GIOVANNI d'Altaselva (Iohannes de Alta Silva)
Monaco nell'abbazia cisterciense d'Altaselva (Haute-Seille), in Lorena, verso la fine del sec. XII. È noto unicamente per il libro che intitolò De rege et septem sapientibus, mentre i copisti medievali preferirono chiamarlo, non a torto, Lucinius, e i critici moderni, meno ragionevolmente, Dolopathos (edito da H. Oesterley, Strasburgo 1873; meglio da A. Hilka, Heidelberg 1913).
È una delle tante versioni di quel Libro dei sette savî, che occupa un posto così cospicuo nella storia della novellistica orientale e occidentale. Ma nel gruppo stesso delle versioni occidentali il Lucinius si distingue per caratteri suoi proprî, sia perché trasporta l'azione in Sicilia (e a Roma) e vi fa intervenire, come maestro d'ogni arte, specie d'astrologia, Virgilio, sia perché aggiunge in fine la storia della conversione al cristianesimo del protagonista, Lucinio, figlio del re Dolopato; sia perché riduce il numero delle novelle e alle tradizionali ne sostituisce altre nuove (tra le quali è quella che darà materia al Mercante di Venezia di Shakespeare). Il Lucinius fu tradotto in versi francesi a principio del sec. XIII da un Erberto (Herbert), che lo intitolò, e il nome passò poi anche all'originale latino, Roman de Dolopathos (edito da Ch. Brunet e da A. de Montaiglon, Parigi 1856).
Bibl.: K. Campbell, The seven Sages of Rome, Boston 1907; M. Manitius, Gesch. der lat. Lit. des Mittel., III, Monaco 1931, pp. 277-281.