GIOVANNI da Palermo
Visse nel XIII secolo e fece parte della schiera dei dotti di cui amava circondarsi l'imperatore Federico II. Sulla sua persona si conosce molto poco; si sa che fu a Pisa nel 1226 al seguito di Federico II, che in quella città sostò per un breve periodo nel viaggio di ritorno dalla Lombardia alla Sicilia. Durante il soggiorno pisano Federico II incontrò il matematico Leonardo Fibonacci (Leonardo Pisano), con il quale erano in rapporto i dotti della corte imperiale, a iniziare dal maestro Domenico Ispano, che lo aveva probabilmente introdotto nell'ambiente della corte.
G. è più volte citato negli scritti del Fibonacci, al quale avrebbe posto interessanti quesiti di geometria e di algebra alla presenza dell'imperatore. Nel Liber quadratorum si legge: "Haec itaque quaestio, domine serenissime imperator, in palatio vestro Pisis coram vestra maiestate a magistro Johanne Panormitano mihi fuit proposita" (Leonardo Pisano, Scritti, II, p. 234), dove si fa riferimento al problema di trovare un numero quadrato che, aumentato o diminuito di cinque, fa sempre nascere un numero quadrato. Anche nel Flos del matematico pisano trovano posto alcune questioni poste da G.: "Cum coram maiestate vestra [...] magister Iohannes Panormitanus, phylosophus vester, Pisis mecum multa de numeris contulisset, interque duas quaestiones, que non minus ad geometriam quam ad numerum pertinent, proposuit […]. Altera vero quaestio a predicto magistro Iohanne proposita fuit ut invenirentur quidam cubus numerus, qui cum suis duobus quadratis et decem radicibus in unum collectis essent viginti" (Leonardo Pisano, Opuscoli, pp. 2 s.).
Da alcuni registri della Cancelleria imperiale relativi agli anni 1221 e 1240 si ricava l'esistenza di un magister e di un notarius di nome Iohannes de Panormo. Il Cantor e l'Amari ritengono che sia da identificare con il matematico interlocutore di Leonardo Fibonacci; non è dello stesso avviso il Kantorowicz che tende a distinguerlo anche dal notaio Giovanni da Palermo citato nei Regesta Imperii.
Da questi atti si apprende che il 6 febbr. 1240 il magister Giovanni da Palermo, insieme con l'abate Enrico, era stato designato dall'imperatore per una missione presso il re di Tunisi; ma a causa di una infermità fisica era stato sostituito dal maestro Teodoro di Antiochia nel compito di scrivere le lettere in lingua araba. Sembra pertanto evidente che questo Giovanni da Palermo fosse uno dei rappresentanti della scienza araba in Sicilia, ed è questo dato che permetterebbe di identificarlo con G. il quale, oltre che con il Fibonacci, era sicuramente in contatto anche con il magister Teodoro d'Antiochia, figura di primo piano alla corte di Federico II. Queste circostanze avvalorerebbero l'ipotesi che G. sia stato anche l'autore del De duabus lineis, traduzione dall'arabo di un trattato di matematica, il cui testo è stato pubblicato da M. Clagett (Archimedes in the Middle Ages, IV, A supplement on the Medieval Latin tradition of conic sections (1150-1556), Philadelphia 1980, pp. 33-61, 335-357; cfr. Rashed, pp. 333 s.).
L'attività notarile di G. sarebbe inoltre confermata da un atto risalente al maggio 1221, relativo alla concessione di un privilegio da parte di Federico II e rogato "per manus Johanni de Panormo, notarii et fidelis nostro" (Huillard-Bréholles, n. 185).
Il Kantorowicz rileva inoltre che un Giovanni da Palermo è citato come "amicissimus meus" da Roffredo Epifanio da Benevento, ma che anche in questo caso l'identificazione con G. non è certa.
Fonti e Bibl.: Rofredus Beneventanus, Tractatus super iure pontificio, Lugduni 1561, pp. 584, 589; Constitutiones regum Regni utriusque Siciliae mandante Friderico II imperatore, a cura di C. Carcani, Neapoli 1786, pp. 339, 345, 404; Leonardo Pisano, Opuscoli, a cura di B. Boncompagni, Firenze 1856, pp. 2 s.; J.-L.-A. Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici secundi, Paris 1861, II, n. 185; V, nn. 726 s., 745, 928; Leonardo Pisano, Scritti, a cura di B. Boncompagni, II, Roma 1862, p. 234; J.F. Böhmer, Regesta Imperii, V, 1, a cura di J. Ficker, Innsbruck, 1881-82, nn. 1336, 2773, 3028; M. Cantor, Vorlesungen über Geschichte der Mathematik, II, Leipzig 1892, p. 42; G. Ferretti, Roffredo Epifanio da Benevento, in Studi medievali, III (1909), pp. 233, 239; H. Niese, Geschichte des geistigen Lebens am Hofe Kaiser Friedrichs II., in Historische Zeitschrift, CVIII (1912), p. 503; C.H. Haskins, Studies in the history of Medieval science, Cambridge 1927, p. 248; M. Amari, Storia dei musulmani di Sicilia, a cura di A. Nallino, III, 3, Catania 1977, pp. 711-713; E. Kantorowicz, Federico II imperatore, Milano 1988, pp. 136, 158, 306, 337, 373; F. Delle Donne, Lo stile della Cancelleria di Federico II ed i presunti influssi arabi, in Atti della Accademia Pontaniana, n.s., XLI (1992), pp. 153-164; R. Rashed, Fibonacci e la matematica araba, in Federico II e le scienze, a cura di P. Toubert - A. Paravicini Bagliani, Palermo 1994, pp. 324, 333 s.; A. Paravicini Bagliani, Federico II e la Curia romana: rapporti culturali e scientifici, ibid., p. 449; M. Muccillo, Fibonacci, Leonardo, in Diz. biogr. degli Italiani, XLVII, Roma 1997, pp. 359-362.