CHIGGIATO, Giovanni
Nato a Venezia il 14 giugno 1876 da Arturo, ingegnere, e da Nina Regazzi, si era laureato in diritto presso l'università di Padova, curando anche lo studio delle lingue inglese, francese e tedesca.
L'attività letteraria, cui si dedicò con passione negli anni giovanili, pur non assumendo rilevanza e valore significativi, gli fornì la struttura ideologica che avrebbe orientato le future scelte politiche. Essa si svolse in un periodo in cui (1898-1912) nella cultura italiana la tradizione ottocentesca coesiste con i nuovi fermenti dell'irrazionalismo e del decadentismo. La sua prima opera, il volumetto Rime dolenti, fu pubblicata nel 1898 a Milano; la raccolta poetica La dolce stagione (Torino 1901) riecheggia, in maniera estenuata e sentimentale, il simbolismo del Pascoli, pur non sottraendosi alle suggestioni dannunziane. Scrisse ancora All'amata; tre canzoni (Bologna 1902) e La fonte ignota (Venezia 1907). Aveva intanto cominciato attività di pubblicista; tra i giornali ai quali collaborò ricordiamo: la Rivista di Roma, l'Illustrazione italiana, la Gazzetta di Venezia, l'Idea nazionale, il Travaso delle idee (che nel 1902 pubblicò una serie di sue corrispondenze dall'Africa settentrionale), l'Alto Adige, l'Indipendente di Trieste. Nel 1912, incoraggiato da A. Lumbroso, direttore della Rivista di Roma, pubblicò a Milano il romanzo Il figlio vostro, che vinse il 1º premio del concorso bandito nel 1909 dalla Società degli autori di Roma. Strinse anche rapporti di amicizia con P. Molmenti, V. Aganoor, A. De Bosis, direttore del Convito, tramite il quale conobbe D'Annunzio, A. S. Novaro, U. Ojetti e i pittori veneziani B. Ciardi e L. Nono. Sposatosi nel 1902 con Giannina Stucky, figlia del proprietario dei mulini Stucky nell'isola della Giudecca, ne ebbe tre figli: Artù, Dino, Gianni.
Nel 1910 aveva acquistato una vasta proprietà agricola a Caorle, dedicandosi con passione e larghezza di mezzi al risanamento di terreni paludosi e all'incremento della produzione. Appassionato e valente alpinista, considerato il "padre dell'alpinismo veneziano", legò il suo nome ad imprese sportive di un certo valore, nonché all'organizzazione delle attività che il Club alpino italiano svolgeva nella città.
L'attività politica del C. si svolse, dalla giovanile adesione all'Associazione dei giovani monarchici, di cui fu tra i fondatori, alla milizia nel partito liberale, mentre andava crescendo la sua simpatia per la corrente nazionalista.
Al 1º congresso nazionalista (Firenze, 3-5 dic. 1910), svolse una relazione sul problema dell'Adriatico, sostenendo la necessità e l'urgenza, dopo la recente annessione della Bosnia-Erzegovina da parte dell'Austria, di ristabilire l'equilibrio rotto a danno dell'Italia. Fondata, in quella occasione, l'Associazione nazionalista italiana, il C. fu eletto membro del Consiglio centrale, che rappresentò con Corradini e A. Musatti alla fondazione (gennaio 1912) del gruppo giovanile nazionalista di Venezia. Per le elezioni suppletive (24 marzo 1912) tenute nel collegio di Castello a Venezia, dopo le dimissioni del socialista E. Musatti per suoi dissensi col partito sulla questione libica, il C. diresse la campagna che portò alla vittoria del liberale P. Orsi, sostenuto dai nazionalisti veneziani.
Nel maggio 1912 partecipò a Bologna al convegno dei delegati dell'Associazione nazionalista; nell'ottobre tenne al gruppo nazionalista veneziano una relazione sulla questione delle isole egee occupate dall'Italia, delle quali auspicava lo stabile possesso; nel congresso di Roma (20-22 dic. 1912) fu rieletto membro del nuovo Consiglio centrale. Collaboratore dell'Idea nazionale, sottoscrisseuna cospicua somma per la sua trasformazione da settimanale a quotidiano (ottobre del 1914). Nel febbraio sempre del 1914, in una conferenza sulla questione adriatica, aveva sostenuto l'esigenza per l'Italia di una forte marina. Il congresso di Milano (16-18 maggio 1914) dopo l'allontanamento degli "integralisti democratici e massoni" avvenuto nel congresso di Roma, sanzionò il definitivo distacco tra nazionalismo e liberalismo sul tema dei rapporti tra individuo e Stato. Fu dichiarata l'incompatibilità dell'appartenenza all'Associazione con l'iscrizione ad altro partito politico, adottando però il compromesso di applicarla soltanto ai nuovi iscritti. Il nome del C. da quel momento non compare più fra i membri dei nuovi consigli centrali dell'Associazione.
Eletto consigliere provinciale di Venezia nel 1912 coi voti dei liberali (carica che, con brevi interruzioni, mantenne fino alla morte), entrò poi a far parte della Deputazione provinciale, della quale fu presidente dal 1914 al 1920. Mantenne tale carica anche durante la guerra alla quale, interventista, partecipò volontario; per l'esperienza di alpinista e la conoscenza del tedesco svolse incarichi speciali negli uffici informazioni ed operativi del comando della 4º armata, tanto che l'Austria pose su di lui una taglia. Nel dopoguerra continuò ad aderire alle tesi nazionalistiche; parlando al convegno di Venezia nel sett. 1918 (di cui fu tra i promotori), nel quale fu offerto a D'Annunzio un velivolo dono dei "fuorusciti adriatici", disse che se l'idea dell'Adriatico "mare nostro" era stata "ieri" della poesia, era divenuta allora una realtà per cui combattere e morire. Nell'ott. 1919 aderì alla sottoscrizione aperta a Venezia per iniziativa del Fascio dei combattenti a favore di Fiume; nel giugno 1920 si recò nella città occupata dai legionari dannunziani per la consegna di una targa "Leone di S. Marco" dono di Venezia al municipio di Fiume. Non riuscì nelle elezioni parlamentari del 16 nov. 1919; il C., che nel maggio era entrato a far parte del Consiglio direttivo della neocostituita Associazione liberale, si era presentato nella lista liberale per il collegio di Venezia. Dimessosi nel 1920 dalla presidenza della Deputazione provinciale, nelle elezioni del 15 maggio 1921 fu eletto nel collegio di Venezia-Treviso nella lista "Unione nazionale", che comprendeva, in funzione "antisovversiva", l'Alleanza nazionale, i Fasci di combattimento, i partiti liberali e democratici, i gruppi nazionalistici di Venezia e Treviso. Il C. era stato portato candidato dall'Associazione agraria (pur non essendo tra gli iscritti), e alla Camera fu tra i ventidue deputati del gruppo agrario che, dalle posizioni elettorali di difesa degli interessi degli agricoltori e specie dei piccoli proprietari, ora si proponeva la tutela non tanto di una classe quanto di tutta la produzione agricola in generale in quanto essenziale per l'economia del paese. Con questi orientamenti venne organizzato tra la fine dell'anno 1921 e l'inizio del 1922 il Partito agrario nazionale per fiancheggiare l'azione del nucleo parlamentare. Le proposte del gruppo parlamentare agrario, nel corso delle crisi di governo del 1921-22, furono per un equo assetto dei rapporti tra capitale e lavoro, per la pacificazione sociale, il riassetto economico-finanziario, la necessità di un lungo periodo di pace per consentire lo sviluppo delle energie produttive, un ministero di concentrazione nazionale, ecc. Come membro della commissione Affari Interni per gli esercizi 1921-22 e 1922-23, fu relatore di minoranza del progetto per la riforma della burocrazia presentato dal ministero Facta. Tra i suoi interventi alla Camera si possono ricordare quello sul bilancio di previsione del ministero dei Lavori Pubblici (tornata del 5 giugno 1922) per esortare il ministro Peano a non lesinare fondi per la sistemazione definitiva del fiume Livenza, o quello nella discussione sullo stato di previsione del ministero della Pubblica Istruzione (tornata del 7 giugno), col quale chiedeva l'intensificazione della lotta contro l'analfabetismo nelle nuove zone rurali di bonifica del Veneto. Coerentemente con la sua posizione unì il suo voto a quello dei trecentocinque deputati che, approvando l'ordine del giorno Terzaghi (17 nov. 1922), diedero la fiducia a Mussolini.
Morì a Venezia il 29 marzo 1923, per complicazioni seguite a un incidente stradale.
Fonti e Bibl.: Necr. e commemor. in Gazz. di Venezia, 23, 30 e 31 marzo, e 3-4 apr. 1923; Gazzettino, 30 marzo 1923; A. Musatti, in Ateneo veneto, XLVI [1923], pp. 91 s. Oltre alle carte presso la famiglia, articoli dell'Idea nazionale (1912-14) e della Gazz. di Venezia (1919-22), nonché Atti parlam., Camera,Discussioni, XXVI legisl., sess. 1921-23; per l'attività letteraria si vedano: E. Levi, Dai nostri poeti viventi. Antologia, Firenze 1903, p. 401; E. Schiapparelli, Il "Figlio vostro"di G.C., in Riv. diRoma, n. s., III (1913), pp. 55-56; per l'attività alpinistica cfr.: 1863-1963: I cento anni del C.A.I., Milano 1963, p. 951; per il periodo della guerra mondiale: G. Chimentan, San Donà di Piave e il suo mandamento nella bufera, Treviso 1926, p. 886; G. Giuriati, La vigilia, Milano 1930, p. 318; G. Scarabello, Il martirio di Venezia, Venezia 1933, p. 550; G. Damerini, D'Annunzio a Venezia, Verona 1943, p. 307; G. Musolino, Storia di Caorle, Venezia 1967, p. 397; P. Rossi, Marmolada, Bologna 1968, p. 190; per il nazionalismo: P. M. Arcari, Le elaborazioni della dottrina politica nazionale fra l'Unità e l'intervento(1870-1914), Roma 1934-39, II, pp. 608, 734, 809; III, pp. 9, 13, 26; R. Ronzio, La fusione del nazionalismo col fascismo, Roma 1943, p. 12; B. Vigezzi, L'Italia di fronte alla I guerra mondiale, Milano-Napoli 1966, I, p. 661.