GIOVANNI da Bari
Nacque probabilmente a Bari, in un anno che può essere fatto risalire al 1160 grazie alle note autobiografiche presenti in alcune delle sue opere a noi pervenute; da esse si desume anche il cursus della sua vita ecclesiastica, pur con qualche incertezza legata al computo degli anni.
Dovette ricevere la prima tonsura tra il 1067 e il 1068 circa, quando presumibilmente aveva sette anni; i primi tre ordini minori (ostiariato, lettorato ed esorcistato) gli furono conferiti, certamente dall'arcivescovo Ursone in Bari, tra il 1080 e il 1081, quando doveva avere un'età vicina ai 20-21 anni. Quindi, dopo un congruo intervallo di mesi, nel 1082-83 circa, secondo le regole del diritto canonico, ottenne l'accolitato e il suddiaconato dallo stesso arcivescovo e tra il 1083 e il 1084 l'ordine del diaconato; infine nel biennio successivo, non prima del suo venticinquesimo anno, Ursone lo ordinò sacerdote, concedendogli, con molta probabilità, anche l'arcidiaconato, come riporta lo stesso G. e confermano alcune fonti a lui contemporanee che già nel 1087 lo riconoscono quale arcidiacono della cattedrale.
Il 1087 fu un anno cruciale per l'attività di G. come uomo di chiesa e letterato. In maggio, infatti, giunsero a Bari le reliquie di s. Nicola trafugate a Mira da marinai baresi; l'arcivescovo Ursone ed Elia, abate del monastero di S. Benedetto, furono i personaggi principali delle vicende che seguirono l'arrivo delle reliquie.
G., amico fedele, consigliere e creatura di Ursone, fu il testimone d'eccezione dell'importante avvenimento, tanto che tra il 1087 e il 1088 compose, su richiesta dello stesso Ursone, la prima delle opere conservateci, la Translatio s. Nicolai episcopi in Barium et duodecim preclara miracula.
Quest'opera non ci è pervenuta nella sua stesura originaria, ma in redazioni che ad A. Pertusi sono sembrate variamente interpolate, e soprattutto caratterizzate da uno stile più retorico e più lirico di quello degli altri scritti di Giovanni.
Un'altra opera contemporanea o forse di poco anteriore alla Translatio, il Tractatus de translatione s. Nicolai confessoris et episcopi del monaco benedettino Niceforo, anch'egli barese o abitante nella città pugliese, presenta gli stessi problemi di tradizione del racconto di G., che nella sua narrazione sembra conoscere il testo di Niceforo e in alcuni punti pare quasi contrapporsi a esso. Con i due racconti cominciò a costituirsi in Bari un importante centro agiografico.
La Translatio ha avuto più edizioni: L. Surius, De probatis sanctorum historiis, III, Coloniae Agrippinae 1579, pp. 172-181; VII, ibid. 1581, pp. 397-406; V, ibid. 1618, pp. 116-121; XII, ibid. 1880, pp. 185-196; N.C. Falcone, Sancti confessoris pontificis et celeberrimi thaumaturgi Nicolai acta primigenia nuper detecta, Neapoli 1751, pp. 138-146; N. Putignani, Vindiciae vitae et gestarum sancti thaumaturgi Nicolai archiepiscopi Myrensis diatribae, II, Neapoli 1757, pp. 217-251; F. Nitti di Vito, La traslazione delle reliquie di s. Nicola, in Iapigia, VIII (1937), pp. 332-366; in traduzione italiana: N. Putignani, Istoria della vita, dei miracoli e della traslazione del gran taumaturgo s. Niccolò, Napoli 1771, pp. 555-568.
L'arcivescovo Ursone morì subito dopo la composizione della Translatio, il 14 febbr. 1089; gli successe l'abate Elia, che riconfermò nella più alta dignità della cattedrale G., che si era dimostrato persona degna di fiducia per la sua fedeltà alla Chiesa barese e per la sua amicizia con i nuovi signori normanni.
Nel 1091 G. si assunse il compito di redigere la cronaca della scoperta di alcune ossa del corpo di s. Sabino all'interno della cattedrale barese: Historia inventionis s. Sabini episcopi Canusini. Secondo alcuni storici, tra i quali P. Davino, tale rinvenimento risulterebbe poco credibile in quanto s. Sabino, protettore della città di Canosa, era stato vescovo di quella città nel VI secolo, perciò non si spiegherebbe la presenza del suo corpo in Bari se non come pura invenzione delle gerarchie ecclesiastiche baresi per porre definitivamente in primo piano la propria sede arcivescovile nei confronti di quella di Canosa.
Su questi presupposti gli stessi autori negano la paternità di G. per quest'opera, anche se da essa si desumono tutte le preziose informazioni sulla vita ecclesiastica di G. stesso e su quella dell'arcivescovo Ursone.
L'opera è percorsa da molteplici riferimenti letterari ed evangelici che ricorrono soprattutto nei paragrafi conclusivi. L'inserimento nel testo di un computo matematico degli anni serve al narratore per dare fondatezza al suo racconto e si deve inquadrare nell'ottica della glorificazione della Chiesa e della città di Bari, glorificazione della quale G. fu il maggior artefice.
L'Historia è stata edita più volte: C. Baronio, Annales ecclesiastici, XI, Romae 1604; Acta sanctorum februarii, II, Antverpiae 1658, coll. 330 s.; F. Ughelli, Italia sacra, VII, Romae 1659, coll. 851 s., 860 s.; A.A. Tortora, Relatio status sanctae primatialis Ecclesiae Canusinae, Romae 1758, pp. 246-248; traduzioni italiane in: A. Beatillo, Historia della vita, morte e miracoli e traslazione del santo confessore in Cristo Sabino, vescovo di Canosa, protettore della città di Bari, Napoli 1629, pp. 213-218; G. Cioffari - R. Lupoli Tateo, Antiche cronache di Terra di Bari, Bari 1990, pp. 185-188.
Molti studiosi sono concordi nell'attribuire all'agiografo la composizione del Carmen de vita s. Sabini episcopi Canusini, ultimato probabilmente nello stesso 1091. A. Viscardi riconosce che in questa vita di s. Sabino in versi l'autore dimostra di saper essere un poeta squisito e abilissimo nell'uso della tecnica vincolativa del carme reciproco, ma nello stesso tempo essenzialmente spontaneo nel costruire distici di pregiata fattura e di ottima efficacia rappresentativa.
Il Carmen è stato edito in Acta sanctorum februarii, II, Antverpiae 1658, coll. 328 s. Si ha anche notizia di un'altra opera di G. purtroppo perduta, l'Historia parva sive Relatio translationis brachii s. Thomae apostoli ac brachii s. Vincentii martiris, que in ecclesiam S. Nicolai translata fuerunt (Marturano, p. 15).
L'ultima attestazione dell'attività e della vita di G. si trova in una pergamena del maggio 1103 (Codice diplomatico barese, V, n. 37) nella quale egli sottoscrive una donazione dell'arcivescovo Elia; il documento, peraltro, è considerato falso da Nitti di Vito. In mancanza di dati certi, comunque, si deve supporre che G. sia morto nella sua città dopo il 1103.
Fonti e Bibl.:Codice diplomatico barese, I, a cura di G.B. Nitto de Rossi - F. Nitti di Vito, Bari 1897, nn. 33 pp. 60-63, 34 pp. 64 s.; V, a cura di F. Nitti di Vito, ibid. 1911, nn. 14 pp. 27-29, 37 pp. 64 s.; P. Signoriello, Storia della vita, miracoli, traslazione e culto di s. Nicola, Napoli 1855, pp. 221-243; R. Cessi, Un vescovo pugliese del VI secolo, s. Sabino di Canosa, in Atti dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, LXXIII (1913-14), pp. 1147-1149; P. Davino, Una pagina di storia medioevale delle Chiese di Canosa e Bari, Napoli 1918, pp. 28-36; F. Lanzoni, Le diocesi d'Italia, I, Faenza 1927, pp. 292-294; G. Praga, La traslazione di s. Niccolò e i primordi delle guerre normanne in Adriatico, in Arch. stor. per la Dalmazia, VII (1932), pp. 114-121, 126-139, 233-246; VIII (1933), pp. 10-26; XII (1937), pp. 287, 295; F. Nitti di Vito, La traslazione di s. Nicola a Bari (1087 o 1071?), in Iapigia, X (1939), pp. 374-382; A. Viscardi, Le origini, Milano 1939, p. 325; F. Babudri, Uno scrittore medievale barese: l'arcidiacono G., in Il Giornale d'Italia, 16 nov. 1940; F. Nitti di Vito, La ripresa gregoriana di Bari (1087-1105) e i suoi riflessi nel mondo contemporaneo politico e religioso, Trani 1942, pp. 101 s.; G. Antonucci, Le aggiunte interlineari dell'Exultet del duomo di Bari, in Iapigia, XIV (1943), pp. 167-169; F. Babudri, Le note autobiografiche di G. arcidiacono barese e la cronologia dell'arcivescovado di Ursone a Bari (1087-1089), in Arch. stor. pugliese, II (1949), pp. 134-146; C.G. Mor, La lotta fra la Chiesa greca e la Chiesa latina in Puglia nel secolo X, ibid., IV (1951), pp. 58-64; A. Pratesi, Alcune diocesi di Puglia nell'età di Roberto il Guiscardo: Trani, Bari e Canosa tra i Greci e i Normanni, in Atti delle Prime Giornate normanno-sveve, Roma 1975, pp. 225-242; A. Pertusi, Ai confini tra religione e politica. La contesa per le reliquie di s. Nicola tra Bari, Venezia e Genova, in Quaderni medievali, V (1978), pp. 16-49; G. Marturano, L'arcidiacono G. nella Chiesa di Bari del secolo undecimo, in Cenacolo, VIII (1978), pp. 3-15; G. Bertelli, Canosa dall'età dell'invasione saracena al tardo Medioevo (IX-XIII), in Canosa di Puglia tra Tardoantico e Medioevo, Roma 1981, pp. 34 s.; C.W. Jones, San Nicola. Biografia di una leggenda, Bari 1983, pp. 199-206; P. Corsi, La traslazione di s. Nicola, Bari 1988, pp. 7-12, 49-68; G. Cioffari - R. Lupoli Tateo, Antiche cronache di Terra di Bari, Bari 1990, pp. 11 s.; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, VI, pp. 282 s.; Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XXVII, coll. 1272 s.