GIOVANNI da Gubbio
Non si conoscono le date di nascita e di morte di questo architetto, probabilmente originario di Gubbio, attivo ad Assisi nel secondo e terzo quarto del XII secolo.
Il suo nome "Eugubin(us) et Ioannes" compare in una epigrafe murata all'esterno del muro di fondo della navatella di destra della cattedrale di S. Rufino ad Assisi insieme con l'anno d'inizio dei lavori di costruzione della chiesa, il 1140. Nell'iscrizione G. è indicato come l'ideatore della fabbrica romanica del duomo e come colui che ne diresse il cantiere fino alla morte. Su questa base, gli studiosi, a eccezione di Brizi (1910), attribuiscono a G. il progetto dell'edificio, la cui costruzione s'iniziò attorno al 1134 e dovette concludersi presumibilmente fra il 1228 e il 1253, anni nei quali vennero consacrati rispettivamente gli altari e l'edificio.
Profondamente modificata nella seconda metà del XVI secolo dall'intervento di Galeazzo Alessi, la cattedrale di Assisi conserva inalterati della fase edilizia del XII secolo l'ordine inferiore della facciata e le mura perimetrali. Altre strutture murarie attinenti a questo periodo sono visibili sopra le volte cinquecentesche.
La parte inferiore della facciata si presenta attraversata da una serie di cornici di marmo che si intersecano ortogonalmente formando dei riquadri che aumentano regolarmente di altezza passando da un ordine a un altro. Questo motivo fu ritenuto da Toesca di origine antica e di gusto classico, anche in considerazione della somiglianza esistente fra il monumento assisiate e la facciata del sacello di S. Cassio a Narni, creduta di età paleocristiana, ma più probabilmente attinente a una ristrutturazione di epoca rinascimentale (C. Ranucci, Frammenti di pavimentazione in opus sectile nella chiesa di S. Giovenale di Narni (Terni), in Atti del IV Colloquio dell'Associazione italiana per lo studio e la conservazione del mosaico(Palermo 1996), Ravenna 1997, pp. 885 s.). Sebbene il partito decorativo della facciata s'incontri sia nelle Marche sia in Umbria, alla scansione ritmica della griglia geometrica proposta in S. Rufino è stato riconosciuto un intento pittorico del tutto originale e particolare amplificato dalla modanatura degli archetti e dai rilievi scultorei dei portali, che secondo Cardelli (1969) appartengono al progetto originario.
G. De Francovich (La corrente comasca nella scultura romanica europea, in Rivista del R. Istituto d'archeologia e storia dell'arte, VI [1937], p. 78) ravvisò nella decorazione dei portali della cattedrale d'Assisi forti affinità con la corrente comasco-pavese, appena mitigate dalla predisposizione comune nei lapicidi umbri per le forme e l'equilibrio compositivo dell'arte classica.
Gli elementi strutturali romanici superstiti sono stati oggetto di esame sin dalla fine del Settecento e molteplici sono stati i tentativi di ripristino ideale dell'edificio progettato da Giovanni. La proposta più recente è quella di Lunghi che ritiene la chiesa tipologicamente affine alle fabbriche regionali coeve. Egli ipotizza un impianto icnografico di tipo basilicale a tre navate separate da pilastri di forma quadrata; una copertura a capriate lignee con tetto a vista, successivamente sostituite da archi a schiena d'asino, nella navata centrale e in quella destra, mentre nella navatella sinistra considera più probabile una copertura a volte in muratura e, in corrispondenza della crociera, una cupola a calotta sostenuta da pennacchi sferici; un presbiterio notevolmente sopraelevato e accessibile dalla navata centrale mediante uno scalone e dall'esterno tramite alcune porte; e infine una cripta a oratorio sorretta da colonne e pilastri.
Il nome "Iohannes" compare nuovamente in una iscrizione, datata 1162 (Zocca) o 1163 (Gnoli, p. 176), incisa nella circonferenza interna del rosone di facciata della chiesa assisiate di S. Maria Maggiore del Vescovado. Questa fu notata e ricordata nel Settecento da Di Costanzo che, per primo, propose un'identificazione di "Iohannes" con G.; ipotesi che venne accolta dalla storiografia locale (Cristofani; Lucarelli; Brizi, 1910) e in particolare da E. Zocca, la quale ipotizzò che la scritta si dovesse riferire a un restauro o a un rifacimento della facciata (p. 215). Gnoli si oppose all'idea di riconoscere nel firmatario del rosone di S. Maria Maggiore l'architetto del duomo, sia per la diversità delle due opere sia per il fatto che, secondo lo studioso, G. doveva essere già morto a quella data. Lunghi (1987, p. 29 n. 6) non escluse, invece, tale identificazione.
Nel 1169, infine, un "Magister Iohannes" è citato in un documento già nella Biblioteca Sperelliana, trascritto da Armanni e quindi da Bonfatti (Archivio di Stato di Perugia, Sezione di Gubbio, Fondo Armanni, III.F.26, c. 2v) e pubblicato da Lucarelli. Sia Bonfatti sia Lucarelli ritennero si trattasse di G. e ne dedussero che l'artista fosse ancora vivo a quella data.
A G. è stata infine attribuita la realizzazione di altri edifici umbri: Cristofani gli assegnò il palazzo fortificato della Canonica in Assisi e un "casamento ove dimora l'un de' parrochi di S. Rufino"; Ranghiasci Brancaleoni, la cattedrale di Gubbio, edificio che nel 1188 si ritiene fosse stato già ultimato almeno nelle strutture essenziali (P. Micalizzi, Gubbio. L'architettura delle piazze comunali, in Storia della città, XVIII [1981], p. 113 n. 18); Angelini Rota e successivamente Cecchelli, il rinnovamento della chiesa spoletina di S. Paolo "inter Vineas" (1141). Quest'ultima ipotesi è stata ritenuta del tutto improbabile per la mancanza di fonti che la confermino e di analogie strutturali fra l'edificio e la cattedrale assisiate (Gentili - Giacchè - Ragni - Toscano).
Fonti e Bibl.: G. Di Costanzo, Disamina degli scrittori e dei monumenti riguardanti S. Rufino vescovo e martire di Assisi, Assisi 1797; D. Bruschelli, Assisi città serafica e santuariche la decorano, Orvieto 1824, pp. 34 s.; F. Ranghiasci Brancaleoni, Dei palazzi municipale e pretorio di Gubbio. Illustrazione storico-artistica, Firenze 1867, p. 14; T. Locatelli Paolucci, Chiesa cattedrale di Assisi intitolata a S. Rufino v.m., in L'Apologetico, I (1864), pp. 529-543; A. Brizi, Studio storico-artistico sul duomo d'Assisi, Assisi 1881; A. Cristofani, Delle storie d'Assisi, Assisi 1886, pp. 55 s.; O. Lucarelli, Memorie e guida storica di Gubbio, Città di Castello 1888, pp. 433 s.; G. Elisei, Studio sulla chiesa cattedrale di S. Rufino vescovo e martire, Assisi 1893; G. Clausse, Les marbriers romains et le mobilier presbytéral, Paris 1897, pp. 162 s.; G. Angelini Rota, Spoleto e dintorni, Spoleto 1905, p. 72; U. Gnoli, L'antica basilica ugoniana e il duomo di G. da G.inAssisi, in Augusta Perusia, I (1906), 11-12, pp. 173-181; A. Brizi, La facciata del duomo di Assisi non è opera di G. da G., in Atti dell'Accademia Properziana del Subasio, Assisi 1910, pp. 177-193; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I, Il Medioevo, Torino 1927, pp. 580, 1154; E. Cardelli, Studio costruttivo sulla chiesa di S. Rufino in Assisi, Roma 1929; E. Zocca, Catalogo delle cose d'arte e di antichità d'Italia, I, 9, Roma 1936, pp. 172, 215, 358; C. Cecchelli, L'arianesimo e le chiese ariane d'Italia, in Chiese nei regni dell'Europa occidentale e i loro rapporti con Roma sino all'800 (1959), II, Spoleto 1960, p. 772; F. Prosperi, La facciata della cattedrale di Assisi, Perugia 1968; E. Cardelli, Tentativo di ripristino ideale della chiesa di S. Rufino in Assisi, Assisi 1969; R. Pardi, Monumenti medievali umbri, Perugia 1975; G.C. Argan, L'architettura protocristiana preromanica e romanica, Bari 1978, p. 51; L. Gentili - L. Giacchè - B. Ragni - B. Toscano, L'Umbria. Manuali per il territorio: Spoleto, Roma 1978, p. 254; Italia romanica, III, A. Cadei, L'Umbria, Milano 1979, pp. 258-264; E. Lunghi, Affreschidel "Maestro della Santa Chiara" (e la primitiva decorazione del duomo di G. da G.), in Paragone, XXXII (1981), 381, p. 59; Id., Il Museo della cattedrale di S. Rufino ad Assisi, Assisi 1987, pp. 19-35; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 122; Enc. dell'arte medievale, II, p. 626, s.v.Assisi. Architettura e scultura.