Giovanni conte di Châlon-Sur-Saône
Vicario generale dell'Impero per la Toscana dal settembre del 1294. Con lui, che si stava recando a Roma, tentarono di accordarsi i magnati fiorentini il cui potere era stato gravemente minato dagli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella.
Subito non si concluse nulla, ma le trattative continuarono. Fuggito da Firenze Giano, i Fiorentini mandarono un'ambasceria a Bonifacio VIII, per indurlo a dissuadere G., che si trovava presso la curia fin dal gennaio 1295, dall'avanzare pretese, in qualità di vicario imperiale, sulla Toscana, che da 50 anni nessuno più governava. Il papa promise la sua mediazione, ma G. il 6 maggio giungeva a Cesena, dove incominciava a reclutare mercenari che ingrossassero la sua esigua pattuglia di 200 cavalieri. Intanto Arezzo, Cortona e alcune famiglie del Valdarno superiore si schierarono con G., mentre Firenze, in una dieta tenuta il 10 giugno a Empoli, rinnovava per 10 anni la lega con Lucca, Prato, Siena, S. Gimignano e Colle. A Firenze, però, i magnati non si mossero, giacché ebbero sentore che G. si era accordato con Bonifacio vili e aveva sacrificato i diritti dell'Impero in cambio di una somma di denaro, perdendo, così, ogni interesse alla lotta tra magnati e popolo. Raccolto il denaro, le città toscane lo affidarono a papa Bonifacio che faceva da mediatore, ma questi, con la scusa che l'Impero era vacante, si tenne la somma, affermando che essa spettava alla Santa Sede. G. scornato se ne dovette partire.
Declinata la potenza dell'Impero, G., a cominciare dal 1301, passò dalla parte di Filippo il Bello, da cui ottenne alcune concessioni. Già prima aveva avuto dal cugino Rodolfo d'Asburgo la viscontea di Besançon e, nel 1307, dovette domare i bisontini che gli si erano rivoltati contro.
G. non è mai menzionato nelle opere di D., né d'altra parte abbiamo notizia di rapporti diretti fra i due. Tuttavia, l'importanza politica del personaggio ne fa un elemento non trascurabile per la conoscenza del mondo dantesco.
Bibl. - Davidsohn, Storia II II passim.