CODAZZA, Giovanni
Nacque a Milano il 15 maggio 1816 da Giuseppina Ceresole e da Francesco, ingegnere, autore di apprezzate opere di architettura. Quale allievo del collegio Borromeo studiò matematiche nell'università di Pavia, dove ebbe come maestro A. M. Bordoni. Nello stesso anno in cui conseguì la laurea di ingegnere architetto (1837) fu nominato nella medesima università di Pavia assistente alla cattedra di fisica e chimica, e collaboratore a quella di geodesia e idrometria. Tre anni dopo ottenne per concorso la cattedra di fisica e storia naturale nel liceo di Como. Sul finire del 1842 il C. ritornò all'università di Pavia per coprire la cattedra di geometria descrittiva, che tenne per un periodo di vent'anni, interrotto soltanto nel '48 perché, avendo preso parte ai moti insurrezionali in Lombardia, esulò in Piemonte, dove nel '48-49 visse impartendo lezioni d'arte militare agli ufficiali della Scuola di guerra di Pinerolo.
Nel settembre del 1844 il C. aveva preso parte ai lavori della sesta Riunione degli scienziati italiani: in quell'occasione strinse fraterna amicizia col fisico O. F. Mossotti, che esercitò grande influenza sul suo indirizzo di studi e sulle sue ricerche. Ritornato a Milano verso la fine del 1849, vi esercitò la professione di ingegnere e l'insegnamento privato, finché, cedendo alle reiterate istanze del Bordoni, nel '50 riprese la cattedra nell'università di Pavia, dove dal '56 al '58 fu altresì incaricato di scienza delle costruzioni delle macchine. Nel 1863 si trasferì a Milano per insegnare fisica tecnologica nel nuovo istituto tecnico superiore (poi politecnico); di qui passò nel 1868 al R. Museo industriale italiano di Torino per il medesimo insegnamento. Giubilato sul principio del 1877, morì poco dopo a Como, il 1º settembre dello stesso anno.
L'attività di scienziato e, soprattutto, l'opera di aggiornamento della cultura scientifica italiana unitamente al suo impegno politico nel periodo più cruciale dell'età risorgimentale valsero al C. molti riconoscimenti: socio della R. Accademia dei Lincei e di quella delle scienze di Torino; membro emerito del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, presidente dei Collegi degli ingegneri di Torino e di Milano, membro della giunta centrale per gli esami di licenza dagli istituti tecnici, rettore dell'università di Pavia nell'anno accademico 1857-58, consigliere comunale e sindaco di Pavia nel 1862-63, commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia, commissario ordinatore alle Esposizioni mondiali di Parigi (1867) e di Vienna (1873), direttore dal 1870 al 1877 del R. Museo industriale italiano di Torino, ecc.
Il C. lasciò circa quaranta scritti; di essi i più importanti si riferiscono alla fisica matematica, alla geometria descrittiva ed alla fisica tecnologica. Il suo primo lavoro a stampa è Sulla teoria della propagazione della luce omogenea nei mezzi omogenei, Milano 1840. È questo, altresì, il primo trattato organico di fisica matematica che si stampasse in Italia, e contiene un'esposizione completa della teoria ondulatoria elastica della luce di A. J. Fresnel unitamente ai successivi e importanti contributi apportativi appena un anno prima della pubblicazione del trattato da J. Mac Cullagh e A. L. Cauchy; contributi intesi a fornire un modello meccanico-matematico di etere autoconsistente per rimuovere alcune proprietà paradossali e contraddittorie dell'etere medesimo messe in luce nel 1828, soprattutto dal newtoniano S. D. Poisson.
Il C. non si limitò, tuttavia, a fare solamente opera di trattatista; ma, accolte le idee del Mossotti sul meccanismo delle forze intermolecolori e quelle di M. Melloni sull'analogia tra calore raggiante e luce, le applicò a varie questioni inerenti il calore e la luce. Di queste sue ricerche menzioniamo: Sur la théorie de la chaleur dans l'hypothèse des ondulations; memoria litografata, presentata all'ottava Riunione degli scienziati italiani, Genova 1846. In essa il C. istituì una teoria ondulatoria del calore che portava ai medesimi risultati della teoria matematica del calorico di Poisson e di quella analitico-descrittiva di J. B. Fourier. Considerando i movimenti termici indotti nelle molecole ponderabili da parte delle vibrazioni longitudinali e trasversali dell'etere, e fatta risiedere nella forza centrifuga che li accompagna la causa della dilatazione termica dei corpi, pervenne a stabilire espressioni della temperatura e del calore specifico in accordo con l'esperienza. Analizzando, poi, la "radiazione intramolecolare", o trasmissione di calore per conduttività, e la radiazione termica propriamente detta, arrivò per la prima alle medesime formule della teoria analitica di Fourier, e rese ragione, per la seconda, della dispersione e della termocrosi; infine, considerò la polarizzazione del calore raggiante causata da laminette di mica. In Sulla polarizzazione rotatoria della luce sotto l'influenza delle azioni elettromagnetiche, in Giorn. dell'I. R. Ist. lomb. di scienze,lettere ed arti, IV (1852), pp. 491-538; V (1853), pp. 299-342., il C. riprese in esame, completandola, la spiegazione data dal Mossotti - tramite la sua teoria della alterazione delle atmosfere eteree - dell'effetto Faraday relativo alla polarizzazione rotatoria magnetica della luce. Il C. distinse due condizioni necessarie al fenomeno, una "statica" e l'altra "dinamica", consistenti: la prima, in una modificazione ad opera del campo magnetico delle atmosfere eteree delle molecole del mezzo, tale da renderlo atto a polarizzare la luce; la seconda, in una legge particolare di movimento indispensabile per chiarire la differenza caratteristica tra la polarizzazione rotatoria naturale propria delle sostanze otticamente attive e quella magnetica. Questa spiegazione del C., che dà conto dei particolari più importanti dell'effetto Faraday, ebbe una qualche eco anche all'estero. Nelle Considerazioni sulla possibilità dell'esistenza di un mezzo magnetico negli spazi vuoti di materia ponderabile,ibid., VIII (1856), pp. 247-61 il C., senza pronunciarsi esplicitamente sull'esistenza o meno di un mezzo magnetico negli spazi vuoti di materia ponderabile, affermò tuttavia la possibilità - sia pure teorica - dell'esistenza di un etere costituito da atomi polarizzati, mostrando sotto larghe ipotesi come in un tale etere fosse possibile la propagazione di onde piane, del tipo di quelle a cui corrispondono i fenomeni luminosi. Fra gli scritti, si ricordano inoltre: Sulle forze molecolari e sull'attrazione universale,tenendo conto della condizione elettrica degli atomi, in Atti del Regio Istituto lomb. di scienze,lettere ed arti, s. 1, II (1860), p. 96; Considerazioni e studi analitici sul principio della correlazione delle azioni fisiche e dinamiche,ibid., III (1862), pp. 173-176.
Alle ricerche di fisica matematica fanno riscontro due pregevoli monografie di geometria descrittiva (Nozioni teorico-pratiche sul taglio delle pietre e sulle centine delle volte, Pavia 1844; Teoria geometrica degli ingranaggi, Milano 1854), una memoria sui fondamenti della termodinamica e sui principi di funzionamento delle macchine termiche (Sopra alcuni punti della teoria della forza motrice del calore, in Giornale dell'ingegnere architetto ed agronomo, I [1853-54], pp. 333-343), che fu il primo scritto a rendere note in Italia le teorie di W. Thomson e R. Clausius. Su quest'ultimo argomento il C. ritornava a scrivere nel 1859 in una memoria dal titolo Sopra alcuni punti della teoria delle macchine a vapore in relazione alla teoria dinamica del calore (in Mem. del R. Ist. lomb. di scienze,lett. ed arti, VIII [1862], 1, pp. 3-22), dove ad una limpida e succinta esposizione dei principî della termodinamica ne faceva seguire l'applicazione alle macchine ad aria calda, alle macchine a vapore ordinarie e a quelle a vapori combinati ed a vapore rigenerato.
Altro aspetto non secondario dell'attività scientifica del C. fu la sua collaborazione alle rubriche di aggiornamento scientifico della rivista Il Politecnico, cui attese dal 1861 al 1866 con una estesa serie di articoli, che - in conformità alla politica scientifica perseguita dalla rivista - avevano per lo più lo scopo di illustrare ai ceti imprenditoriali, tecnici e professionali, un ritrovato recente, accompagnandone la notizia o con lo sviluppo teorico, o con qualche riflessione sull'importanza scientifica o pratica del medesimo, o sui futuri esiti della sua applicazione. Di questi ricordiamo: Delle macchine a vapore e delle macchine termodinamiche, in Il Politecnico, XI (1861), 2, pp. 129-162; Ferrovia attraverso le Alpi elvetiche - Rapporto al Collegio degli ingegneri della provincia di Pavia,ibid., pp. 310-350; Idee sulla convenienza di uno stabilimento centrale che conceda presso di sé l'uso della forza motrice a diversi manifatturieri,ibid., XVI (1863), 3, pp. 233-53; Commem. del prof. O. F. Mossotti,ibid., XVII (1863), 3, pp. 245-260; Consider. teoriche sugli essiccatoi a correnti d'aria,ibid., s. 4, I (1866), 1, pp. 1-25; Considerazioni pratiche sugli essiccatoi ad aria calda,ibid., 2, pp. 114-137; Di una applicazione dell'elettricità allo studio dell'elasticità e resistenza dei materiali e della stabilità di alcune costruzioni,ibid., 3, pp. 206-217; Luce ed illuminazione,ibid., 4, pp. 386-399; Del modo di togliere due cause di errore nelle livellazioni dei corsi d'acqua,ibid., 5, pp. 428-432; L'elettricità applicata all'accensione delle mine,ibid., 6, pp. 489-512; Dei combustibili in istato gazzoso dal punto di vista economico,ibid., 5, pp. 401-418; Icombustibili solidi fossili,ibid., s. 4, II (1866), 2, pp. 176-200; Dell'influenza delle costruzioni in ferro e delle corazze dei vascelli sulle deviazioni della bussola,ibid., 3, pp. 201-224; Nuovi elettromotori fondati sul principio delle induzioni elettrostatiche ed elettromagnetiche,ibid., 6, pp. 542-558.
Più volte membro della Commissione esaminatrice di progetti ed invenzioni dell'Istituto lombardo di scienze, il C. fu egli stesso un inventore. Tra gli strumenti di sua invenzione figurano: un indicatore a distanza delle variazioni di caduta utile per gli opifizi sui corsi d'acqua (cfr. Rend. del R. Ist. lomb. di scienze,lett. ed arti, classe di scienze matem. e nat., III [1866], pp. 61-65); un indicatore elettromagnetico delle variazioni di temperatura (cfr. Il Politecnico, s. 4, I [1866], 2, pp. 127 ss.); le sue aggiunte alla biffa ordinaria per rimuovere due cause di errore nella livellazione dei corsi d'acqua (cfr. ibid., 5, pp. 428-432); un indicatore a distanza per rottura di circuito applicato agli indicatori di temperatura (cfr. Atti della R. Acc. delle scienze di Torino, V [1869-70], pp. 711 s.); ed, infine, il suo pirometro ad aria con manometro ad aria compressa in cui, sostituendo al manometro ad aria libera usato da Regnault e da Jolly quello ad aria compressa, adattava ai bisogni industriali un apparecchio che sembrava destinato esclusivamente agli usi scientifici (cfr. ibid., VIII [1872-73], pp. 351-56).
Fonti e Bibl.: Necr. in Atti della R. Acc. delle scienze di Torino, XIII (1877-78), pp. 25-33; in Rend. del R. Ist. lomb. di scienze e lettere, XI (1878), pp. 503-516; E. Beltrami, Not. biogr. e bibl. (facoltà di scienze naturali e matematiche), in Mem. e doc. per la storia dell'univ. di Pavia e degli uomini più illustri che v'insegnarono, Pavia 1878, I, pp. 40 ss.; G. Polvani, Fisica, in Un secolo di progresso scientifico ital. (1839-1939), Roma 1939, I, pp. 559, 563, 589, 637, 652, 655; A. Anastasi, Macchine termiche,ibid., II, p. 171 ; F. G. Tricomi, Matematici ital. del primo secolo dello Stato unitario, in Mem. dell'Acc. delle scienze di Torino, classe di scienze fisiche, matem. e nat., s. 4, I (1962), p. 37; P. Redondi, Cultura e scienza dall'illuminismo al positivismo, in Storia d'Italia. Annali, III, Torino 1980, pp. 762, 764, 770, 781; R. Maiocchi, Il ruolo delle scienze nello sviluppo industriale italiano,ibid., pp. 874, 877, 881; L. Besana, Il concetto e l'ufficio della scienza nella scuola,ibid., pp. 1212, 1227 s.; J. C. Poggendorff, Biogr-liter. Handwörterbuch zur Geschichre der exacten Wissenschaften, III, pp. 286 s.