BATTELLI, Giovanni Cristoforo
Nacque a Sassocorvaro il 2 marzo 1658; addottoratosi in utroque iure (1678), si trasferì a Roma, ove entrò nelle grazie del cardinale C. Barberini, di cui fu a lungo segretario (1686-1701) e dal quale ottenne anche un benefizio nella basilica vaticana (1689); poco dopo fu ordinato sacerdote (1691). Discreto conoscitore delle antichità classiche, non privo di velleità letterarie (fu arcade col nome di Arisostene Parorio), fu assai stimato anche da Clemente XI, che lo volle suo cameriere segreto e bibliotecario, lo nominò canonico di S. Maria Maggiore e l'inviò come legato all'abbazia di Casamari assieme ad O. Albani (1703).
Anche dopo la morte del Barberini (1704) il B. continuò a godere del favore del pontefice, ricevendone anzi (1708) l'investitura della natia rocca di Sassocorvaro per sé e per tre generazioni della sua famiglia. Fu poi segretario dei Brevi ai principi (1711), referendario di ambedue le Segnature (1712) e vescovo in partibus di Amasea (1716); ma, morto Clemente XI, fu rimosso da Innocenzo XIII (1721) dall'ufficio di segretario dei Brevi ai principi. Morì a Roma il 30 luglio 1725 e fu sepolto in S. Maria Maggiore.
Tra le opere a stampa del B. si ricordano anzitutto due diligenti scritti antiquari, Expositio aurei numismatis Heracliani ex museo sanctiss. dom. n. Clementis XI, Romae 1702, su un aureo di Eraclio, del 610 d. C. o poco posteriore (cfr. W. Wroth, Catal. imper. byzant. coins of the British Museum, I, London 1908, pp. XCIC, CI, 185), di cui il B. discute le leggende, e in particolare il CONOB che vi compare e che già ai suoi tempi veniva interpretato (ma il B. non era d'accordo) come Con(stantinopoli) ob(ryzatum); inoltre De sarcophago marmoreo Probi Anicii et Probae Faltoniae in templo Vaticano..., Romae 1705, sul celeberrimo sarcofago di Probo (cfr. J. Wilpert, I sarcofagi cristiani antichi, I, Roma 1929, pp. 42 ss. e tav. XXXV), in cui non si discosta molto da A. Bosio; tre opere liturgiche: Ritus annuae ablutionis altaris maioris sacrosanctae basilicae Vaticanae in die coenae Domini..., Roma 1702; Sacrae imagines inserendae officiis propriis ss. ad usum cleri sac. patriarch. bas. Liberianae S. M. maior., Romae 1715 (ma quest'opera, attestata dal solo Moroni, è introvabile, almeno nelle biblioteche di Roma); Brevis enarratio sacrorum rituum servatorum in aperiendo et claudendo portam sanctam patriarchalis basilicae Liberianae S. Mariae maioris..., Romae 1726: quest'ultima, scritta in occasione dell'anno santo del 1725, lasciata incompiuta dal B., fu completata e pubblicata da A. D. Norcia; infine una Oratio de laudibus sancti Pii V..., Romae 1712, pubblicata in occasione delle solenni celebrazioni del nuovo santo in S. Maria Maggiore ad opera di Clemente XI (2 ott. 1712), e una breve Vita (anonima) dello stesso Clemente XI che precede il Clementis Undecimi pont. max. bullarium, Romae 1723.
I numerosi manoscritti del B., una quarantina circa, diligentemente elencati dal Vecchietti, sono tuttora a Sassocorvaro: parte nella biblioteca comunale, parte in quella delle scuole elementari. Comprendono ricerche e note su Sassocorvaro, relazioni alla S. Congregazione dell'Indice (una sul De tribus impostoribus magnis), discorsi sugli antichi re di Roma, ecc. Più importanti, naturalmente, le lettere scritte nel periodo in cui fu segretario del Barberini (4 voll.) e quelle (4 voll.) scritte per la Segreteria di Stato di Clemente XI (1703-1711). Qualche lettera che pure si collega all'attività del B. presso la curia romana si conserva nei codici Vat. Lat. 10863, 10866. Oltre quaranta lettere di ecclesiastici ed eruditi del tempo al B. sono nella Bibl. universitaria di Urbino; altre ancora che lo riguardano sono nei Vat. Cappon. 271 e 272.
Particolare menzione meritano i cordiali rapporti intercorsi tra il B. e G. M. Lancisi di cui si conservano manoscritte, tra l'altro, dieci lettere, al B. (ottobre-novembre 1703), "intorno alle cose da esso osservate nel viaggio fatto in detto tempo da Roma ad Urbino" (Roma, Bibl. Lancisiana, cod. LXXVII, 3). Più tardi (1712), essendosi trovate in un terreno del marchese Marcello Sacchetti presso l'antica Laurento vestigia di una villa che si credette essere quella di Plinio il Giovane (opinione probabilmente esatta, cfr. R. Lanciani, Monum. antichi dei Lincei, XIII[1903], pp. 192 ss.), il Lancisi, che quelle rovine ammirò, scrisse Phisiologicae animadversiones in Plinianam villam nuper in Laurentino detectam..., invitando il B. ad accorrere a Laurento, invito che il B. dovette declinare. Sia l'operetta del Lancisi sia le lettere intercorse tra i due sono stampate in appendice alla Dissertatio de generatione fungorum di L. F. Marsili (Romae 1714), pp. XIX-XLVII. Ma di un'opera autonoma De vestigiis villae Plinianae, dal B. indirizzata al Lancisi e di cui parlano il Buonamici e qualche altro, non resta traccia, almeno a Roma.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, pp. 547 s.; F. Buonamici, De claris pontificiarum epistolarum scriptoribus, Roma 1770, pp. 104, 286 s.; F. Vecchietti, Biblioteca Picena, II, Osimo 1791, pp. 110 ss.; G. Moroni, Diz. di erudiz. stor. ecclesiastica, XII, Venezia 1843, p. 111; XCIV, ibid. 1859, p. 108; I. Carini, L'Arcadia dal 1690 al 1890, Roma 1891, pp. 313 ss.; A. Bacchini, La vita e le opere di G. M. Lancisi, Roma 1920, p. 114; P. Franciosi, Mons. G. C. B…, in Atti e Mem. d. Deput. di storia patria per le Marche, s. 5, I (1937), pp. 127 s.; C. Eubel, Hierarchia catholica, V, Patavii 1952, p. 80; A. Sorbelli, Invent. dei manoscritti delle Bibl. d'Italia, LXXX, pp. 51 s., 177.