COLONNA, Giovanni
Primogenito di Stefano il Giovane, detto Stefanuccio, del ramo di Palestrina della famiglia, nacque nei primi decenni del sec. XIV; il 4 dic. 1338 ottenne da Benedetto XII la dispensa di sposare Maria figlia di Paolo Conti signore di Valmontone, sua cugina in quarto grado.
I contemporanei furono particolarmente colpiti dalla sua bella presenza, nonché dal suo tenore di vita elegante e sfarzoso. Quando l'Anonimo Romano, autore della Vita di Cola di Rienzo, ricorda che Cola, prima della sua presa di potere, veniva sovente chiamato, come ospite d'onore, alla tavola dei baroni e dei nobili romani, menziona un solo nome: quello del Colonna. In altra occasione il medesimo cronista dirà che il C. era uno "de li più scaltriti et magnifici di Roma". Raramente l'anonimo biografo di Cola utilizza epiteti come questi per caratterizzare i nobili romani di cui racconta le gesta. Scrivendo nel 1343 al cardinale Giovanni Colonna per descrivergli il suo breve soggiorno romano e la visita da lui fatta a Palestrina, il Petrarca ricorda che sulla soglia del palazzo Colonna era stato accolto da quel "clarissimus ex filio suus, ex fratre suus nepos", cioè appunto il C., figlio di Stefanuccio Colonna, nipote del cardinale.
Il C. fu tra i nobili romani presenti in S. Giovanni in Laterano alla spiegazione della Lex regia da parte di Cola di Rienzo; il 13 apr. 1344 venne nominato senatore di Roma da Clemente VI insieme con Giordano Orsini, per sei mesi, dal 10 luglio al 31 dicembre. Si trattò di una nomina del tipo tradizionale, che denota come nella corte pontificia fosse stato accolto con grande scetticismo il programma politico proposto da Cola di Rienzo al papa durante la sua ambasciata avignonese. Il notaio romano se ne rese del resto perfettamente conto e scrisse al pontefice lamentando la decisione presa. Dopo la presa di potere da parte di Cola di Rienzo (20 maggio 1347) i Colonna ricercarono un possibile modus vivendi con il vincitore: il C. salì, insieme col padre, il Campidoglio per prestare giuramento alla nuova costituzione. Cola lo ripagò affidandogli il comando supremo dell'esercito dei Romani contro Giovanni Caetani conte di Fondi, che regnava da assoluto signore sulle terre della Campagna e Marittima. Nel settembre 1347 il C. venne arrestato con altri membri della aristocrazia romana, tra cui il nonno Stefano Colonna il Vecchio, ma dopo la liberazione fu reintegrato nella sua dignità di "Romani exercitus princeps", o, come dice ironicamente l'Anonimo romano, "duca di Campagna".
Nella tragica notte del 20 nov. 1347 a porta S. Lorenzo, il C. fu il primo dei Colonna che persero la vita nell'agguato teso dai seguaci di Cola agli assalitori.
L'Anonimo romano afferma che il C. entrò da solo nella porta S. Lorenzo fiducioso di essere atteso da cavallerotti fedeli ai Colonna e ai baroni. Più attendibile sembra essere il racconto dei Villani che lo dice accompagnato da 150 uomini a cavallo, prontamente affrontati e ricacciati dai Romani.
Il suo corpo fu portato, insieme con quelli degli altri membri della famiglia Colonna caduti nel combattimento, nella cappella Colonna di S. Maria Maggiore, ma il tribuno fece cacciare dalla basilica le donne di casa Colonna che erano accorse per piangere i loro cari; le salme furono portate segretamente nella chiesa del convento di S. Silvestro in Capite dove furono sepolte dalle monache.
Maria Conti, moglie del C., era ancora in vita il 26 febbr. 1366, giorno in cui venne redatto un documento con il quale Paolo di Niccolò Capocci de' Papazurri e Paolo di Angelo Foschi de' Berta, ambasciatori e consoli della nobile arte dei boattieri, furono eletti arbitri da Stefano fu Stefano Colonna e da Giovanni e Maria Conti, per comporre una discordia riguardante la dote di Maria (Tomassetti, III, p. 504 n. a).
Fonti e Bibl.: G. Villani, Cronica, VII, Firenze 1823, p. 231; La vita di Cola di Rienzo... scritta da incerto autore, a cura di Z. Re, Forlì 1828, I, pp. 3-4, 7, 20, 33, 35 (vedi la riedizione della stessa Vita curata da A. Frugoni, Firenze 1957, pp. 42, 46, 91, 134-137); F. Petrarca, Le familiari, a cura di V. Rossi, Firenze 1933-34, V, 2; Statuti dei mercanti di Roma, a cura di G. Gatti, Roma 1885, p. 78; Benoît XII, Lettres communes, a cura di J. M. Vidal, Paris 1902-1911, n. 6123; K. Burdach-P. Piur, Briefwechsel des Cola di Rienzo, II, 5, Berlin 1929, pp. 82, 87 s., 134 (tav. gen.), 209, 212, 217, 224, 265, 270, 271, 320; A. Coppi, Memorie colonnesi, Roma 1855, p. 115; G. Fracassetti, Lettere di F. Petrarca delle cose familiari libri ventiquattro... volgarizzate e dichiarate, Firenze 1863-1867, V, 2; XV, 1; XX, 13; A. Salimei, Senatori e statuti di Roma nel Medioevo. I senatori. Cronologia e bibliografia dal 1144 al 1447, Roma 1935, p. 108; M. Dykmans, D'Innocent IIIe à Boniface VIIIe. Histoire des Conti et des Annibaldi, in Bulletin de l'Institut historique belge de Rome, XLV (1975), tav. II n. 47 (per Maria Conti); G. Tomassetti, La Campagna romana antica, medioevale e moderna, a cura di L. Chiudenti - F. Bilancia, III, Roma 1976, p. 504 n. a; P. Litta, Le famiglie celebri ital., s. v. Colonna, tav. V.