CASTELLAR, Giovanni
Nacque a Sativa, presso Valencia, nel 1441 da Gaucerand, signore di Picasent, e da Bernardina di Castiglia. Il C., parente di Rodrigo Borgia (poi papa Alessandro VI), fu titolare di benefici ecclesiastici a Siviglia, Burgos, Toledo e Napoli.
Nel 1495 fu inviato come governatore a Perugia per mettere riparo ai disordini causati nella città dalle discordie esistenti tra alcune delle più importanti famiglie locali. Definito da un cronista del tempo uomo "bizzarro e cervellino" (Matarazzo, p. 4), il C. non portò a termine con successo la sua missione. Secondo lo stesso cronista egli cominciò, infatti, "... a tenere ragione summaria et durata questa ragione forse dieci o quindici dì incominciò a fare le simonie e subito perdé il credito e l'onore; non podde seguire sua voglia e li condannati e altri huomini disviati cominciaro la notte, avante al suo palazzo, a far rumore e beffarlo ... : non riformò il buon vivere della città di Perugia" (ibid.).
Non si deve ravvisare nel C., come erroneamente è stato fatto (Vitale, p. 311), il delegato pontificio che incoronò solennemente a Napoli, nel 1494, Alfonso II d'Aragona. Tale funzione fu, infatti, svolta dall'allora arcivescovo di Monreale Giovanni Borgia.
Il 23 ag. 1493 il C. era stato nominato arcivescovo di Trani, non senza qualche difficoltà per l'opposizione del re di Napoli Ferrante d'Aragona che avrebbe voluto dare l'arcivescovato tranese al vescovo di Pozzuoli. Il papa non volle cedere, nonostante le insistenze del re e di suo figlio Federico e nonostante la loro promessa di assegnare al C. un beneficio del valore di 800-1000 ducati appena si fosse reso vacante. Con la nomina ad arcivescovo di Trani il C. si assicurava un reddito di circa 1000 ducati, mentre la cura della diocesi veniva, secondo la consuetudine dei tempi, abbandonata completamente al vicario generale. Non si ha, infatti, notizia che il C. sia mai stato a Trani.
In virtù del suo beneficio egli godeva di molteplici, antichi diritti che contribuivano ad alimentare le sue entrate. Essi erano costituiti dal pagamento di 10 once di carlini (circa 60 ducati) all'anno sulla dogana di Foggia, dalla offerta di un cero del valore di 10 ducati in occasione della Pasqua, da speciali tributi che gli ebrei dovevano pagare all'arcivescovo, dalla giurisdizione, infine, sulle tre fiere che, a gennaio, maggio e ottobre, si tenevano intorno alla cattedrale. Era, quest'ultimo.1 il privilegio più vantaggioso, in quanto all'arcivescovo spettavano l'amministrazione della giustizia e i canoni d'affitto dei luoghi occupati dai mercanti forestieri. Alcuni di questi privilegi pare fossero caduti in disuso, ma il C. si affrettò, non appena Trani cadde nelle mani di Carlo VIII, a farseli confermare tutti dal nuovo re. È probabile, tuttavia, che egli non abbia pienamente goduto delle concessioni fattegli, dal momento che, nel 1509, l'allora arcivescovo di Trani dichiarava che dal tempo di Ferrante d'Aragona nessun reddito di quelli sopraindicati era più stato percepito tranne quelli derivanti dai diritti sulle fiere.
Nominato arcivescovo il C., Alessandro VI tolse l'interdetto che gravava sulla Chiesa di Trani a causa del mancato pagamento di alcune decime imposte dai papi suoi predecessori. Il clero e il capitolo tranesi, in segno di riconoscimento, si affrettarono ad offrire una certa somma all'arcivescovo, il quale contemporaneamente otteneva dal papa la concessione di appaltare per due anni i proventi della mensa arcivescovile.
La scarsa cura del C. per la sua Chiesa è testimoniata, tra l'altro, da una richiesta che nel 1499 Trani, allora sottoposta al dominio veneziano, avanzò alla Signoria. In essa ci si richiamava ad una disposizione di Ferrante I secondo cui si dovevano spendere 400 ducati all'anno per i restauri dei quali la cattedrale aveva urgente bisogno, somma che doveva essere prelevata dalle entrate dell'arcivescovo. Il sopravvenire degli avvenimenti bellici, negli anni successivi, aveva reso impossibile l'adempimento della disposizione, alla quale neppure successivamente il C. si era attenuto. La questione rimase, con ogni probabilità, irrisolta, dal momento che il C., non appena nominato, aveva appaltato le entrate dell'arcivescovato e che il papa - a cui il governo veneziano aveva promesso di rivolgersi affinché convincesse il C. a pagare - era interessato, innanzitutto, a proteggere gli interessi del suo congiunto. Non molto prima egli aveva scritto alla Repubblica per raccomandare il C., la cui diocesi era entrata a far parte dei domini veneziani.
Il 31 maggio 1503 il C. fu nominato cardinale-prete del titolo di S. Maria in Trastevere. Alla morte di Alessandro VI, nello stesso anno, il Collegio dei cardinali affidò al C. e al cardinale Federico Sanseverino il compito di convocare il conclave e di salvaguardare la sicurezza del Sacro Collegio durante i lavori per l'elezione del nuovo papa. Il C. partecipò, dunque, al conclave per l'elezione di Pio III (1503) ed a quello per Giulio II (1503).
Il 9 ag. 1503 era stato nominato da Alessandro VI arcivescovo di Monreale "con facoltà di ritenere altri benefici ecclesiastici che possedeva" (Cappelletti, p. 582). La morte del Borgia, avvenuta pochi giorni dopo la nuova designazione del C., e la brevità del pontificato di Pio III fecero si che la spedizione delle bolle fosse rinviata fino al novembre 1503, dopo l'elezione di Giulio II. Non si ha, tuttavia, notizia che il C. abbia preso possesso della nuova sede.
Il 7 luglio 1504 partì da Roma alla volta di Napoli, dove si imbarcò perla Spagna. Morì a Valencia il 1° genn. 1505, in casa della sorella Damiata. Nel suo testamento aveva lasciato erede dei suoi beni il nipote Giovanni, signore di Picasent, mentre a favore di un altro nipote, Gerolamo, aveva rinunciato ai benefici ecclesiastici di cui era titolare a Toledo, Siviglia, Burgos. Fu seppellito nella tomba di famiglia nel convento degli agostiniani di Valencia.
Fonti e Bibl.: F. Matarazzo, Cronaca della città di Perugia dal 1492 al 1503, a c. di A. Fabretti, in Arch. stor. ital., t. XVI (1851), 2, pp. 4 s.; Ephemerides Urbevetanae, II, in Rerum Italic. Scriptores, 2 ed., XV, a cura di L. Fumi, p. 37; G. L. Lello, Vite degli arcivescovi, abbati et signori di Monreale, in Descriz. del R. tempio e Monast. di S. Maria Nuova..., a cura di M. Del Giudice, Palermo 1702, pp. 56 s.; A. Ciaconii Vitae et res gestae pontif., Romae 1630, col. 1339; F. Ughelli, Italia sacra, VII, Romae 1659, col. 1235; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, XXI, Venezia 1870, p. 592; V. Vitale, Trani dagli Angioini agli Spagnoli, Bari 1912, pp. 309-311, 318, 352 s., 396, 413, 567, 606-607; L. von Pastor, Storia dei papi, III, Roma 1942, p. 569.