COMISSO, Giovanni
Scrittore, nato a Treviso il 3 ottobre 1895. Durante la guerra mondiale fu ufficiale del genio; poi legionario con D'Annunzio a Fiume. È laureato in legge. Fece per qualche tempo il commerciante e il libraio. Giornalista, ha viaggiato molto l'Italia, e in Europa, in Oriente, in Africa per conto del Corriere della sera e poi della Gazzetta del Popolo, alla quale attualmente collabora.
Nelle prose di Il porto dell'amore (Treviso 1925; poi rifuse in Al vento dell'Adriatico, Torino 1928), che, atteso il valore più che altro di esperimento delle giovanili Poesie (Treviso 1915), può considerarsi il suo primo libro, sono già i caratteri e le doti essenziali di C.: una sensualità tra ingenua e raffinata, che è soprattutto gioia di vivere e di sentirsi vivere nella natura e nelle cose; una brama di vedere che si traduce in intense "avventure" dell'immaginazione e del ricordo, in tentativi di evasione dal mondo della cultura e della storia - generatore in lui di malinconia e disagio - nella beata cerchia della vita istintiva; un realismo e impressionismo che facilmente trascolorano in un fare allusivo, evocativo e talora simbolico; una scrittura che muove da cadenze dannunziane (avvertibili specialmente là dove quella sensualilà diventa morbida concupiecenza o acre lussuria), dall'incanto musicale della par0la, verso un'intima contemperanza dei valori logici e melodici, verso un lessico e una sintassi semplici e perfino poveri in apparenza ma in verità sorretti da un felice ritmo lirico. Caratteri e doti che nei libri successivi il C. è andato affinando e arricchendo, specie per ciò che riguarda l'affrancamento dall'originario dannunzianesimo, sia con l'assimilare sempre più l'esperienza degli scrittori della Voce e massime della Ronda, sia col tentare un certo approfondimento psicologico del proprio mondo. Ma il meglio della sua arte va tuttavia cercato non là dove egli tenta di costringere le sue libere sensazioni entro il chiuso disegno di un racconto tradizionale o di un romanzo (Il delitto di Fausto Diamante, Milano 1933; Storia di un patrimonio, ivi 1933; I due compagni, ivi 1936), bensi in quelle prose o racconti che più tengono del "viaggio", il genere ideale di C. (Gente di mare, Milano 1929; Giorni di guerra, ivi 1931; Questa è Parigi, ivi 1931; Cina-Giappone, ivi 1932; Avventure terrene, Firenze 1935; L'Italiano errante per l'Italia, ivi 1937): nei quali egli riesce a dare ai suoi paesaggi e alle sue figure, armonizzati in quadri di gusto spiccatamente pittorico, un'intima, estrosa animazione, un senso di liquidità e di freschezza, come di cose nate or ora con lo sguardo che le contempla e le gode.
Il C. ha anche curato una scelta di Le più belle pagine di Baldassare Castiglione (Milano 1928), e scritto, in collaborazione con E. Canevari, una monografia su Il generale Salsa e le sue campagne coloniali (ivi 1935).
Bibl.: G. Ravegnani, I contemporanei, Torino 1930, p. 279 segg.; G. Debenedetti, in L'Italia lett., 15 febbraio 1931 e 17 luglio 1932; P. Pancrazi, Scrittori it. del Novecento, Bari 1934, p. 237 segg.; id., in Corriere della sera, 24 novembre 1936 (cfr. anche Pègaso, maggio 1933); A. Momigliano, Storia della lett. it., Messina-Milano 1936, p. 700 seg.; G. De Robertis, in Omnibus, Roma, 2 ottobre 1937; A. Gargiulo, in Gazzetta del Popolo, 4 dicembre 1937.