GIOVANNI d'Anagni (Iohannes de Anania)
Figlio di Leonardo, nacque con tutta probabilità ad Anagni verso la fine del secolo XIV. Le notizie riguardanti questo giurista, annoverato tra le figure più eminenti nel suo campo (Calasso, p. 588), sono piuttosto scarse: il nome del padre è noto dal Liber secretus, l'anno di nascita è approssimativamente calcolato, tenendo conto del fatto che G. ottenne la licentia docendi il 15 giugno 1422.
L'indicazione, riportata in alcune opere di carattere erudito, del 1376 come anno di nascita di G. non è da accogliere, al pari della notizia, riportata dal Ghirardacci (p. 164), secondo la quale G. si dedicò agli studi giuridici solo dopo la morte della moglie.
G. studiò a Bologna, entrando nel collegio gregoriano probabilmente verso l'anno 1414, questa supposizione si basa su due considerazioni: la prima che, stando gli statuti dell'anno 1397, la licenza non poteva essere ottenuta, salvo particolari dispense, se non dopo otto anni di studio. La seconda deriva dal fatto che G. stesso ricorda come suo maestro il noto canonista Pietro d'Ancarano, morto nel 1416. Sia in occasione della licenza, sia in seguito alla laurea, conseguita il 17 maggio 1423, G. fu presentato da un altro illustre maestro dello Studium bolognese, Floriano Sampieri (Floriano da San Pietro). Nei Rotuli dei lettori bolognesi il nome di G. compare già nell'anno 1422, quando fu delegato alla lettura del Digestum vetus nei giorni festivi. Successivamente, nell'anno 1424-25 i riformatori dello Studio gli affidarono la lettura del Liber sextus e delle Clementinae, lettura proseguita da G. fino all'anno 1428-29. Intorno al 1429 G. abbandonò per un certo periodo la città di Bologna alla volta di Firenze, dove aveva già svolto, nel 1425, attività di ambasciatore per conto di Bologna. Secondo i documenti editi dal Piana (1966, pp. 276 s.) G. era senz'altro a Firenze nel 1431, ma la sua assenza dai Rotuli dello Studio felsineo a partire dall'anno 1429-30 induce ad anticipare di qualche tempo la sua presenza nella città di Firenze, dove dovette insegnare presso il locale ateneo o ricoprire qualche incarico di rilievo presso la curia arcivescovile. Il nome di G. ricompare nelle fonti relative allo Studio di Bologna solo nel 1431-32, quando si dedicò alla lettura serale delle Decretali, impegno da lui proseguito fino all'anno 1456-57.
Non corrisponde al vero, pertanto, la notizia secondo la quale egli avrebbe abbandonato l'insegnamento nell'anno 1443 per dedicarsi esclusivamente all'avvocatura e al servizio della città (von Schulte, p. 223). Si tratta probabilmente di un'errata interpretazione di un passo del Borselli (Cronica, p. 84) in cui il cronista riferisce che mentre il popolo bolognese schieratosi con Annibale Bentivoglio assediava la fortezza di porta Galliera, G., insieme con molti altri magistri, spogliatosi della toga trasportava la terra per costruire gli argini intorno alla fortezza.
Le sue lezioni attiravano numerosi ascoltatori: tra i suoi allievi compaiono i nomi di P. Barbo, più tardi papa Paolo II, A. Barbazza, L. Pontano e A. Tartagni, che divenne poi suo genero. Il suo nome compare frequentemente nel corso degli anni in occasione del conferimento di titoli accademici (Piana, 1966 e 1978); in qualità di avvocato G. rese i suoi servigi fra l'altro in favore del convento bolognese di S. Francesco, come è attestato da una nota del 23 dic. 1436 riguardante il suo onorario. Secondo una notizia non confermata da altre fonti egli avrebbe riformato gli statuti di Lucca.
Dopo la morte della moglie, della quale non è noto il nome, G. intraprese la vita ecclesiastica. Egli venne dapprima nominato, nel 1443, canonico del capitolo della chiesa cattedrale di Bologna e, successivamente, con bolla di Niccolò V del 24 ott. 1448 (Piana, 1966, p. 276 n.24), elevato alla dignità di arcidiacono. In questa veste fu particolarmente sollecito nei confronti del collegio d'Ancarano, fondato con un lascito testamentario da Pietro d'Ancarano, già ricordato fra i maestri di G., come attesta un documento segnalato dal Piana (1976, pp. 892-895). La promozione agli ordini sacri di G. proseguì con la concessione del suddiaconato (12 apr. 1449; Piana, 1966, p. 471) e del diaconato (8 apr. 1452; ibid.). Sempre nel 1452 dovette recitare, in occasione della venuta in città dell'imperatore Federico III, una pubblica orazione, come segnalato dal Kristeller. Noto per la sua fervente religiosità e per la generosità verso i poveri, contribuì notevolmente al proseguimento dei lavori di costruzione della chiesa di S. Maria dei Servi, al cui ordine fu legato fino ad assumerne, sul letto di morte, l'abito.
Il 29 ott. 1446 aveva dettato il suo testamento, integrato in seguito da un codicillo redatto l'8 marzo 1454. I suoi beni, costituiti anche da una casa nella cappella di S. Donato, furono devoluti in parte ai serviti, nella cui chiesa volle essere sepolto, e in parte ai poveri. L'incertezza della data della morte oscillante, stando le indicazioni della letteratura erudita, fra il 1453 e il 1457 è ora superata dalla segnalazione del Piana (1966, p. 277) che, sulla scorta di una breve nota apposta sul suo testamento, la indica nel 17 genn. 1457.
Opere: G. ha lasciato diversi commentari e pareri legali, alcuni dei quali editi già nel XV secolo.
Commentaria super prima et secunda parte libri quinti Decretalium, editi la prima volta a Bologna il 7 dic. 1479 (Hain, Repertorium bibliographicum [=H], *938; Indice generale degli incunaboli [=IGI], III, 5245) e successivamente a Milano il 20 ott. 1497 (H, 939; IGI, 5246) e il 20 nov. 1492 (H, *941; IGI, 5247). In seguito i Commentaria furono editi a Lione nel 1521 e nel 1553. Sempre a Lione nel 1546 essi apparvero in un'unica edizione comprendente anche i Commentaria super primo, secundo, tertio et quarto Decretalium nonché i Commentaria super sexto Decretalium. Questi ultimi erano già stati editi a Milano nel 1492 (H, 942) e furono anche pubblicati a Lione nel 1553. Di questi Commentaria è noto il manoscritto della Biblioteca apostolica Vaticana (Vat. lat. 2281) contenente però solo il commento al terzo libro.
Numerosi furono i pareri legali espressi da G. nel corso della sua carriera. Una prima edizione, curata da Ludovico Bolognini, fu pubblicata a Bologna intorno ai primi giorni del 1481 (IGI, 5242) e in seguito a Milano nel 1491 (H, 934; IGI, 5243); a Venezia nel 1496 (H, 937; IGI, 5244) e ancora a Milano nel 1496 (H, 936). Furono di nuovo editi a Venezia nel 1576 e nel 1580.
In occasione del giubileo tenutosi a Roma nel 1475, sotto il pontificato di Sisto IV, fu edito, per iniziativa di Bartolomeo Guldinbeck, il Tractatus iubilei, redatto da G. nel 1450 (Roma 1474-75: cfr. H, 943; IGI, 5248).
Un suo trattatello De revocatione feudi alienati è stato edito a Basilea nel 1564 unitamente alla Lectura in materia feudorum di Martino Garati (per le altre edizioni, cfr. von Schulte, p. 322).
Fra i manoscritti contenenti opere di G., in particolare suoi pareri legali, si segnalano i seguenti codici: Bologna, Biblioteca del Collegio di Spagna, ms. 121.248; Lipsia, Universitätsbibliothek, ms. 1054 (cc. 226-274); Padova, Bibl. universitaria, ms. 388, cc. 205-221; Ravenna, Bibl. Classense, ms. 385. È forse da porre in rapporto con il Tractatus de iubileo una Oratio in honorem iubilei che, stando il tenore dell'explicit, fu letta da G. nel 1450, e che è conservata manoscritta presso la Biblioteca nazionale e universitaria di Lubiana (Kos, p. 51).
Fonti e Bibl.: G. Borselli, Cronica gestorum ac factorum memorabilium civitatis B0noniae, a cura di A. Sorbelli, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XXIII, 2, pp. 84, 93; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, a cura di A. Sorbelli, ibid., XXXIII, 1, pp. 83, 143, 149, 161, 164; U. Dallari, I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, I-IV, Bologna 1888-1924, ad indicem; C. Piana, Nuove ricerche su le Università di Bologna e di Parma, Quaracchi-Florentiae 1966, ad indicem; T. Diplovatazio, Liber de claris iuris consultis, pars posterior, a cura di H. Kantorowicz - F. Schulz - G. Rabotti, in Studia Gratiana, X, Bononiae 1968, ad indicem; C. Piana, Lauree in diritto civile e canonico conferite dall'Università di Bologna secondo la relazione del "Liber Sapientium" (1419-1431), in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le province di Romagna, n.s., XVII-XIX (1969), ad indicem; Id., Nuovi documenti sull'Università di Bologna e sul Collegio di Spagna, I-II, Bologna 1976, ad indicem; G.N. Pasquali Alidosi, Li dottori bolognesi di legge canonica, e civile…, Bologna 1620, p. 116; G. Panciroli, De claris legum interpretibus libri quatuor, Lipsiae 1721, p. 358; J. Sichard, Vitae recentiorum iuris consultorum, ibid., p. 424; M.B. Mantova, Epitome virorum illustrium, ibid., p. 471; G.M. Mazzuchelli, Gli scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, pp. 656, 658; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, I, Bologna 1781, pp. 224-230; J.F. von Schulte, Geschichte der Quellen und Literatur des canonischen Rechts, II, Stuttgart 1877, pp. 320-322; E. Besta, Fonti - Legislazione e scienza giuridica, in Storia del diritto italiano, a cura di P. Del Giudice, II, 1, Milano 1925, pp. 514, 890 s., 897; M. Kos, Codices Aetatis Mediae manu scripti qui in Slovenia reperiuntur, Ljubljana 1931, p. 50; A. van Hove, Prolegomena, I, 1, Mechliniae-Romae 1945, pp. 493-501, 506; F. Calasso, Medioevo del diritto, I, Le fonti, Milano 1954, pp. 369, 588; G. Dolezalek, Verzeichnis der Handschriften zum römischen Rechts bis 1600, Frankfurt am Main 1972, ad indicem; A catalogue of canon and Roman law manuscripts in the Vatican Library, a cura di S. Kuttner - R. Elze, I, Città del Vaticano 1986, p. 310; I codici del Collegio di Spagna di Bologna, a cura di D. Maffei…, Milano 1992, ad indicem; P.O. Kristeller, Iter Italicum, II, p. 27; Dictionnaire de droit canonique, VI, coll. 88 s.; Rep. fontium hist. Med. Aevi, VI, p. 275.