GIOVANNI da Spoleto
Non si conosce la data di nascita di questo pittore, probabilmente nativo di Spoleto, che realizzò nel 1516, insieme con Vincenzo Tamagni, la decorazione ad affresco dell'abside della chiesa di S. Maria Assunta ad Arrone, presso Terni.
L'iscrizione che attesta la paternità dell'opera e l'anno di esecuzione è oggi solo parzialmente visibile, ma è nota grazie alla trascrizione che ne fece Guardabassi: "Vincentius de Sancto Geminiano, et Ioannes de Spoleto faciebant".
Le scene rappresentano episodi della vita della Vergine, raffigurando, nella calotta, l'Adorazione dei pastori e la Dormitio Virginis e, nel catino, l'Incoronazionedella Vergine.
Per primi Cavalcaselle e Crowe tentarono di distinguere le aree di intervento dei due artisti, attribuendo a G. l'affresco del catino absidale e a Tamagni l'Adorazione e la Dormitio. I due studiosi, tuttavia, credettero che "Ioannes de Spoleto" fosse Giovanni di Pietro detto lo Spagna, che aveva acquisito la cittadinanza spoletina proprio in quell'anno, e sostennero che la zona inferiore fosse stata soltanto restaurata dai due artisti, come dimostravano la ripresa nello schema compositivo di modelli quattrocenteschi, e in particolare, degli affreschi spoletini di Filippo Lippi, e la scritta dipinta sull'estremità della semicupola "Restauratum p(ro) honore Virginis. M.D.XVI". Lanzi, pur sottolineando che l'ispirazione per l'Incoronazione di Arrone veniva da un'opera dello Spagna, non si spinse sino a una identificazione di quest'ultimo con Giovanni. Diversamente Gnoli relegò G. al ruolo di aiuto di Tamagni e ipotizzò che egli fosse tale Giovanni Brunotti seguace dello Spagna.
La tesi di Gnoli è stata implicitamente accolta da N. Dacos Crifò (Vincenzo Tamagni a Roma, in Prospettiva, 1976, n. 7, pp. 46-51), la quale tace completamente della partecipazione di G. all'impresa di Arrone, che viene definita un importante complesso e considerata culturalmente affine a opere di scuola raffaellesca (in particolare agli affreschi delle stanze vaticane e ai cartoni per gli arazzi) e peruzzesche.
In due studi del 1980 e del 1981 (quest'ultimo pubblicato nel 1987), G. Sapori ritornò sull'argomento, evidenziando come il tenore dell'iscrizione lasciasse intuire l'esistenza di un rapporto paritetico fra i due artisti e rintracciando, attraverso un'attenta analisi stilistica, le parti della figurazione spettanti a Giovanni. Si tratta del gruppo divino, degli angeli sottostanti, dei primi tre profeti e degli angeli musicanti a sinistra dell'Incoronazione e almeno dei tre apostoli al centro nella Morte della Vergine. La definizione dell'intervento di G. consentì alla studiosa di precisare le componenti culturali espresse dal pittore, di evidenziarne l'adesione alla corrente romana del Sodoma (Giovanni Antonio Bazzi), di Baldassarre Peruzzi e soprattutto di Raffaello.
G. Sapori assegnò a G. una serie di opere in Spoleto: gli affreschi della volta della cappella Eroli nel duomo e i graffiti frammentari della facciata di palazzo Racani. A queste aggiunse la cimasa di una pala d'altare dispersa con l'Eterno sorretto da due angeli, oggi nella collezione Maranzi a Roma (1980, tav. 22b).
Nella decorazione ad affresco della volta della cappella Eroli si trovano accostate grottesche a personaggi ed episodi dell'Antico Testamento, con un gusto decorativo che discende dalle invenzioni del Pinturicchio (Bernardino di Betto) per aggiornarsi su quelle di Peruzzi. Riferimenti alle composizioni proposte dalla scuola di Raffaello nelle logge vaticane si colgono nelle singole scene veterotestamentarie (Sapori, 1980, pp. 10 s.). Nell'ornamentazione a graffito della facciata di palazzo Racani, che si sposa con l'architettura reale mediante una tessitura architettonica illusoria, si alternano tematiche di natura storica e mitologica e fregi figurati e vegetali (Id., 1979).
I due complessi erano stati già accostati stilisticamente e ricondotti a un pittore legato culturalmente all'ambiente romano e non esente da influenze fiorentine (L. Gentili et al., L'Umbria. Manuali per il territorio: Spoleto, Roma 1978, p. 336).
La data di morte di G. non è nota.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite… (1568), a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1878, pp. 594 s. n. 2; M. Guardabassi, Indice-guida dei monumenti pagani e cristiani riguardanti l'istoria e l'arte esistenti nella provincia dell'Umbria, Perugia 1872, p. 10; G.B. Cavalcaselle - J.A. Crowe, Storia della pittura in Italia dal secolo II al secolo XVI, Firenze 1908, pp. 95 s.; L. Lanzi, Terni, Bergamo 1910, pp. 106 s.; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1923, p. 151 (s.v.Giovanni Brunotti); D.E. Rust, The drawings of Vincenzo Tamagni da San Gimignano, in National Gallery of art. Reports and studies in the history of art, Washington 1968, p. 72; G. Sapori, Per un catalogo delle facciate graffite in Umbria: Spoleto, in Spoletium, 1979, n. 24, pp. 65-67; Id., Rinascimento tra centro e periferia: il "pittore di Francesco Eroli", in Paragone, XXXI (1980), 363, pp. 3-20; Pittura in Umbria tra il 1480 e il 1540, Milano 1983, pp. 28, 161-163, 179, 194, 222; G. Sapori, La pala di Norcia nel percorso di Iacopo Siculo, in Iacopo Siculo, l'Incoronazione di Norcia. Restauri a Spoleto, Roma 1984, p. 19; Id., Vincenzo Tamagni e G. da S., in Baldassare Peruzzi, pittura, scena, architettura nella prima metà del '500.Atti…Roma-Siena 1981, Roma 1987, pp. 551-568; La pittura in Italia. Il Cinquecento, II, Milano 1992, p. 730; G. Sapori, Di stanza o di passaggio. Pittori del Cinquecento in area umbra, in La pittura nell'Umbria meridionale dal Trecento al Novecento, Terni 1993, pp. 55-57, 59; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 144.