CANTI, Giovanni
Figlio di Ferrante (di famiglia bresciana) e di Fiorita Boni, nacque a Parma il 5 dic. 1653. Ebbe i primi ammaestramenti dal bresciano F. Monti. Si dedicò soprattutto a quadri di battaglie e di paesaggi, alla maniera di Mario Spolverini e Franco Simonini. Probabilmente sullo scorcio del secolo si trasferì a Mantova, dove morì il 4 luglio 1716, e fu sepolto nella chiesa di S. Ambrogio (epigrafe, in Scarabelli Zunti).
Secondo la tradizione fu maestro dei pittori mantovani G. Bazzani e F. M. Raineri detto lo Schivenoglia. Non si conosce nulla di certo sull'attività degli anni giovanili parmensi e nessuna "battaglia" è documentata; ma sono ancora conservate in chiese di Mantova alcune opere di soggetto sacro, riferite al C. dalle fonti locali. Nella chiesa di S. Martino l'Annunciata, in cattivo stato di conservazione, lascia intravvedere ricordi di stilemi manieristici parmensi. La pala raffigurante la Madonna con s. Antonio, conservata nella medesima chiesa, attribuita al C. (Cadioli, p. 116), è opera assai goffa tanto da giustificare il sospetto che sia stata sostituita o ridipinta. Nella chiesa di S. Gervasio è riferito al C. l'ovale rappresentante S.Carlo Borromeo,Giovanni Battista e altri santi, in cui è possibile cogliere anticipazioni di temi che saranno poi trattati dal Bazzani. Anche la tela della chiesa mantovana di S. Maria della Carità, raffigurante i SS.Cosma e Damiano con la Madonna, prelude ai modi giovanili del Bazzani. All'esiguo catalogo del C. si aggiungono una Madonna con Bambino (Mantova, coll. privata), di estrazione manieristica parmense, e un S. Luigi Gonzaga (Mantova, chiesa di S. Gervasio). Per queste composizioni di soggetto devozionale, non si può non concordare col giudizio del Lanzi, che riconobbe al C. qualche merito nei "paesi" e nelle "battaglie" e ritenne invece mediocri le sue opere sacre.
Alcune "storiette" (Adorazione dei pastori,Riposo in Egitto della coll. Nannini di Modena; Trionfo di un imperatore della coll. Steffanoni di Bergamo), proposte dall'Ivanoff (1950) come opere del C., risultano ora congrue ai modi dello Schivenoglia. Sembra più convincente l'attribuzione all'artista, sempre avanzata dall'Ivanoff (Preludi, 1949), dell'Adorazione dei pastori e della Natività che sono conservate a Mantova nella sagrestia di S. Maria della Carità. Assai affine alle due predette composizioni è l'Ultima Cena (Milano, coll. privata), proveniente dalla coll. Podio di Bologna, in cui era attribuita al Bazzani.
Ma la fisionomia del C. come pittore di battaglie e di storiette viene ora integrata da una recente scoperta. Nella villa Strozzi a Begozzo di Palidano (Mantova) sono conservati tre ambienti decorati dalla stessa mano: il vestibolo con un fregio continuo ad affresco in cui si svolge una tumultuosa battaglia equestre; una saletta al piano terreno con un ampio fregio in cui si simulano balconate che inquadrano gustose scene di genere; una seconda saletta dipinta nel fregio con bizzarre medaglie e grottesche e nel soffitto con una strana divinità volante tra busti a monocromo, figure allegoriche e vasi di fiori. In una lettera, in data 23 sett. 1704 da Begozzo, del marchese Pompeo Arrigoni al nobile Camillo Arrigoni (Archivio Arrigoni-Cavriani, conservato nel Palazzo Cavriani di Mantova), si dice che tale edificio era stato di recente reso più bello "perché accresciuto qua e là di molti stucchi, e di pitture lavorando continuamente il sig. Canti delle sue solite, e famose battaglie".
Dall'identificazione del C. quale pittore della villa del Begozzo si può giungere, per elementi stilistici, ad attribuire al medesimo le Stazioni della Via Crucis di S. Barnaba (Mantova), già riferite al Bazzani dai Coddé (Mem. biografiche, Mantova 1837, pp. 12 ss.): ciclo assai discusso e recentemente accostato, pur sempre sotto la perifrasi di "Maestro della Via Crucis", alla decorazione di villa Strozzi dall'Ivanoff (1972).In tali opere il C. manifesta un linguaggio estremamente sgarbato ed irruente, ben diverso da quello maturo del Bazzani, ed antecedente significativo dei modi dell'altro suo allievo mantovano: Francesco Maria Raineri detto lo Schivenoglia.
Bibl.: Parma, Museo naz. di antichità, ms. VI: E. Scarabelli-Zunti, Docc. e mem. di belle arti parmigiane, cc.50-53 (con doc. sugli antenati, tra cui un Ferrante musico); G. Cadioli, Descriz. delle pitture... di Mantova, Mantova 1763, pp. 65, 114-115, 116; L. Lanzi, Storia pitt. della Italia (1789), Venezia 1838, VIII, p. 24; G. Susani, Nuovo prospetto delle pitture ... di Mantova, Mantova 1818, pp. 52 s.; C. D'Arco, Registri artistici necrologici di Mantova, Bologna 1842, pp. 7 s.; N. Ivanoff, Preludi al Bazzani, in Boll. d'arte, n.s., I (1949), p. 43 nota 2; Id., Alcuni aspetti ignoti dell'arte di G. Bazzani, in Emporium, CX (1949), p. 78 nota 2; Id., Bazzani (catal. della mostra), Bergamo 1950, pp. 43 nn. 15, 16, 44 n. 18a; C. Volpe, Per un profilo dello Schivenoglia, in Arte antica e moderna, 1963, pp. 337 s.; N. Clerici Bagozzi, Per l'opera di F. M. Raineri detto lo Schivenoglia,ibid., pp. 339 ss.; C. Perina, in Mantova. Le Arti, III, Mantova 1965, ad Indicem; Mostra iconografica aloisiana, Castiglione delle Stiviere 1968, pp. 118 s.; C. Tellini Perina, Traccia per il Settecento pittorico mantovano, in Arte lombarda, XIV (1969), 2, pp. 127 s.; Id., G. Bazzani, Firenze 1970, pp. 16 s., 80, 91; N. Ivanoff, Recensione a un libro sul Bazzani, in Arte veneta, XXVI (1972), pp. 278 s.; C. Tellini Perina, Una proposta per il C. e un chiarimento per il Bazzani giovane, in Antichità viva, XIII (1974), pp. 18-23; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 256.