Giovanni d'Appia
Francese d'origine (Jean d'Eppe), passato nel regno di Sicilia come consigliere militare di Carlo I d'Angiò, nel maggio 1281 fu nominato da papa Martino IV rettore provinciale e capitano generale delle truppe pontificie in Romagna col titolo di " comes Romandiolae ". Quivi si trattenne sin verso il settembre 1283, nel periodo, cioè, di più acuta tensione fra autorità apostoliche e ghibellinismo romagnolo, durante la fase iniziale del diretto governo papale in questa regione.
L'Appia fu, sia sul piano politico che su quello militare, il più tenace antagonista del conte Guido da Montefeltro, capo del ghibellinismo romagnolo, soprattutto in occasione del lungo assedio di Forlì: dapprima, negli anni 1281-1282, con risultati disastrosi; infine, nel 1283, con pieno successo, superando le ultime resistenze delle forze antipapali.
D., pur senza richiamarsi a lui espressamente, ne adombra la presenza nell'ottava bolgia, rivolgendosi a Guido da Montefeltro con le parole: la terra che f é già la lunga prova / e di Franceschi sanguinoso mucchio (lf XXVII 43-44); versi che costituiscono un lapidario ricordo dell'episodio d'armi accaduto a Forlì il 10 maggio 1282, che ruppe sul momento, con un'improvvisa quanto grave decimazione delle truppe franco-papali condotte da G. d'A., il lungo assedio alla roccaforte del ghibellinismo romagnolo; e che, insieme, vogliono forse essere, nella particolare ispirazione politica di D., il suggello del fallimento sul piano politico-militare dei programmi del temporalismo papale e della gallicizzazione della curia romana, portati appunto alle estreme conseguenze sotto il francese Martino IV.
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