CATALDI, Giovanni (Iohannes de Cataldis, Iohannes de Neapoli)
Nacque presumibilmente a Napoli intorno al 1400. Del C. non si hanno notizie fino alla data della sua incorporazione nello studio teologico domenicano della facoltà di teologia dell'università di Padova, dopo una "disputatio tentativa" tenuta il 21 giugno 1437. In seguito la carriera accademica procedette con regolarità: il 25 giugno 1439 ottenne la licenza dai maestri del collegio della facoltà teologica; il 1º ott. 1441, dopo una disputa "in vesperis et in aula", venne conferito il grado di maestro in teologia a lui e al fratello germano Angelo, appartenente all'Ordine francescano. Nel 1443, proveniente da Parma, predicò la quaresima a Firenze, in S. Maria Novella; nel 1445 era a Perugia, dove il 1º aprile predicò ai preti della città e del contado radunati dal vescovo nella chiesa di S. Lorenzo, ed il 1º maggio costituì la Confraternita di S. Tommaso di Aquino presso il convento di S. Domenico. Ritornato a Napoli, nel 1447 venne nominato inquisitore nel Regno di Sicilia "citra Farum" e raccomandato alle autorità ecclesiastiche e civili con una bolla di Niccolò V del 2 apr. 1447. Eletto priore del convento di S. Domenico Maggiore di Napoli il 9 maggio 1448, conservò la carica fino al 21 ott. 1452. Durante la settimana santa del 1453, avendo avuto incarico da Niccolò V di diffondere in Italia le notizie relative alle sofferenze dei cristiani d'Oriente, predicò a Siena (21-28 marzo). Nel 1455 Callisto III decise di organizzare una crociata per liberare Costantinopoli dai Turchi, ed affidò al C. il non facile compito di accendere gli animi per la nuova impresa a Firenze ed in Toscana.
Presso la Signoria di Firenze il C. dovette svolgere una duplice delicata missione: indagare se essa avrebbe acconsentito all'imposizione di una nuova decima sul clero e concorso alla guerra contro i Turchi. Noncurante dell'evasiva risposta del governo fiorentino, egli organizzò dall'ottobre del 1455 grandi manifestazioni religiose a Firenze ed in Toscana (ad es., a Volterra nell'aprile del 1457). Attraversando le varie località, all'inizio teneva numerose prediche per mostrare come il papa gli avesse dato facoltà di concedere indulgenze a chiunque si adoperasse a favore della crociata; indiceva poi solenni processioni, cui parteciparono folle immense, unitamente alle autorità civili ed cclesiastiche. A questo punto, con una predica magniloquente bandiva la crociata ed annunciava la concessione di indulgenze a chiunque vi partecipasse personalmente o la sostenesse finanziariamente. Nelle chiese fece erigere grandi croci di legno e sul petto portava una piccola croce di panno rosso, imitato da coloro che intendevano prendere le armi. In questi frangenti riuscì a raccogliere ingenti somme di denaro. Il 10 giugno 1457Callisto III gli scrisse esortandolo a mandare a Roma al più presto la considerevole cifra raccolta. Ripeté l'invito il 28 giugno, il 13 luglio e il 23 genn. 1458, ma ignoriamo se egli abbia fatto in tempo ad eseguire l'ordine prima della morte del pontefice, che peraltro mise termine all'incarico.
Nel 1458 il C. predicò nuovamente la quaresima a Perugia; nell'anno successivo iniziò a svolgere un ruolo particolarmente importante nella canonizzazione di s. Caterina da Siena: il 17 nov. 1459, infatti, unitamente a Francesco Donato, venne nominato procuratore della causa dal maestro generale dei domenicani, Marziale Auribelli.
Il 10 giugno 1460i due maestri in teologia si presentarono agli abati incaricati di ricevere il processo, Bernardo di S. Giorgio Maggiore di Venezia e Maffeo Dacha Gerardo di S. Michele di Murano, pregandoli di volerlo accettare e presentare ai cardinali designati da Pio II. Non essendo stato raggiunto lo scopo desiderato, il C. si ripresentò ad essi il 19 apr. 1461,insieme a Niccolò Jacquier e Cristiano Bolée, vicario del generale "in partibus citramontanis": questo ultimo intervento non deve essere stato privo di efficacia, se la canonizzazione della santa intervenne il successivo 29 giugno.
In seguito le notizie intorno al C. si fanno nuovamente frammentarie. Deve aver operato soprattutto nel Settentrione (già nel 1454 aveva predicato la quaresima ad Udine), se nel 1461 è dato erroneamente morto a Montpellier, nel 1463 è registrato tra i presenti nel convento dei SS. Domenico ed Antonio a Pinerolo e nel 1465 predica in latino al clero di Basilea nel convento dei domenicani.
Queste prediche costituiscono sostanzialmente delle istruzioni al clero, vale a dire delle brevi inquisizioni teologiche sotto forma di sermone, su argomenti dottrinali e speculativi, come i gradi del libero arbitrio nella creatura razionale, ma rivelano anche un certo interesse per i problemi della predestinazione, della salvezza e degli aspetti ad essa collegati, come il numero dei dannati e dei beati, l'inferno e le sue pene, le regole indispensabili per salvare l'anima. Malgrado la sua formazione scolastica, quindi, il C. non appare estraneo agli interessi etici della religiosità quattrocentesca. Nei suoi sermoni cita frequentemente Aristotele, ma molto più spesso s. Tommaso, ricorrendo all'artificio di farlo parlare in prima persona e farlo conversare con lui stesso. Le prediche di Basilea, nella trascrizione di un ascoltatore, sono le sole del C. ad essere state rintracciate (Basilea, Bibl. universitaria, cod. A.VIII. 32, ff. 84r-122r). Nel codice segue un Tractatus brevis utilis de Eucharistie sacramento, che potrebbe essere suo, benché registrato anonimo. Una sua lettera ai cittadini senesi incaricati di promuovere la canonizzazione di s. Caterina è pubblicata in M.-H. Laurent (Ilprocesso, pp. 532-533), mentre le prediche in onore della santa, segnalate dagli antichi biografi, non sono state ritrovate.Dopo il 1465 non abbiamo più notizie del C., che deve essere morto in data non molto successiva.
Fonti e Bibl.: Nel cod. 201 della Bibl. univers. di Padova, f. 81r, è conservato un detto in volgare attribuito al C. (cfr. T. Sartore, Pessimismo cristiano nei versi di una miscell. Umanistica…, in Miscell. Gilles Gerard Meersseman, Padova 1970, p. 633); nel cod. Magliab. VII. 104 della Nazionale di Firenze si trova un "Sonetto mandato al maestro Giovanni da Napoli dell'ord. de' frati predicatori". Cfr. poi:Domenico di Leonardo Buoninsegni, Istoria della città di Firenze dall'a. 1410al 1460, Fiorenza 1637, p. 114; Cronaca della città di Perugia dall'anno 1309 al 1491detta del Graziani, a c.di A. Fabretti, in Arch. stor. ital., s. 1, XVI, 1 (1850), p. 567; Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini ab anno 1406 ad annum 1450, a c.di G. Brotto-G. Zonta, Patavii 1927, nn. 1200, 1202; Necrol. di S. Maria Novella, a cura di S. Orlandi, II, Firenze 1955, p. 578; I. Parrino, Acta Albaniae Vaticana. Res Albaniae saecul. XIV e XV atque cruciatam spectantia, I, Acta ex libris brevium excerpta colligens, Città del Vaticano 1971, nn. 187, 234, 246, 349, 359; Bull. S. Ordinis Fratrum Praedic.,a cura di A. Bremond, III, Romae 1732 p. 240; J. Quétif-J. Echard, Scriptores Ordinis Praedic.,I, Parisiis 1719, p. 821; Ilquinto cent. di s. Bernardino da Siena nel seminario di Udine, Udine 1880, p. 21 n.; P. Caffaro, Notizie e documenti della Chiesa pinerolese, V, Pinerolo 1900, p. 59; R. Morcay, S. Antonin, archevêque de Florence,Paris1914, pp. 236, 240 ss.,461 s., 464 s., 466 s.; T. Kaeppeli, Note sugli scrittori domenicani di nome Giovannidi Napoli, in Arch. fratr. praed., X (1940), pp. 71-76; M.-H. Laurent, Il processo Castellano, Milano 1942, pp. LXXIV s.,489, 496 s., 500; Stefano da Salonicco-B. Gui, De quatuor in quibus Deus Praedicat. ordinem insignivit, a cura di T. Kaeppeli, Roma 1949, p. 169; O. Marinelli, La compagnia di S. Tommaso d'Aquino di Perugia, Roma 1960, p. 13; T. Kaeppeli, Delle pergamene di S. Domenico di Napoli. Rilievo dei domenicant ivi menzionati con due appendici sui priori conventuali e provinciali fino al 1500, in Arch. fratr. praed.,XXXII (1962), pp. 303, 316; L. Gargan, Lo studio teologico e la biblioteca dei domenicani a Padova nel Tre e Quattrocento, Padova 1971, pp. 84, 167; F. Cardini, Ilmovimento crociato, Firenze 1972, p. 110; T. Kaeppeli, Scriptores Ordinis Praedicatorum Medii Aevii, II, Roma 1975, p. 499.