GIOVANNI CAPULA
Architetto attivo a Cagliari nel primo decennio del 14° secolo.Un'epigrafe del 1305, murata all'ingresso della torre di S. Pancrazio, lo celebra "architector optimus", indicandolo come "cefas huius fabrice [...] murariorum". Questa è la prima delle tre torri erette da G. a difesa di altrettante porte che si aprivano nella cinta muraria voluta dai Pisani al principio del sec. 14° per munire la rocca del castrum Caralis. Nel 1307 fu costruita la torre dell'Elefante, che recava un'altra epigrafe con iscrizione metrica dalla quale risulta l'alta considerazione in cui i committenti tenevano "Iohannes Capula caput magister" della costruzione, "nunquam in suis operibus inventus sinister". Della terza torre, quella dell'Aquila - oggi incorporata nel palazzo Boyl, che ne lascia in vista solo la porta -, si può pensare, per motivi stilistici e di logica costruttiva, che anch'essa sia stata progettata da G. Capula. Essa concludeva la cinta, che, svolgendosi dalla torre di S. Pancrazio a N e passando a S-O per quella dell'Elefante, non interessava il lato orientale del castello, la cui protezione era affidata allo strapiombo roccioso.Le memorie epigrafiche citate sono le uniche sull'architetto, la cui fisionomia si desume pertanto dalle caratteristiche delle due torri cagliaritane che si conservano pressoché intatte. In particolare, la più insigne è la torre dell'Elefante, con pianta a L, alta m. 35 circa. La peculiare snellezza è data dalla rastremazione verso l'alto, ottenuta mediante tre successive riseghe del paramento murario, in conci di calcare di Bonaria accuratamente squadrati e giunti, mentre la chiara definizione geometrica della costruzione raggiunge in tutti gli elementi (feritoie, mensole e cornici) una perfetta corrispondenza.Scano (1934) non ebbe dubbi circa la nazionalità sarda di G., per il ricorrere del cognome Capula nell'onomastica e toponomastica isolana; G. è stato ritenuto addirittura cagliaritano (Rattu, 1939), ma difficilmente la questione potrà dirimersi senza nuove acquisizioni documentarie. Intanto risulta certa la sua educazione toscana, mentre appare legittimo pensare a una sua attività più ampia in Sardegna, una volta considerata positivamente la proposta di attribuirgli per via stilistica anche la paternità della torre più alta del castello di Serravalle a Bosa (Fois, 1961), che durante il primo decennio del sec. 14° ne sostituì una più antica e meno imponente.
Bibl.: G. Spano, Guida della città e dei dintorni di Cagliari, Cagliari 1861, pp. 83, 103; D. Scano, Cagliari pisana, Cagliari 1901, p. 7ss.; id., Storia dell'arte in Sardegna dal XI al XIV secolo (Biblioteca storica sarda, 1), Cagliari-Sassari 1907, p. 356; R. Carta Raspi, Cagliari, Cagliari 1929, p. 15ss.; id., Castelli medievali di Sardegna, Cagliari 1933, p. 27ss.; D. Scano, Forma Kalaris, Cagliari 1934, pp. 57-59; S. Rattu, Bastioni e torri di Cagliari. Contributo alla storia dell'architettura militare ed alla sistemazione urbanistica della zona, Torino 1939, p. 7; Toesca, Trecento, 1951, p. 116; E. Mandolesi, Le torri di Cagliari, Roma 1958; F. Fois, Il Castello Serravalle di Bosa. Contributo alla storia delle fortificazioni in Sardegna, Archivio storico sardo 27, 1961, pp. 443-456; R. Serra, in C. Maltese, Arte in Sardegna dal V al XVIII secolo, Roma 1962, p. 202 nr. 37; C. Maltese, R. Serra, Episodi di una civiltà anticlassica, in Sardegna, Milano 1969, p. 233; R. Serra, s.v. Capula, Giovanni, in DBI, XIX, 1976, pp. 272-273; F. Fois, Strutture e perimetri difensivi, in Il castello di Bosa, a cura di S. Spanu, Torino 1981, pp. 45-54: 48-49.R. Serra