COSTANTINI, Giovanni
Nacque a Roma il 7 genn. 1872 da Innocenzo e da Giuditta Mancini. Autodidatta, si formò alla scuola del pittore decoratore G. Pagliai presso il quale aveva, da giovanetto, prestato servizio come garzone mentre frequentava saltuariamente la scuola serale del nudo all'Accademia francese di villa Medici.
Le prime notizie della sua attività pittorica risalgono al 1904, data in cui fu acquistata per la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma la sua opera Dai campi di riposo (ora in deposito presso la Accademia di belle arti di Ravenna). Successivamente, nel 1908, venne acquistata Folla triste (in deposito presso la stessa galleria). Dal 1904 il C. partecipò con una certa continuità alle mostre curate dalla Società amatori e cultori di belle arti. Gravitante in quel gruppo di artisti che faceva capo a G. A. Sartorio, fece parte dei "25 della Campagna romana" col nomignolo di "grillo". Insegnante all'Accademia di belle arti, dal 1909 fu membro dell'Accademia di S. Luca. La sua attività di pittore si svolse parallelamente a quella di decoratore e di restauratore; nel 1910 dipinse i pannelli allegorici del Lavoro umano nella sala XVII settembre presso il teatro Nuovo di Spoleto.
Durante il primo conflitto mondiale, pur non prendendovi parte diretta, fu molto colpito dalla durezza degli eventi bellici e concepì una serie di quadri che ne denunciassero gli orrori. Ad un primo gruppo di quattro composizioni simboliche (La guerra, Il bottino, Il dominio militare, La vittoria), realizzate intorno al '14, fecero seguito, nel giro di cinque anni: altri numerosi quadri per un totale di quarantacinque opere di soggetto bellico. Il ciclo della Pittura di guerra venne esposto alla I Biennale d'arte di Roma nel 1921, nella quale il C. ebbe una sala personale. Alcune delle opere, fra cui le quattro su menzionate, vennero censurate per "disfattismo" (riprodotte in Lancellotti e in Vagnetti).
Nel 1925 il C. era a Parigi, a curare la decorazione del salone di ingresso del padiglione italiano per l'Esposizione internazionale (in Emporium, LXII [1925], pp. 20 s., riproduzioni fotografiche). Il C. esplicò la sua attività di decoratore anche nel palazzo Venezia di Roma dove, essendo cominciati i lavori di restauro nel 1924, egli ricompose e restaurò gli affreschi mantegneschi nella sala del Mappamondo ed effettuò la decorazione della sala del Concistorio o delle Battaglie (F. Hermanin, Il palazzo di Venezia, Roma 1948, pp. 115, 184).
Inoltre egli eseguì pale di altare per le chiese di S. Prisca (Madonna della Consolazione con s. Agostino e s. Monica, 1934) e di S. Maria del Popolo (Sacro Cuore di Gesù, circa 1940, conservato nel coro). Nel 1944-45 affrescò la volta dell'abside e la navata centrale della chiesa parrocchiale S. Michele a Capena (S. Michele ed i dodici apostoli).
Il C. morì a Roma il 1º maggio 1947. Per il trigesimo della morte fu organizzata dall'Accademia di S. Luca, il 30 maggio 1947, una mostra illustr. da F. Hermanin.
La pittura del C., che si basa su una approfondita conoscenza tecnica, appare più istintiva e meno formale nelle opere della prima giovinezza, mentre, soprattutto nella serie dei quadri di guerra, si colora di un certo teatralismo nei contrasti di luci ed ombre e nella scelta stessa dei soggetti che "scivolano sovente verso la letteratura", come ha ben rilevato A. Lancellotti.
Bibl.: V. Pica, L'esposizione degli Amatori e Cultori d'arte a Roma, in Emporium, XXVII (1908), pp. 414-416; A. Lancellotti, La 1ª Biennale romana d'arte, Roma 1921, pp. 37-39; F. Vagnetti, G. C. Dodici opere…, Roma 1922; F. Hermanin, in L'Urbe, novembre-dicembre 1947, pp. 24-26; G. Bonasegale, in Roma 1911 (catal.), Roma 1980, pp. 98 s., 101 n. 2, 104; Encicl. Ital., XI, p. 600; App., II, p. 707; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 536.