BUSI, Giovanni Clemente
Figlio di Carlo, nacque a Forte Urbano (Bologna) il 22 nov. 1776. Arruolatosi nell'artiglieria cispadana col grado di sergente maggiore, fu successivamente sottotenente nella legione Emilia e tenente nella reale gendarmeria e guardia reale del Regno italico. Partecipò alle campagne del 1805 e del 1806-07; passato in Spagna nel 1808 capitano dei veliti reali (divisione G. Lechi, poi Severoli), vi rimase fino al 1813; ferito varie volte, fu insignito della Legione d'onore e la Corona di ferro e promosso prima capobattaglione poi maggiore. Rientrato in Italia, combatté a Venezia, e fu promosso colonnello. Caduto il Regno italico, con altri ufficiali disertò a Latisana (aprile 1815) il corpo austro-italico per arruolarsi nell'esercito murattiano; prese parte alla difesa di Gaeta. Rimpatriato, fu arruolato nel 1816 nella gendarmeria pontificia col grado di maggiore. Nel 1819 fu promosso colonnello comandante del 2º reggimento cavalieri (Pesaro).
Nel febbraio 1821 un proclama pubblicato a Napoli in previsione di un'insurrezione carbonara, collegata all'entrata nello Stato pontificio delle truppe costituzionali napoletane, nominava il B. "generale comandante in capo" della I zona, probabilmente senza previi contatti col B.: l'episodio non ebbe conseguenze sulla sua carriera militare. Nel 1831 il B. non rimane estraneo all'insurrezione di Pesaro, pur non ricoprendovi un ruolo di primo piano (cfr. quanto ne scrisse la figlia Geltrude nel Diario pubbl. a cura del marito E. Spagni); subito dopo (14 febbraio) si recò a Bologna ove il governo provvisorio lo nominò generale di brigata. Membro del comitato militare di Bologna, fu sua principale preoccupazione "contenere i movimenti troppo generosi" di Sercognani. Nominato il 25 febbraio comandante delle Marche (Ancona) in sostituzione dell'Armandi, eletto ministro della Guerra, perseverò in questa politica rinunziataria rifiutando al Sercognani, sottoposto al suo comando, i necessari rinforzi. Giustificò questa politica con la necessità di apprestare le difese di Ancona, ma dopo alcune misure in questo senso considerò la difesa della città impossibile e perorò la resa dinanzi al governo provvisorio che si era nel frattempo trasferito nella città.
Escluso dall'amnistia e spogliato di tutti i suoi beni, il B. esulò a Parigi.
Morì il 1º ag. 1847 e fu sepolto al cimitero di Montmartre.
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