dovuto alla mano, giovanilmente esuberante, di Luca che, ispirandosi all'opera monumentale di Michelangelo a Roma, crea una "gigantomachia" di supereroi, ove non mancano reminiscenze dal Beccafumi e da Perino.
Poco prima della sala della guerra di Troia il C., con l'aiuto del figlio, decorava un salotto di minori dimensioni con le Storie di Ercole. Ilmedaglione centrale del soffitto, che rappresenta Ercole in lotta con le Amazzoni, ricorda la leonardesca Battaglia di Anghiari, interpretata da uno spirito giovane e vivacissimo, ed è certamente opera di Luca. A lui, anche in questo caso, è da attribuire, con il Rotondi, la maggior parte delle decorazioni, mentre la mano del padre è riconoscibile in alcuni particolari (per es. i Mostri marini e le teste di Venti nei triangoli sopra le lunette, che, oltre a richiamare quelli di Perino nel palazzo Doria al Fassolo, trovano riscontro nei Cherubini dello stesso C. nel ciclo di S. Maria del Canneto a Taggia).
Non si conoscono altre opere attribuite al C. dopo il 1547, benché egli sia vissuto fino ad età assai avanzata (due Autoritratti di Luca in atto di dipingere il padre, l'uno proveniente dalla raccolta Spinola, attualmente nella collezione Bagnasco a Como, l'altro agli Uffizi, mostrano un vegliardo tra i 75 e gli 80 anni).
L'arte del C., del tutto oscurata da quella del figlio Luca, ha di per sé grossi limiti; egli ebbe tuttavia il grandissimo merito di aver saputo stimolare mirabilmente il talento di Luca, facendo dell'educazione artistica del figlio lo scopo stesso della propria carriera.
Fonti e Bibl.: R. Soprani, Le vite de' pittori, scoltori et architetti genovesi…, Genova 1674, pp. 17-20; R. Soprani-C. G. Ratti, Vite de' pittori.. genovesi, I, Genova 1768, pp. 33 ss.; F. Alizeri, Relazione dei monumenti più meritevoli di cura in Genova e nella provincia, Genova 1858, pp. 21-29; Id., Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al sec. XVI, III, Genova 1876, pp. 116 ss.; A. e M. Remondini, Parrocchie dell'Archidiocesi di Genova, Genova 1891, XII, p. 15; W. Suida, Genua, Leipzig 1905, pp. 145, 152; E. Bianchi, G. C., in Riv. ligure di scienze, lettere e arti, XLII (1915), pp. 43-46; G. Delogu, Centenari: Luca Cambiaso, in Emporium, LXV (1927), pp. 313 s.; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, 7, Milano 1934, p. 824; M. F. de Negri, S. Cipriano in Val Polcevera, Genova 1937, p. 223; A. Dellepiane, L'unica tavola genovese di G. C., in Genova, LIV (1938), n. 9, pp. 30 s.; P. Rotondi, Primizie per G. C. ad Isolabona (Val Nervia), in Riv. Ingauna e Intemelia, VI (1951), pp. 45-51; A. Griseri, Una traccia per il Cambiaso, in Paragone, VII 1956), 75, pp. 19, 21; P. Rotondi, Appunti sull'attività giovanile di Luca Cambiaso, in Quaderni della Soprintendenza alle gallerie e opere d'arte della Liguria, Genova 1956, n. 4, passim (con ulteriore bibl.); B. Suida Manning-W. Suida, Luca Cambiaso, la vita e le opere, Milano 1958, ad Indicem;P. Rotondi, Il palazzo di Antonio Doria a Genova, Genova 1958, pp. 83-105 (passim);U.Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 429.