CERUTI, Giovanni
Figlio di Antonio e di Maria Meglini, nacque a Valpiana, frazione di Valduggia (prov. di Vercelli), il 1ºottobre del 1842. Studiò all'università di Pavia e al politecnico di Torino. Trasferitosi a Milano, si laureò in ingegneria, al locale politecnico, nel 1867 e, iniziata l'attività professionale, frequentò anche il corso superiore di studi architettonici all'Accademia di Belle Arti di Brera, conseguendo il diploma con premio annuale. Fu volontario garibaldino nella campagna del 1866. Appartenne a quella generazione di architetti milanesi (Bagatti Valsecchi, Brentano, Broggi, Nava, Giachi, Locati, Moretti e Beltrami) che si formò e indirizzò professionalmente sugli insegnamenti di Camillo Boito.
Prime opere furono il Grand hôtel Bellagio (già villa Serbelloni) a Bellagio sul lago di Como (1870), la fontana detta "La Bollente" ad Acqui (1870, edicola marmorea ottagonale in stile lombardo-bramantesco) e la villa del marchese Scotti pure ad Acqui. La prima grande occasione professionale che si presentò al C. fu l'Esposizione italiana a Milano del 1881.
Il C., che fu incaricato di preparare il progetto generale nell'aprile del 1880, redasse i piani con grande rapidità, in meno di due mesi: nel giugno dello stesso anno iniziarono i lavori, che furono portati a termine puntualmente per l'inaugurazione il 5 maggio 1881. L'Esposizione occupava l'attuale area dei giardini pubblici, fra via Palestro, i Boschetti e corso Venezia, con uno sviluppo di 20.000mq, dei quali più di 10.000 coperti dai padiglioni. Il C., con l'assistenza degli ingegneri Stefli e Santamaria, progettò direttamente ed eseguì le quattro porte di ingresso all'Esposizione, l'edificio principale largo trenta metri e lungo cinquanta, il padiglione in legno del Club alpino italiano, e la galleria della carrozzeria.
Queste opere del C. furono molto lodate nelle cronache del tempo; se ne apprezzò "la varietà... il continuo cambiar forma, le linee semplici ed eleganti..., il gusto schiettamente italiano" (L'Esposizione italiana, p. 54). Le descrizioni dei suoi edifici, comparse sulla stampa, rientrano perfettamente nel clima entusiastico della cultura eclettica di quegli anni: "La facciata principale è nello stile Rinascimento, che si adatta assai bene a questa sorta di edifici... per l'epoca della quale porta il nome e che ricorda lo svegliarsi delle menti italiche al buon gusto nell'arte..."; o ancora: "Nella porta verso piazza Cavour l'architetto Ceruti ha risolto di mostrarci nelle varie parti dell'edifizio un saggio degli stili più vaghi di cui il genio antico abbellì i palagi delle nostre cento città" (ibid., pp. 6, 14).
Nel 1882 il C. operò il rifacimento come albergo (il Continentale) del palazzo d'abitazione Loria in via Manzoni a Milano, costruito nel 1865 dall'architetto Luigi Clerichetti. Nella trasformazione il palazzo fu ampliato, e nel cortile fu edificato un grande salone con una copertura a lucernario. La sistemazione del C. durò solo venti anni e fu totalmente rifatta all'inizio del secolo da Luigi Broggi. Il C. intervenne anche nelle vivaci discussioni che si accesero a Milano tra il 1884 e il 1889 sul piano regolatore dell'ingegner C. Berutto, e in specie sull'utilizzazione dell'area dell'ex piazza d'armi dietro al Castello sforzesco. Prevalendo in seno alla Commissione edilizia (di cui facevano parte Camillo Boito e Luca Beltrami) il criterio di destinare l'area a parco, il C. presentò alle autorità un progetto, così come fecero anche gli architetti L. Broggi, P. Cesa Bianchi ed E. Alemagna (il parco fu realizzato, dopo il 1891, sul progetto di Alemagna). Intorno al 1885 il C. realizzò a Veduggio e a Cassago in Brianza le cappelle in stile gotico per la famiglia Visconti di Modrone; alla prima lavorò, per gli elementi decorativi, anche lo scultore Antonio Ceruti (Storia di Monza..., V, R.Bossaglia, L'arte dal Manierismo al primo Novecento, Milano 1971, p. 251). Nel 1883 partecipò al concorso per il monumento alle Cinque giornate di Milano; e nel 1886 al concorso internazionale per una nuova facciata del duomo (il progetto fu segnalato dalla giuria).
Demoliti i padiglioni dell'Esposizione del 1881, per quest'area il comune di Milano previde la destinazione a giardini pubblici, e affidò al C. l'incarico di costruire, dove sorgeva fino ad allora il grande auditorio musicale, lungo il corso Venezia, il nuovo Museo civico di storia naturale. Il progetto fu redatto nel 1888; la costruzione fu terminata nel 1893.
L'architetto aderì alla tendenza che considerava gli stili medievali come i più congeniali a questi edifici pubblici. È stato notato (Meeks) che già a Washington, Oxford, Londra e New York i musei di storia naturale erano stati costruiti in stile neogotico. Quello adottato dal C fu comunque uno stile "composito", di gusto policromo (che risente dell'influenza di C. Boito), nei cui confronti la critica del nostro secolo ha espresso giudizi negativi: Tarchiani parla di "uno stile che è stato battezzato "romanzo", ma che è piuttosto una mediocre rifrittura di motivi tardo-ogivali" (vedi anche Verga-Nebbia-Marzorati); Lavagnino ne parla come di un "miscuglio bizzarro di modi romanici, goticizzanti e moreschi".
Nel 1890, il C. pubblicò a Milano il Progetto di massima per la creazione di un parco nella località di Loreto in Milano, che prevedeva nella zona dell'attuale viale Monza una serie di attrezzature sportive nel verde (galoppatoio, ippodromo, esposizioni), unitamente a un quartiere a villini. Nello stesso anno pubblicò, con l'ingegner Archimede Sacchi, Il Palazzo del Comune detto "Arengario" in Monza (con disegni e prefazione di Luca Beltrami). Questa pubblicazione è la revisione di una relazione inviata dai due autori nel 1882 al ministero dei Lavori Pubblici, a seguito del rilevamento compiuto l'anno precedente al monumento monzese che presentava gravi cedimenti. La relazione tecnica è preceduta da uno studio di carattere storico, necessario, secondo gli autori, per precisare gli indirizzi di un intervento di restauro, che mirasse a liberare l'edificio da tutte le soprastrutture tarde e stilisticamente non coerenti con la struttura originaria. Al 31gennaio 1891 data il primo disegno del C. per la facciata della basilica dell'Assunta nel santuario del Sacro Monte di Varallo.
Questa prima soluzione è illustrata anche in un acquerello datato 20 luglio dello stesso anno. Il progetto definitivo, che presenta la gradinata centrale e le due rampe semicircolari a doppia curvatura, data invece al 1896.Tutti i disegni originali, pubblicati nella Guida illustrata di Varallo nelle edizioni del 1895 e del 1897, sono conservati nell'archivio del santuario. Il C. eseguì interamente l'opera e progettò personalmente anche le porte bronzee.
A Varallo il C. realizzò negli stessi anni anche il cimitero. Ultime opere architettoniche furono il teatro Civico di Varallo (1900), costruito al centro della cittadina, e il campanile nuovo del duomo di Lecco. Il 6 sett. 1890 il C. fu nominato membro (con Luca Beltrami, Paolo Cesa Bianchi, Augusto Guidini e Luigi Tazzini) di una commissione incaricata di affrontare il problema del restauro del rivestimento marmoreo dei piloni del duomo di Milano. Fu anche membro della Commissione per la conservazione dei monumenti per la provincia di Milano, della Commissione edilizia del comune, cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, e socio onorario dell'Accademia di Belle Arti di Brera.
Il C. morì a Milano il 25 maggio 1907.
Bibl.: L'Esposizione ital. del 1881 in Milano,illustrata, Milano 1881, pp. 6, 14, 54, 57, 61, 70; E. Verga-U. Nebbia-E. Marzorati, Milano nella storia,nella vita contemp. e nei monumenti, Milano 1906, p. 265; Bibliogr. del Sacro Monte di Varallo, Novara 1930; N. Tarchiani, L'architettura ital. dell'Ottocento, Firenze 1937, p. 53; F. Reggiori, Milano 1800-1943..., Milano 1947, pp. 323, 408; E. Lavagnino, L'arte moderna dai neoclassici ai contemp., Torino 1956, I, p. 495; P. Mezzanotte-G. C. Bascapé, Milano nell'arte e nella storia, Milano 1968, ad Ind.; C. L. M. Meeks, Ital. Architecture 1750-1914, New Haven-London 1966, pp. 263, 394; L. Patetta, L'architettura dell'eclettismo. Fonti,teorie,modelli. 1750-1900, Milano 1975, pp. 138, 303; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 301 (con ulter. bibliogr.).