CINI, Giovanni (Ioannes de Cino, Ioannes de Senis, Ioannes Italus)
Figlio dello scultore Matteo di Cino e di Margherita diGabriele di Giovanni Bighelari, nacque nell'anno 1495 forse a Settignano (Firenze).
Nel 1504 si trasferì con il padre da Settignano a Siena. Dal 1519 fino alla morte visse quasi ininterrottamente in Polonia dove - come architetto e scultore - contribuì ad affermare ulieriormente la corrente rinascimentale di origine fiorentino-senese della bottega del Berrecci. Non si conosce la prima attività del C. in Italia: lo stile delle opere attribuitegli in Polonia ci permette di avvicinarlo alla cerchia di Lorenzo da Mariano detto. Marrina, autore della scultura decorativa nella Libreria Piccolomini a Siena. là pure accettabile l'ipotesi che abbia lavorato in Ungheria con B. Berrecci.
La prima notizia del suo soggiorno in Polonia è annotata nelle Historiae Senenses di Sigismondo Ticci (Bibl. Ap. Vaticana, Chigiano G II 38, p. 230) all'anno 1519 fra il 4 e il 28 agosto, dove si parla dei lavori eseguiti a Cracovia, nella cattedrale di Wawel, al baldacchino per il monumento fimerario del re Ladislao Jagellone fatti sotto la direzione "di uno scultore fiorentino" (sicuramente B. Berrecci).
Come "lapicida regius" fino al 1529, il C. lavorò. nella bottega del Berrecci, dove godé il massimo salario dopo il maestro (Komornicki, 1932). Dal 1529 al 1531 soggiornò a Siena (dove ancora nel 1534 era proprietario di una casa e di.vigne: Ptaśnik-Friedberg, 1936-48, nn. 657, 804). Rientrò quindi in Polonia dove si mise a lavorare in società con gli scultori ed architetti della bottega del Berrecci: Bernardino Zanobi de Gianotis e Filippo da Fiesole.
Nel 1532 divenne cittadino di Cracovia. Dal 1531 al 1534 soggiornò a Plock (Budka, 1925) e dal 1541 a Vilna dove si trasferì stabilmente nel 1550 (Cercha-Kopera, 1916, pp. 22-25). A Vilna lavorò come "murator lapicida regius" dirigendo una bottega di architettura e scultura. Nel 1562 si recò probabilmente ancora una volta in Italia. Dal testamento fatto nel 1564 a Cracovia appare proprietario di beni immobiliari a Cracovia e a Vilna. Dalla moglie Maddalena, polacca. ebbe i figli Severino e Catherina; il marito di questa, di nome Giano, divenne musico alla corte reale.
Il C. morì verso il 1565 (a Cracovia o Vilna).
Sotto la direzione del Berrecci, oltre al baldacchino citato, il C. eseguì l'oratorio e il balcone nella chiesa di S. Maria di Cracovia (verso il 1520). Nella cattedrale di Wawel eseguì, invece, i festoni sulla tomba del vescovo Jan Konarski (1521), due altari - il primo cosiddetto di Zator (1521, ora nel lapidario dei castello di i Wawel), il secondo. fondato nel 1530da Giovanni Andrea de Valentinis da Modena, medico della regina Bona (dal 1637 nella cappella a Bodzów presso Cracovia) - e la scultura decorativa con motivi senesi (putti, delfini, festoni, nella cappella, detta Jagellonica, del re Sigismondo I (1524-1529).
In collaborazione con Bernardino de Gianotis e Filippo da Fiesole il C. trasformò, inoltre, la cattedrale romanica di Plock in una grandiosa chiesa rinascimentale a croce latina con cupola e volte a botte (1532-34) e la casa gotica dei capitolo di Cracovia in un palazzetto (1535). Alla fine del 1533 i socipresero in affitto dal segretario del re Justus Decius terreni a Przegorzały presso Cracovia per costruire fornaci di mattoni e di calce (Ptaśnik-Friedberg, 1936-48, n. 784). In relazione a ciò siattribuisce al C. la costruzione del palazzo per. il Decius a Wola Justowska presso Cracovia (ora trasformato). Per il monumento fimerario del cancelliere K. Szydłowiecki a Opatów, fatto da B. de Gianotis, il C. eseguì in bronzo bellissimi putti su delfini come pure due scudi con stemmi (1536). Va anche attribuito al C. lo splendido altare maggiore della cattedrale di Wawel (ora nella chiesa parrocchiale di Bodzentyn) tutto scolpito in legno (prima del 1550).
Dopo la morte dei soci (1540-41)il c. lavorò in proprio ed eseguì opere a Vilna: la ricostruzione della cattedrale (la volta finita nel 1545), l'ampliamento del castello inferiore e la costruzione della chiesa delle ss. Anna e Barbara (1547-54;oggi distrutta), destinata a mausoleo delle due mogli di Sigismondo Augusto: Elisabetta d'Asburgo e Barbara Radziwiłł. Nel 1543compì "parvas 12petias marmoreas" per il monumento funerario dei vescovo S. Oleśnicki nella cattedrale di Poznań, opera di Gianmaria Mosca detto il Padovano. Con questo il C. lavorò inoltre, fra il 1543 e il 1552, al monumento funerario della regina Elisabetta, prima moglie di Sigismondo Augusto (perduto). Per una chiesa a Vilna eseguì nel 1553 un altare (Chiniel, 1911).
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