CASTRIOTA, Giovanni
Figlio di Giorgio, l'eroe albanese detto Scanderbeg, e di Andronica (o Donica) Comneno, nacque in Albania probabilmente nel 1450. Alla morte del padre (17 genn. 1468) chiese a Ferdinando di Aragona di potersi ritirare nel Regno insieme con la madre, declinando le offerte di aiuto della Repubblica veneta, che il 23 maggio lo nominò suo alleato. Il re di Napoli gli concesse quanto chiedeva ed il C. si imbarcò sulla stessa nave con cui ritornò in patria l'ambasciatore napoletano che si era recato ad Alessio a porgere le condoglianze del sovrano. Nel Regno il C. poté ereditare la contea di Monte Sant'Angelo con la signoria di San Giovanni Rotondo, nel Gargano, che il re aveva concesso, con eccezionali privilegi, al padre nell'aprile del 1464, a ricompensa dell'aiuto prestatogli contro Giovanni d'Angiò. Il C. iniziò così la sua vita in Italia, che, caratterizzata dalla mediocrità, si trascinò piuttosto oscuramente.
Ammesso fra la nobiltà veneziana il 25 sett. 1463, nel 1468 compreso fra i confederati della Repubblica nel rogito di alleanza fra questa, Napoli, Roma e Firenze, il C. finì con il cederle nel 1474 le sue pretese sull'Albania.
Durante la guerra d'Otranto, il C. non venne meno alle tradizioni famigliari, combattendo contro i Turchi.
È testimoniato soltanto da A. Gegaj il passaggio del C. in Albania nel 1481 prima, ove sarebbe stato alla testa di quattromila fanti, e nel 1488poi, a capo delle rivolte contro i Turchi anche se è possibile che egli si sia portato in patria in queste due occasioni, magari con aiuti di Ferdinando.
Scoppiata la guerra di Ferrara, durante la seconda fase del conflitto, che vide Venezia impadronirsi di Gallipoli, il C. fu incaricato di provvedere alla difesa di Vieste (settembre 1483) e successivamente di Terra d'Otranto.
Nel 1485 il C., che durante la rivolta dei baroni esplicò una certa attività bellica di cui non si conoscono però i dettagli, ottenne dal sovrano, a ricompensa dell'opera da lui prestata, di scambiare la contea di Monte Sant'Angelo e San Giovanni Rotondo, con Soleto (Lecce) e San Pietro in Galatina (2agosto), con il titolo di conte, che prima del 1497 fu trasformato in quello di duca. Ottenne inoltre una provvigione annua di 1.800 ducati ed altre concessioni, che non rivestivano però l'eccezionalità di quelle di cui aveva beneficiato il padre.
Prima della discesa di Carlo VIII, durante il breve regno di Alfonso II, il C. ebbe l'incarico di provvedere alla difesa del Cilento. Entrato il sovrano francese a Napoli, il C. richiese ed ottenne Gagliano, che però gli fu subito ritolta dalle stesse autorità francesi, perché si accertò che le sue pretese non erano legittime. Dopo la restaurazione aragonese, comunque, Federico d'Aragona concesse Gagliano alla madre del Castriota. Egli fu abbastanza vicino a questo re, con il quale militò in Abruzzo, e che nel maggio 1499 faceva recriminazioni a proposito delle sue non meglio specificate "pazzie".
Anche se il Gegaj sostiene che il C. morì a Mesagne il 2 ag. 1514, le ultime notizie che si hanno di lui sono del 1502, quando egli nel conflitto sorto fra Francia e Spagna a proposito della spartizione del Regno, sembrò aver preso posizione a favore di quest'ultima, per conto della quale l'anno dopo occupò Montescaglioso e Pomarico (Matera).
Aveva sposato Irene Paleologo, figlia di re Lazzaro di Serbia, dalla quale aveva avuto tre o quattro figli: Costantino, vescovo di Isernia, morto nel 1500, Ferrante, poi duca di San Pietro, Giorgio e forse Federico ed una figlia.
Fonti e Bibl.: Ferdinandi primi instructionum liber, a cura di L. Volpicella, Napoli 1915, pp. 314 s.; L. Volpicella, Federico d'Aragona, Napoli 1908, pp. 9, 89; G. M. Monti, La spediz. in Puglia di Giorgio Castriota..., in Iapigia, n. s., X (1939), pp. 298 s., 314-20; A. Gegai, L'Albanie et l'invasion turque ati XVe siècle, Louvain 1937, pp. 149 s.,155 ss., 160 ss.