CAMPULO (Campulu, Campolo, Campoli), Giovanni
Non restano di lui altre notizie che quelle fornite dall'incipit (conservato in due mss.) e dall'explicit (conservato unicamente in un altro ms.) del suo volgarizzamento siciliano dei quattro libri dei Dialogi di s. Gregorio Magno. Sia l'incipit che l'explicit concordano nel dire che fu messinese e frate minore, e che tradusse direttamente dal latino i Dialogi a richiesta della regina Eleonora di Sicilia.
Poiché costei, figlia di Carlo II d'Angiò, andò sposa a Federico II d'Aragona re di Sicilia verso la fine del 1302 e morì nel 1343, la data di composizione del volgarizzamento non può risalire che al periodo compreso tra questi due termini. Bisogna tuttavia aggiungere che l'incipit contiene un invito rivolto ai lettori a pregare, oltre che per la regina, per il re Federico suo marito e per tutti i loro eredi: il che fa presumere che il volgarizzamento fu composto mentre Federico era ancora vivo. Il termine ante quem deve essere quindi anticipato al 1337, anno di morte del re. Due altre considerazioni permettono di circoscrivere ulteriormente il tempo in cui furono volgarizzati i Dialogi:in primo luogo, il fatto che il C. non abbia usato la formula corrente che associava il nome di Federico a quello del figlio Pietro con il titolo di re può far pensare che non doveva essere ancora avvenuta l'incoronazione di Pietro (19 apr. 1321);in secondo luogo, occorre pur ammettere che doveva essere trascorso un certo numero di anni dalla data del matrimonio di Federico con Eleonora, se il C. invita a pregare "per tucta loro herede" (espressione in cui "tucta" non indica necessariamente tutti i figli nati dalla coppia reale, come intende il Dufner che v'include Ruggero ultimo nato nel 1318). L'attività inerente ai Dialogi viene così a collocarsi tra un termine che è ragionevole porre a una certa distanza dal 1302e un termine assai probabilmente anteriore alla primavera del 1321.
Oltre ai dati sopra esaminati, nessun documento ha lasciato traccia diretta o indiretta del C., tanto che non è mancato il tentativo d'identificare l'autore del volgarizzamento con quel Roberto Campulo, messinese e minorita anche lui, che fu vescovo di Cefalù dal 1333 al 1342. Le ragioni addotte per spiegare la differenza dei nomi (errore di copista ovvero cambio del nome al momento della vestizione monastica e ritorno al primo nome al momento dell'elezione al seggio vescovile) cadono, l'una di fronte alla concordanza di tutti i manoscritti, l'altra dinanzi alla constatazione che un documento del 1321, cioè di un periodo anteriore al vescovato, faccia espressa menzione di Roberto come padre provinciale dei minoriti di Sicilia. Evidentemente il C. fu una figura di secondo piano, non diversamente del resto dagli altri volgarizzatori contemporanei che gravitarono attorno alla corte reale: né di Angilu di Capua, autore dell'Istoria di Eneas, né di Accursu di Cremona, che ridusse "in vulgar messinisi" il Valeriu Maximu, si sa infatti molto di più. Tutti però sembrano rispondere a una comune sollecitazione della corte in conformità al clima spirituale e politico del regno di Federico II, il quale cerca di assecondare e incoraggiare, anche sul piano linguistico, l'orientamento nazionale e unitario dei Siciliani. In questo senso, il Dialogu è il più antico esempio del ricostituirsi, dopo la breve esperienza della scuola poetica siciliana, di un siciliano illustre di ben più modesto livello, intenzionalmente accessibile tanto ai sovrani e alla corte quanto a tutti i sudditi. Si spiega così perché l'importanza glottologica del testo sia stata ritenuta preminente rispetto al valore letterario della traduzione. La quale attende ancor oggi di essere apprezzata debitamente nel quadro della prosa siciliana trecentesca.
Fonti e Bibl.: Per l'incipit si confrontino i mss.: Firenze, Bibl. Riccardiana, cod. 1310, e Bibl. Apostolica Vaticana, Vat. Ottob. lat. 3329; per l'explicit il ms. Vitt. Em. 20 della Bibl. naz. di Roma. Il testo fu edito diplomaticamente sul cod. di Roma da G. B. Grassi Privitera e A. De Santis, Lu libru de lu dialogu de Sanctu Gregoriu, Palermo 1913, e criticamente da S. Santangelo, Libru de lu dialogu de Sanctu Gregoriu, Palermo 1933. I pochi dati biografici del C. furono analizzati e illustrati, nelle introduzioni alle edizioni citate, da G. B. Grassi Privitera e da S. Santangelo, il quale ultimo stese anche la "voce", Lu libru de lu dialogu de Sanctu Gregoriu, per il Repertorio storico-critico dei testi in antico siciliano, a cura di E. Li Gotti, Palermo 1949, pp. 23-25 (con la bibliografia precedente) e ripubblicò tutti i suoi lavori sull'argomento, tranne la "voce" predetta, in Scritti varii di lingua e letteratura siciliana, Palermo 1960. In seguito si è occupato ancora del volgarizzamento siciliano e del suo autore G. Dufner, Die Dialoge Gregors des Grossen im Wandel der Zeiten und Strachen, Padova 1968, pp. 51-73, segnalando tra l'altro tre mss. toscanizzati del Dialogu, non utilizzati nell'edizione Santangelo. Per il documento di Roberto Campulo, anteriore al periodo del vescovato si veda G. Traina, Sui Dialoghi di s. Gregorio nelle traduzioni di J. Campulu e di D. Cavalca, Palermo 1937, p. 18, e per un riferimento probabile a documenti dello stesso periodo F. Cagliola, Almae Siciliensis Provinciae Ordinis Minorum... Manifestationes novissimae, Venetiis 1644, p. 191.