CASTELLI, Giovanni
Nacque a Napoli nel 1825, figlio di Giovanni e di Elisabetta Manetta, e vi compì i suoi studi presso la sezione di architettura dell’Istituto di belle arti, dove nel 1848 venne premiato con medaglia d’oro per un monumento a Flavio Gioia. Si dedicò poi alla professione libera, ispirandosi alla diffusa corrente neorinascimentale ed eclettica; nel 1873, alla Esposizione internazionale di Vienna, dove fu presente coi progetto di un edificio scolastico per Bari, conseguì una medaglia d’argento per la sua attività. Nello stesso anno fu nominato cavaliere della Corona d’Italia (Boubée). Allievo ed amico di Enrico Alvino, del quale si sforzò di emulare anche l’impegno urbanistico, entrò a far parte del corpo degli ingegneri municipali nel 1875; qualche anno dopo la morte dell’Alvino (1876), fu chiamato a sostituirlo nel consiglio tecnico dei municipio di Napoli, dove rimase per venticinque anni.
Il C. svolse la sua attività professionale in prevalenza tra Napoli e Bari; in quest’ultima città realizzò il palazzo di Giustizia e la grande fabbrica dell’Ateneo (1868-89), nella quale sarebbe stato poi sistemato anche il museo archeologico. L’edificio, in posizione urbanisticamente assai favorevole, al centro di una pia za alberata, svolge una sobria composizione di ordini sovrapposti, su di un alto basamento bugnato, attorno a due cortili maggiori e due minori. Incaricato dal capitolo della cattedrale di Bari di studiare il restauro della cattedrale stessa (1884), il C. si trovò al centro di una vivace polemica tra gli studiosi locali, e qualcuno (D’Addosio) lo accusò di non avere redatto alcun progetto di restauro e di volere in realtà realizzare una ricomposizione stilistica, cosa in gran parte rispondente al vero (cfr., del C., Di un disegno di restauro al duomo di Bari. Relazione, Napoli 1884).
Non prive di una certa romantica eleganza, le numerose fabbriche civili del C. gli valsero stima e notorietà nell’ambiente della borghesia partenopea; ricordiamo la villa per il principe d’Abro Arslan Pagratide a Posillipo (1862), in cui alla mescolanza degli stili si accompagna però una viva consapevolezza dei valori paesistici ed ambientali, come si rileva anche nel restauro ed ampliamento del castello Giusso a Vico Equense, e nel palazzo della duchessa di San Germano in via Pace (ora via D. Morelli) a Napoli, inserito nella quinta edilizia progettata dall’Alvino (1853).
Interessato, al pari di molti altri professionisti napoletani, alla vivace ripresa urbanistica ed edilizia stimolata dai lavori della Società del risanamento, il C. redasse una serie di progetti ad integrazione e variante di quelli ufficiali, alcuni dei quali veramente singolari, come quello contenuto nella Proposta di lavori per la bonifica del soprassuolo della città di Napoli (Napoli 1885), per la costruzione di quartieri operai all’interno del .nucleo urbano, invece che in periferia, come furono poi realizzati.
Assai più incline all’attività professionale che a quella didattica (Boubée), il C. volle tuttavia presentarsi al concorso per un posto di professore d’architettura nell’Istituto di belle arti di Napoli (divenuto intanto Accademia di belle arti), che vinse (1869), declinando però l’incarico un mese dopo la nomina; fu peraltro confermato come professore onorario (1870), e tale carica conservò fino alla morte, sopravvenuta il 17 genn. 1902 a Napoli.
Praticamente ignoto alla moderna storiografia, il C. lascia tuttavia un lungo elenco di opere che attendono di essere vagliate criticamente. In Puglia, oltre alle opere citate, egli costruì la casina Bianchi a Bari, la casina Acquaviva ad Alberobello e la casina Giannuzzi ad Andria. A Napoli, suoi sono il palazzo Buonocore in via Roma, le case Février, Beneduce e Parlavecchia, la villa Ascione a Posillipo, le casine Piria a San Giorgio a Cremano e Stalf a S. Aniello di Sorrento la villa Boschetti a Portici, lo stabilimento termale Subveni Homini a Pozzuoli, numerose cappelle e monumenti nel cimitero nuovo di Poggioreale, tra cui quello Cipolla. Tra i progetti, ricordiamo quelli per il camposanto monumentale di Milano, per il teatro Massimo di Palermo (1875), e numerosi altri per diverse sistemazioni urbanistiche a Napoli, tutti non realizzati.
Oltre a quelli citati ricordiamo altri scritti del C.: Relazione sul disegno per la condotta delle acque nel Barese dell’arch. G. Castelli, Napoli 1878; Di una nuova strada sul Monte Echia con scale di comun. col rione di S. Lucia e con la piazza dei Martiri. Disegno dell’architetto G. Castelli, Napoli 1887; D’una via in rettif. tra la piazza di S. Ferdinando e quella di S. Caterina a Chiaja in cont. del fronte della Gall. Umberto, Napoli 1888; Idee e proposte intorno al riord. dell’att. facciata del pal. di città ed all’assestam. di piazza Municipio p. l’arch. G. Castelli, Napoli 1888.
Fonti e Bibl.: F. P. Boubée, G. C. (necr.), in L’ingegneria moderna, 30 gennaio 1902, pp. 14-15; Napoli, Municipio, Archivio Anagrafe, Atti di Morte, Sez. Chiaia, 50, 1902; Napoli, Archivio d. Accad. di belle arti, Professori onorari 1837-1914, pos. V-1-5; Ibid., Concorsi 1866-78; Catal. delle Belle Arti italiane, Vienna 1873, p. 15; M. Piccolo, Cenni sul cimitero nuovo di Napoli..., Napoli 1881, p. 54; Voluntas [E Perotti Miani], Su e giù per Bari vecchio, in Rassegna pugliese, I (1884), pp. 110-113; R. D’Addosio, Il duomo di Bari e le sue vicende, Bari 1884; I. Polacchi, Il duomo di Bari e le sue vicende, in Rass. pugliese, I (1884), pp. 248-250; R. D’Addosio, Un’altra lett. circa il duomo di Bari e le sue vicende, Bari 1884; P. Fantasia, Il duomo di Bari, Bari 1892; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventi, Firenze 1889, p. 109; F. Carabellese, Bari, Bergamo 1909, p. 16; C. Lorenzetti, L’Accademia di belle arti di Napoli (1752-1952), Firenze 1952, p. 324; G. Bruno-R. De Fusco, Errico Alvino architetto e urbanista napoletano dell’800, Napoli 1962; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 153.