MAFFEI, Giovanni Camillo
Nacque a Solofra, vicino ad Avellino, nella seconda decade del XVI secolo, in una famiglia di ricchi battiloro, orefici e possidenti. Dopo la morte del padre - Antonio di Pasquale, morto di peste durante le vicende militari del 1528 - il M. fu avviato e mantenuto agli studi dagli zii paterni (cfr. testamento del prozio Giovanni Paolo). Secondo Tafuri, dopo aver frequentato lo Studio napoletano, sarebbe "passato per via [di] più imparare" (p. 215) a Roma e a Padova, prima di stabilirsi a Venezia; le informazioni, riprese da Minieri Riccio, non trovano, tuttavia, altro riscontro.
Quasi certamente, invece, il M., completati gli studi, dovette entrare a servizio della nobiltà napoletana. Dai suoi scritti, che costituiscono la fonte maggiore di informazione per la sua biografia, si evince la sicura connessione con gli ambienti della duchessa di Gravina, feudataria di Solofra, dove fu impiegato come medico e musicista, e in seguito, con le stesse funzioni, presso un nipote della duchessa, il conte d'Altavilla Giovanni Di Capua, cui sono dedicate le due opere del M. date alle stampe.
Sconosciuti sono il luogo e la data della morte del M., avvenuta dopo il 1573, anno in cui risulta ancora al servizio di G. Di Capua.
Le Lettere, pubblicate a Napoli nel 1562, e la Scala naturale, un trattato di scienze naturali stampato a Venezia due anni dopo, recano ampia testimonianza degli interessi del M. e della sua conoscenza degli ambienti scientifici e musicali napoletani. Nella Scala naturale, che reca nelle pagine preliminari anche un suo ritratto, il M. ricorda Giovambattista Della Porta e Giovanni Antonio Pisano chiamandoli "verissimi secretarij della natura" (c. 58r). Lo stesso Della Porta compare insieme con il botanico Bartolomeo Maranta tra i corrispondenti delle Lettere, in cui sono presenti numerosi riferimenti ad alcuni musicisti (tra gli altri: Giovanni Tommaso Cimello, Giovanni Domenico Del Giovane da Nola, Stefano Landi, Rocco Rodio). Al rapporto con Maranta fa cenno anche Scipione Ammirato (1562), che ricorda il M. come autore di una grossolana "impresa", episodio cui si fa riferimento anche nelle Lettere. Gli interessi musicali del M. sono chiaramente delineati dal Discorso della voce, contenuto nelle Lettere, che costituisce una delle fonti più importanti sulle prassi esecutive vocali della seconda metà del Cinquecento e può essere considerato come un anello di congiunzione tra la tradizione del canto umanistico praticato nelle corti rinascimentali italiane, sulla base dei modelli teorizzati nel Cortegiano da Baldassarre Castiglione, e il nuovo stile della musica monodica del primo barocco. Nello scritto, indirizzato al conte d'Altavilla (destinatario anche de Il secondo libro de madrigali a cinque voci di Gian Domenico Del Giovane da Nola, Roma, Salviano, 1564), i cui interessi musicali sono ricordati da S. Ammirato (Delle famiglie nobili napoletane, Firenze, G. Marescotti, 1580, p. 63), il M. teorizza un "canto cavaleresco", adeguato agli ambienti aristocratici, che evita l'affettazione e pratica la "sprezzatura". Nel mostrarne le caratteristiche, offre notevoli informazioni sulle pratiche esecutive del tempo, fornendo numerose esemplificazioni delle prassi di ornamentazione della linea vocale, impiegate in modo estemporaneo dai cantanti; di tali procedimenti è mostrata l'applicazione alle composizioni polifoniche e a quelle destinate a un'esecuzione solistica. Utilizzando le sue competenze mediche, il M. è il primo a considerare la voce nel suo aspetto fisiologico, fornendo anche consigli terapeutici.
La formulazione delle pratiche vocali del "canto cavaleresco" può essere letta anche come risposta nobiliare a quell'appropriazione, in atto nella società napoletana, dei simboli aristocratici della musica e della sua pratica da parte dei nuovi ceti, in particolare della nobiltà di toga, avviata a un processo di elevazione sociale e di nobilitazione che l'avrebbe portata in rotta di collisione con l'antica aristocrazia di seggio.
Una composizione poetica del M. è contenuta in una raccolta di rime data alle stampe nel 1559 (il sonetto L'arcier di Gnido, nel suo vago impero, in Niccolò Carbone, Altea Tragedia con la scelta delle rime nella morte dell'illustrissima donna Beatrice Avala, Napoli, M. Cancer, 1559).
Opere: Delle lettere, libri due, dove tra gli altri bellissimi pensieri di filosofia, e di medicina, v'è un discorso della voce e del modo d'apparare di cantar di garganta, senza maestro, non più veduto, n'istampato, a cura di V. de Paoli da Limosano, Napoli, Raymundo Amato, 1562; Scala naturale, overo Fantasia dolcissima, intorno alle cose occulte, e desiderate nella filosofia, Venezia, Gio. Varisco e Paganino Paganini, 1564.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Avellino, Atti dei notai del distretto di Avellino, b. 6223, cc. 87-95: testamento di Giovanni Paolo Maffei, zio del M., del 29 marzo 1533 (cfr. M. De Maio, La famiglia Maffei, nel sito www.solofrastorica.it); S. Ammirato, Il Rota, overo Dell'imprese, dialogo nel quale si ragiona di molte imprese di diversi eccellenti autori, Napoli 1562, pp. 57 s.; N. Toppi, Biblioteca napoletana et apparato a gli huomini illustri in lettere di Napoli, e del Regno dalle loro origini per tutto l'anno 1678, Napoli 1678, p. 142; G.B. Tafuri, Istoria degli scrittori nati nel Regno di Napoli, III, parte 2, Napoli 1752, pp. 214-216; B. Chioccharelli, De illustribus scriptoribus qui in civitate et Regno Neapolis floruerunt, Neapoli 1780, p. 322; F. Colangelo, Storia dei filosofi e dei matematici napoletani e delle loro dottrine, II, Napoli 1834, p. 163; C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 186; N. Bridgman, G.C. M. et sa lettre sur le chant, in Revue de musicologie, XXXVIII (1956), pp. 3-34; L. Thorndike, A history of magic and experimental science, VI, New York-London 1959, pp. 398 s.; D. Galliver, "Cantare con la gorga". The coloratura technique of the Renaissance singer, in Studies in music, VII (1973), pp. 10-18; H. Mayer Brown, Embellishing sixteenth-century music, London 1976, pp. 30-33; Id., The geography of Florentine monody, in Early Music, IX (1981), pp. 147-168; M. Uberti, Vocal techniques in Italy in the second half of the XVIth century, ibid., pp. 486-495; E. Careri, Le tecniche vocali del canto italiano d'arte tra il XVI e il XVII secolo, in Nuova Riv. musicale italiana, XVIII (1984), pp. 359-375; D. Fabris, Contributo alla storia della teoria musicale a Napoli nell'epoca vicereale: le fonti del Cinquecento, in Le fonti musicali in Italia, II (1988), p. 79; J. Potter, Cambridge Companion to singing, Cambridge 2000, pp. 180, 206; R. Di Benedetto - C. Corsi, La formazione e l'attività musicale tra chiese e case feudali nel Cinquecento, in Gli inizi della circolazione della carta moneta e i banchi pubblici napoletani nella società del loro tempo (1540-1650), a cura di L. de Rosa, Napoli 2002, p. 220; G. Montanari, Scienza e voce: G.C. M., in Hortus musicus, IV (2003), 2, pp. 93-99; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 568; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, pp. 577 s.