CONTI, Giovanni
Primogenito di Alto d'Aldobrandino dei ramo di Valmontone, nacque probabilmente nel secondo decennio del XV secolo.
È ricordato per la prima volta dalle fonti nel 1437, nel quale anno guerreggtava nel Regno al servizio di Eugenio IV con cento cavalli. Nel 1439 però era già passato al servizio di Venezia e vi rimase per venti anni come unodei fedeli condottieri della Repubblica conosciuti come "marcheschi". La sua condotta iniziale era di 400 cavalli e venne successivamente rinnovata ad intervalli regolari. Il C. accompagnò il Gattamelata e Francesco Sforza nella loro eroica ma inutile marcia lungo le coste settentrionali del lago di Garda per liberare Brescia nel 1439. Nel dicembre del 1441, dopo la pace di Cavriana, il Senato veneziano decise di mantenerlo in servizio anche in tempo di pace: la sua condotta fu allora rinnovata per 450 cavalli in tempo di guerra e 300 in tempo di pace. Il C. partecipò alla battaglia di Casalmaggiore (1446) e a quella di Caravaggio (1448); nel 1449 era il condotticro veneziano con maggiore anzianità di servizio all'assedio di Parma con Alessandro Sforza. A quell'epoca la sua compagnia era stata aumentata a 500 cavalli. Nell'anno 1451 sua moglie, Caterina Farnese, si stabilì a Vicenza, ricevendo dal governo veneziano una pensione mensile di 20 fiorini, come si usava per le mogli dei principali condottieri della Repubblica.
Gli accantonamenti del C. erano normalmente nel Veronese e nel Vicentino. Nella primavera del 1452 egli comandava la guarnigione di Verona e, oltre che della sua compagnia, aveva il comando delle lance spezzate di Roberto Paganelli di Montalboddo. Il 20 luglio 1452 ricevette in feudo Ragogna nel Friuli; questa infeudazione rivelava il desiderio di Venezia di trattenerlo in perpetuo ai suoi servizi. Fu allora che Ludovico Foscarini nella sua famosa lettera a Francesco Barbaro, descrivendo il comportamento dei condottieri di Venezia, degli uomini del C. "qui licentia caeteris omnibus deteriores sunt". Ma nel 1450 si era detto di lui al Senato: "Cum inter ceteros conductores nostros ad nostra militantes servitia sit spectabilis Ioliannes de Comite qui omni relatione fidelissime, viriliter et laudabiliter servit et minus decipit qui faciat alius quisquam" (Senato, Terra, reg. 2, c. 150).
Il 14 giugno 1453 egli fu catturato dai Milanesi a Villafranca, mentre guidava la sua compagnia di 600 cavalli nell'esercito di Carlo Gonzaga. Successivamente fu scambiato da Venezia con la moglie e i figli del Colleoni, lasciati nelle mani della Repubblica da questo condottiero quando aveva disertato nel 1451. Il 20 Maggio 1454, dopo la firma della pace di Lodi, il C. fu il primo dei capitani veneziani a ricevere un nuovo tipo di condotta per il tempo di pace, che gli concedeva di trattenere 300 cavalli in servizio permanente e di aumentare la sua compagnia a 700 in tempo di guerra. Egli doveva essere pagato 10.000 ducati l'anno dalla Camera di Brescia per i suoi servizi.
Comunque, per un soldato professionista come il C. i lunghi anni di calma che seguirono la pace di Lodi furono presto fonte di frustrazione e di inquietudine. La sua condotta fu rinnovata nel 1457, ma dal 1460 egli decise dì prendere servizio altrove. Lo troviamo allora al comando di quattro squadroni della cavalleria milanese dell'esercito papale-milanese schierato contro Iacopo Piccinino; nel 1461 prese poi formalmente servizio con Pio II. Il rinnovo della sua condotta nel 1463 lo descriveva come comandante di 1.000 cavalli e di 200 fanti nell'esercito pontificio, inviato in aiuto di Ferdinando d'Aragona contro Giovanni d'Angiò nel Regno. Come ricompensa dei suoi servizi in questa campagna il C. ricevette vasti possedimenti confiscati ai due ribelli napoletani lacopo da Montagnana e il conte di Campobasso. Nel 1464 la sua posizione come uno dei principali capitani papali fu confermata, quando, insieme con Braccio Baglione, gli si commise l'incarico della guardia del conclave che segui la morte di Pio II.
Il nuovo pontefice, Paolo II, mantenne l'esercito papale ad un alto livello di efficienza e l'usò per alcune campagne minori nello Stato pontificio. Il C. prese parte alla campagna contro la famiglia degli Anguillara nel 1465 e nel 1468 conibatté nei dintorni di Sora. Fu presente nell'esercito pontificio all'assedio di Rimini nel 1469 con 350 cavalli e alla morte di Paolo II, nel 1471, si trovava ancora al servizio del papa. Sisto IV subito dopo la sua elezione ridusse e riorganizzò l'esercito papale cercando anche di allontanare gli elementi "veneziani", che erano stati preminenti sotto Paolo II. Tra gli altri anche il C. fu indotto a lasciare il servizio papale.
Dal 1472 il C. si accordò con Galeazzo Maria Sforza per una condotta di 800 cavalli in guerra e 500 in pace; per mantenere queste truppe egli riceveva 10.000 ducati in tempo di pace e 16.000 in tempo di guerra. Negli anni successivi ebbe gli accantonamenti normalmente nel Parmigiano e fece parte della corte della duchessa Bona. Nel 1474 fu inviato in Toscana, come comandante di un contingente milanese permanente, mandato per sostenere il regime mediceo, e nel 1477 prese parte alla campagna contro Genova. Così come avvenne per altri condottieri milanesi il numero degli uomini della sua compagnia fu diminuito dopo l'uccisione di Galeazzo Maria, che si era compiaciuto di mantenere un esercito eccessivamente numeroso a un costo rovinoso. Così, quando subito dopo la congiura dei Pazzi (aprile 1478) truppe milanesi furono inviate in aiuto di Firenze, il C. fu fra i primi a partire, ma con una compagnia che contava soltanto 400 cavalli. Il suo arrivo al campo della lega ad Arezzo, il 16 luglio 1478, fu salutato con generale senso di sollievo grazie alla sua solida reputazione. Tuttavia dopo pochi giorni egli fu richiamato e dovette raggiungere le forze milanesi che si opponevano a Genova che si era ribellata.
Il C. passò gli ultimi mesi della sua vita al campo. Tenne quartieri invernali per il 1478-1479 nel Pisano e nel 1479 passò la maggior parte del suo tempo in Lunigiana fronteggiando la minaccia di Roberto da Sanseverino. Morì nell'autunno del 1479, probabilmente mentre era ancora impegnato in questa campagna.
Il C. aveva avuto dalla moglie cinque figli: Giovanni Battista, che avendo seguito la carriera delle armi fu al servizio di Venezia dopo la morte del padre e sposò Ginevra dei Pico della Mirandola; Pierpaolo, che sposò Giulia Sforza; Gerolamo, che divenne vescovo di Massa Marittima nel 1483; Bernardina, che sposò Pieraritonio Colonna; e Maria.
Fonti e Bibl.: Le principali fonti inedite per la ricostr. della carriera del C. sono le sue "condotte" con il papa e con Venezia. Quelle concluse con Pio II e con Paolo II sono conservate nello Arch. di Stato di Roma, Soldatesche e galere, 83, 4, f. 7; e in Arch. Segr. Vat., Diveri. Cameralia, 34, ff. 52-54, 132; 35, ff. 7-9. Riferimenti alla sua carriera militare si rinvengono nell'Arch. di Stato di Venezia, Senato, Secreta, reg. 15, f. 107; reg. 16, f. 224; reg. 19, ff. 44v, 135v; reg. 20, f. 61; Ibid., Senato, Misti, reg. 60, f. 214v; Ibid., Senato, Terra, reg. 2, f. 200; reg. 3, f. 34; reg. 8, f. 66; Arch. di Stato di Roma, Soldatesche e galere, 84, f. 1; Arch. Segr. Vat., Introitus et Exitus, 455, f. 137; 459, f. 82; Arch. di Stato di Milano, Sforzesco, Autografi, 205, fasc. 81; Ibid., Miscellanea storica, 16, 18; Ibid., Potenze sovrano, 1571. Per le linee principali della carriera milit. del C. cfr.: Ilibri commentoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, IV-V, Venezia 1896-1901, ad Indices. Altre fonti per la biogr. del C. sono: M. Sanuto Vitae ducum Venetorum, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., XXII, Mediolani 1733, col. 1089; Le vite di Paolo II di Gaspare da Verona e Michele Canonsi, in Rerum Ital. Scritt., 2 ed., III, 16, a cura di G. Zippel, p. 161; Corpus Chron. Bonon., I-IV, ibid., XVIII, a cura di A. Sorbelli, p. 376; Iohannis Simonetae Rerum gestarum Francisci Sfortiae Mediolanensium ducis Commentarii, ibid., XXI, 2, a cura di G. Soranzo, pp. 263, 299, 456, 459; La Cronaca di Cristoforo da Soldo, ibid., XXI, 3, a cura di G. Brizzolara, ad Indicem;A. M. Querini, Francisci Barbari et aliorum ad ipsum spistolao, Brixiae 1743, p. 250; A. Ratti, Quarantadue lettere originali di Pio II relative alle guerre per la success. nel Reame di Napoli, in Arch. stor. lomb., XXX (1903), I, p. 293; A. R. Natale, Diari di Cieco Simonetta, ibid., LXXIX (1952), p. 179; LXXX (1953), p. 209; LXXXI-LXXXII (1954-55), p. 313; LXXXIII (1956), pp. 87, 99; Le lettere di Lorenzo de' Medici, II, a cura di R. Fubini, Firenze 1977; III, a cura di N. Rubinstein, ibid. 1979, ad Indices. Sul C. si veda anche F. Contelori, Genealogia familiae Comitum Romanorum, Romae 1650, pp. 25, 39, 40; C. Rosmini, Dell'istoria intorno alle militari imprese e alla vita di G. G. Trivulzio, Milano 1815, pp. 48 s.; C. E. Visconti, Ordine dell'esercito ducale sforzesco, in Arch. stor. lomb., III (1876), pp. 454 s., 461, 499; G. Zorzi, Unvicentino alla corte di Paolo II: C. Chiericati e il suo trattatello della milizia, in NuovoArch. veneto, n. s., XXX (1913), pp. 374, 400, 407; C. Argegni, Condottieri, capitani e tribuni, Milano 1937, I, p. 195; P. Pieri, Le milizie sforzesche, in Storia di Milano, VIII, Milano 1957, p. 843.