GIOVANNI d'Ambrogio.
Scultore e architetto fiorentino attivo nella seconda metà del Trecento.La prima menzione che riguarda l'attività di G. risale al 1366, quando il suo nome compare insieme ad altri collaboratori per alcuni interventi architettonici all'interno del duomo fiorentino (Guasti, 1887, nr. 158). Nel 1383 ricevette l'incarico di eseguire due statue raffiguranti la Giustizia e la Prudenza, su disegno di Agnolo Gaddi, per la decorazione della loggia della Signoria, impegno che si protrasse fino al 1386 (Frey, 1885, pp. 302-303, 307). Successivamente l'attività di G. si concentrò quasi esclusivamente sulla fabbrica del duomo, a eccezione dell'impegno assunto nel 1389 per la decorazione della cappella della Sacra Cintola nel duomo di Prato (Poggi, 1932, pp. 302-304), di cui non resta traccia per i successivi rifacimenti subìti, e di altri lavori eseguiti per la chiesa fiorentina di S. Cecilia, nel 1388-1389 (Frey, 1885, pp. 232, 234, 236).Nel 1388 è documentata la presenza di G. presso la fabbrica di S. Maria del Fiore con l'incarico di eseguire alcune figure per la facciata (Il Duomo di Firenze, 1909, nr. 61); nel 1391 si inaugurò la decorazione della porta della Mandorla (ivi, nr. 348), realizzata da G. insieme a Jacopo di Piero Guidi e Niccolò Lamberti, impegno ampiamente testimoniato dai registri della fabbrica fino al 1394 (ivi, nrr. 351, 353), e per la quale, successivamente, nel 1404, G. assunse l'incarico di direzione e progettazione dei lavori per la parte riguardante gli archivolti. Nel 1395 G. realizzò una statua di S. Barnaba, che venne collocata sulla facciata del duomo l'anno successivo (ivi, nr. 126). Dopo un'assenza non autorizzata dalla città nel 1397 insieme al figlio Lorenzo, per la quale venne estromesso dalla fabbrica del duomo (ivi, nr. 338), il suo nome ricompare soltanto nel 1401, ma con il prestigioso incarico di capudmagister, che mantenne con alcune interruzioni fino al 1418, quando venne congedato per l'età avanzata (Guasti, 1887, nrr. 420, 478). A conferma, nella fase conclusiva della carriera di G., di un impegno ormai esclusivamente concentrato nell'attività architettonica stanno i documenti del 1404 (Guasti, 1887, nr. 424) circa la nomina di una commissione per difetti di progettazione dei contrafforti della tribuna del duomo, del 1406 per la misurazione di vecchie abitazioni presso la cittadella di Pisa (Manghi, 1911, p. 69), del 1407 per un progetto relativo a piazza S. Giovanni (Guasti, 1887, nr. 424) e infine del 1417-1418 per la cupola del duomo di Firenze (Guasti, 1857, nrr. 21, 25-26).La mancanza di notizie circa la prima attività di G. precedente agli esordi nella fabbrica del duomo (1366) e alla loggia dei Lanzi (1383) ha consentito di avanzare soltanto ipotesi sia sulla sua data di nascita, presunta intorno al 1345 (Wundram, 1960, pag. 116), sia sull'attività giovanile, cui sono attribuite la figura di un angelo posta sopra la porta del campanile del duomo e una coppia di profeti, oggi divisa tra la porta dei Cornacchini e il Mus. dell'Opera di S. Maria del Fiore a Firenze, opere riferibili al settimo decennio del Trecento (Kreytenberg, 1972, pp. 5, 14-15).L'aspetto più problematico della definizione della personalità di G. - nodo centrale della ricostruzione storica della scultura fiorentina agli albori del Rinascimento - è quello relativo al riconoscimento della sua opera nella decorazione della porta della Mandorla. La documentata ma non chiaramente definita partecipazione di G. per le cornici laterali e, in seguito, per gli archivolti - con la presenza certa del figlio Lorenzo, di Nanni di Banco e Niccolò Lamberti e quella invece presunta di Jacopo della Quercia (Lisner, 1976) - divide la critica su posizioni contrastanti, che tendono o a ricondurre a G. pressoché l'intera responsabilità della decorazione (Kreytenberg, 1972) o ad assegnare all'artista solo parti delle cornici e degli sguanci, tra cui alcune raffigurazioni con Storie di Ercole e Apollo, ipotizzando per un Ercole stante la presenza di Jacopo della Quercia alle dipendenze di G. (Il Museo dell'Opera del Duomo, 1970; Lisner, 1976). L'identificazione dell'autore dell'Ercole stante è quindi il nodo filologico essenziale che si lega anche a quella del c.d. Maestro dell'Annunciazione, autore del relativo gruppo (Firenze, Mus. dell'Opera di S. Maria del Fiore), originariamente collocato sul timpano della porta della Mandorla, assegnato variamente a G. (Kreytenberg, 1972) o a Jacopo della Quercia, ritenuto attivo a Firenze nella bottega di G. intorno al 1397 (Il Museo dell'Opera del Duomo, 1970). La problematica attribuzione di questa Annunciazione, per la quale è sempre stata esaltata la particolare rievocazione classicistica, coinvolge anche l'identificazione della statua di S. Barnaba, opera documentata di G., eseguita tra il 1395 e il 1396 per il secondo registro della facciata del duomo. L'opera è stata alternativamente identificata dalla critica con una delle due statue acefale (Firenze, Mus. dell'Opera di S. Maria del Fiore) i cui diversi connotati stilistici - l'una improntata da una formale adesione a moduli tardogotici (Brunetti, 1932; Il Museo dell'Opera del Duomo, 1970), l'altra dal raffinato classicismo (Wundram, 1960) - ripetono la contrastante ricostruzione del ruolo e dell'opera di G. nell'ultima fase della scultura fiorentina in epoca prerinascimentale, dove è alternativamente collocato come tardo epigono della cultura tardogotica (Il Museo dell'Opera del Duomo, 1970) e come autentico anticipatore della nuova temperie rinascimentale (Kreytenberg, 1972).Durante l'assenza documentata di G. e del figlio Lorenzo da Firenze (1397) sono stati supposti un viaggio a Roma e l'esecuzione del monumento funebre del cardinale Filippo di Alençon in S. Maria in Trastevere (Hoogewerff, 1924), di cui oggi restano alcune statuine collocate sulle porte laterali della chiesa, nonché di un gruppo di sculture trecentesche nella chiesa di S. Cecilia in Trastevere, tra le quali il sarcofago del cardinale Adam (m. nel 1397), avvicinate in particolare al figlio di G., Lorenzo (Toesca, 1951, p. 360). Ancora alla produzione matura di G., vicina alle sculture della loggia della Signoria, è assegnato un angelo con la ribeca (Firenze, Mus. dell'Opera di S. Maria del Fiore; Il Museo dell'Opera del Duomo, 1970, p. 249), messo in relazione con un documentato incarico di G. per l'esecuzione di statue per la facciata del duomo (1388). Un ultimo gruppo di sculture attribuito a G., che costituirebbe il congedo della sua lunga attività (1413-1415), è quello dei tre profeti (Firenze, Mus. Naz. del Bargello; Kreytenberg, 1972, p. 32) collocati originariamente a Orsanmichele, per i quali era stata in precedenza avanzata un'assegnazione al giovane Donatello.
Bibl.: Fonti. - F. Baldinucci, Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua, a cura di F. Ranalli, I, Firenze 1845⁵ pp. 334-335.Letteratura critica. - C. Guasti, La cupola di S. Maria del Fiore, Firenze 1857; K. Frey, Die Loggia dei Lanzi zu Florenz, Berlin 1885; C. Guasti, Santa Maria del Fiore, Firenze 1887; Il Duomo di Firenze, a cura di G. Poggi, Berlin 1909, I (rist. anast. a cura di M. Heines, Firenze 1988); A. Manghi, La Certosa di Pisa. Storia (1366-1866) e descrizione, Pisa 1911; G.J. Hoogewerff, De beeldhouwkunst te Rome in de loop der XIV eeuw [Un monumento della fine del sec. 14° a Roma], Mededeelingen van het Nederlandsch Historish Instituut te Rome 4, 1924, pp. 123-152; H. Kauffmann, Florentiner Domplastik, JPreussKS 47, 1926, pp. 141-167, 216-237; G. Brunetti, Giovanni d'Ambrogio, RivA 14, 1932, pp. 1-22; G. Poggi, La cappella del Sacro Cingolo nel Duomo di Prato e gli affreschi di Agnolo Gaddi, ivi, pp. 355-376; Toesca, Trecento, 1951, pp. 348-350, 354; M. Wundram, Der Meister der Verkündigung in der Domopera zu Florenz, in Beiträge zur Kunstgeschichte. Eine Festgabe für Heinz Rudolf Rosemann zum 9. Oktober 1960, Berlin-München 1960, pp. 109-125; Il Museo dell'Opera del Duomo a Firenze, a cura di L. Becherucci, G. Brunetti, I, Firenze [1970], pp. 249-250; G. Kreytenberg, Giovanni d'Ambrogio, JBerlM 14, 1972, pp. 5-32; M. Lisner, Zu Jacopo della Quercia und Giovanni d'Ambrogio, Pantheon 34, 1976, pp. 275-279; id., Die Skulpturen am Laufgang des Florentiner Domes, MKIF 21, 1977, pp. 111-182; G. Kreytenberg, La tomba di Donato Acciaiuoli in Santi Apostoli a Firenze. Un'opera d'importazione, in Skulptur und Grabmal des Spätmittelalters in Rom und Italien, "Akten des Kongresses ''Scultura e monumento sepolcrale del tardo medioevo a Roma e in Italia'', Roma 1985", a cura di J. Garms, A.M. Romanini, Wien 1990, pp. 345-352.