DA LEZZE, Giovanni
Nacque a Venezia il 15 apr. 1554 da Andrea di Giovanni e da Maria Tiepolo di Lorenzo. Nel 1573 sposò Marietta Priuli di Gerolamo di Antonio, che gli diede Elisabetta, Lucrezia e cinque maschi, tutti attivamente impegnati nell'attività politica: Andrea (1577-1661), Benedetto (1578-1623), Girolamo (1579-1630), Alvise (1582-1632) e Matteo (1584-1648), il cui matrimonio con Lucietta Badoer assicurò alla casa la discendenza.
Eletto podestà di Chioggia il 4 ott. 1583, il 31 maggio 1585, quattro giorni dopo aver lasciato la carica, presentava al Senato una relazione nella quale il miglioramento delle condizioni dei suoi ex amministrati veniva abilmente fatto coincidere con l'interesse dello Stato.
La protezione dai corsari turchi, che non esitavano a penetrare nel porto di Brondolo, "per prender quelle povere anime, che pescano in quelle marine avrebbe potuto, infatti, essere assicurata da un par di galere, che scorseggiassero da Chioza sino in Ancona per quei doi mesi pericolosi d'Aprile, e Maggio, et anco d'Agosto, e Settembre; giudicando io, che quelli Patroni delle barche, e Marinai prontamente per assicurar le loro vite, e vascelli, pagherebbero per cadaun viaggio quel tanto, che paresse a Vs. Serenità". Nel complesso, e nonostante questi mali, si irattò di un reggimento tranquillo: la favorevole situazione agricola, ed il conseguente basso prezzo delle biade, gli consentirono persino di dedicarsi all'abbellimento della città, ed in particolare al completamento della chiesa della Vergine di Marina, "essendosi fatta più opera in mesi 20 …, che in settanta, e più anni corsi dopo la sua apparitione".
Tornato a Venezia, lo attendeva un decennio di assenza pressoché totale dalle magistrature: savio alle Decime in Rialto dall'8 ag. 1592 al 7 ag. 1593, il suo nome ricompare tra i registri del Segretario alle Voci solo il 17 apr. 1595, allorché assunse la carica di capitano a Bergamo.
Probabilmente dovettero nuocergli le polemiche seguite alla denuncia di peculato che sin dalla fine del '79 i revisori sopra le Procuratie avevano stilato contro suo nonno, procuratore Giovanni (morto nell'80), e poi ripresa nel cruciale '82, alla quale il Consiglio dei dieci fece seguire, nell'88, la condanna (poi revocata, in seguito a ricorso dei figli) ad una multa di 9.000 ducati. Vere o false che fossero queste accuse, resta il fatto che i Da Lezze erano allora generalmente invisi per le molte ricchezze: assiduamente presenti nel Consiglio dei dieci, da tre generazioni si assicuravano per denaro il titolo di procuratore, che vèniva così a sommarsi a quello di conti di Santa Croce, nel Trevisano, dove la famiglia possedeva vastissime proprietà.
Il D. non mancò di sfruttare il capitanato di Bergamo, presentando al Senato, al suo ritorno in patria, un grosso volume, corredato di mappe e disegni, che costituisce un'esemplare documentazione delle condizioni di quella provincia ed una fervida esaltazione del proprio operato. Iniziò per lui, da allora, un impegno politico ininterrotto e ricco di riconoscimenti prestigiosi: provveditore alla Giustizia nuova e depositario in Zecca tra il 1600 ed il 1604, venne chiamato a far parte del Consiglio dei dieci nei mesi cruciali dell'Interdetto, tra il 1° ott. 1605 ed il 30 sett. 1606. In seguito era provveditore sopra le Fortezze (6 ott. 1606-31 marzo 1607) e sopra le Beccarie (27 apr.-30 sett. 1607), e ancora del Consiglio dei dieci nel periodo ottobre 1607-settembre 1608.
Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1604, decideva di spostare la residenza della famiglia da S. Marcuola a S. Marziale, presso la Scuola grande della Misericordia: costosa operazione, nella quale impiegò 34.000 ducati, peraltro senza vederla ultimata: nel testamento (24 giugno 1624) raccomandava ai figli di completare la facciata, affidata al Longhena.
Alla fine del 1609 assumeva la carica di podestà di. Brescia, che avrebbe ricoperto per ben venticinque mesi, nonostante "li pregiudicij notabilissimi, che poteva causar... la mia assenza, abbandonar la moglie gravemente indisposta, che dopo alcuni mesi se ne morì, adossare la cura, et governo famigliare alli figliuoli, benché in quello poco prattici, et in fine posso dir, scordar me stesso, la salute, et la vita medesima..., ancorché sii stato per gravissime infermità vicin alla morte".
In un territorio endemicamente lacerato dai soprusi di una nobiltà ricca e potente, alla quale corrispondevano "genti che per poca, e leggier causa si danno la morte l'un l'altro", l'amministrazione della giustizia doveva costituire la sua prima preoccupazione, "havendo fatto con la mia Corte 2.000 et più espeditioni, essendo stati capitalmente puniti 43, mandati in galera 298, confinati in pregion 35, oltre agli assenti banditi in buon numero". Rigore contro i delinquenti, i bravi, gli assassini; prudenza ed indulgenza verso i nobili: "et però a mia contemplatione si sono riconciliati alcuni delle principali famiglie, ch'erano de molti anni nemici ...".
Nuovamente a Venezia, si dedicò soprattutto all'amministrazione economicofinanziaria della Serenissima: provveditore sopra i Monti (9 apr. 1612-31 marzo 1613), provveditore in Zecca (5 ag. 1613-4 ag. 1615), dal 1° ott. 1613 al 30 sett. 1614 e dal 7 ag. 1616 al 30 sett. 1617 fece parte del Consiglio dei dieci. Per tre anni, dal 19 maggio 1618, fu presidente all'esazion del Denaro pubblico, e ancora del Consiglio dei dieci dall'ottobre 1621 al settembre 1622.
Morì il 12 sett. 1625, dopo aver conseguito, per merito, le insegne di procuratore di S. Marco, il 20 genn. 1623, ed esser stato candidato al dogato, quale esponente dell'oligarchia conservatrice nel 1618, 1623 e 1624.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Avogaria di Comun. Nascite, reg. 53, c. 121r; Ibid., Matrimoni, reg. 88, c. 117r; per la carriera politica, ad annum, Ibid., Segreteria alle Voci. Elez. Magg. Cons.; regg. 7-8, 13; Segreteria alle Voci. Elez. Pregadi, regg. 6-11; Cons. dei dieci. Miscell. codici, regg. 60-61; per la relazione di Bergamo, Ibid., Sindaci inquisitori in Terraferma, b. 63: Descrizione fatta da Zuan da Lezze Capitano di Bergamo della Città, e Territorio del 1596; lettere del D. podestà a Chioggia, Ibid., Capi del Consiglio dei dieci. Lett. di rettori e altre cariche, b. 73, nn. 304-309; lettere da Brescia, Ibid., Collegio III (Secreta). Dispacci Bressa e Bressan, filze 8-10; le relazioni di Chioggia e Brescia, Ibid., Collegio V (Secreta). Relazioni, bb. 39, 37; il testamento, Ibid., Sezione notarile. Testamenti, b. 57, n. 338; lettere di raccomandazione a Vincenzo Dandolo, a Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 1720: lettere del 24 febbr. 1612 more veneto, del 12 giugno e 1° ott. 1613, del 25 marzo e 29 apr. 1614; [F. Lando], Oratione recitata all'Ill.mo Sig. Zuanne da Lezze meritissimo Podestà di Brescia nella partenza del suo Regimento..., Brescia 1610; è stato recentemente pubblicato il catastico compilato dal D. nel corso del reggimento: Il catastico bresciano di Giovanni da Lezze (1609-1610), a c. di C. Pasero, I-III, Brescia 1969-73; G. B. Angelini, Catalogo cronologico de' rettori di Bergomo..., Bergamo 1742, p. 57; [G. A. Gradenigo], Serie de' podestà di Chioggia, Venezia 1767, p. 62; [G. A. Cappellari], Origine e personaggi ill. della veneta patrizia famiglia da Lezze (Nozze Prina-da Porto), Venezia 1861, pp. 8-9; F. Zanotto, Nuovissima guida di Venezia e delle isole della sua laguna, Venezia 1856, p. 321; A. Zanelli, L'elez. del doge Cornaro. 4 gennaio 1625 (Dal carteggio del nunzio mons. G. B. Agucchia col card. Francesco Barberini), in Arch. veneto, s. 5, VIII (1930), p. 9; F. Capretti, Mezzo secolo di vita vissuta a Brescia nel Seicento, Brescia 1934, pp. 126-135, 142-143; G. Cozzi, Il doge Nicolò Contarini..., Venezia-Roma 1958, p. 30; da Mosto, I dogi di Venezia nella vita pubblica e privata, Milano 1960, pp. 415, 422, 438, 443.