GIOVANNI da Taranto
Non si conoscono i dati biografici di questo pittore pugliese, noto soltanto attraverso un documento angioino del 1304, trascritto da Minieri Riccio nel 1876 (p. 115): "Ioanni de Tarento pictori asserenti quod eo veniente pridem ad Ecclesiam Beati Nicolai de Baro ad obsequendo et pincendo in illa, et cum esset in Casali S. Erasmi fuit disrobatus, et percussus provisio iustitie".
Benché di G., attivo forse anche a Napoli, non ci siano opere attestate, Ferdinando Bologna, sulla traccia di questa testimonianza, ha proposto di identificarlo con l'autore del S. Domenico e dodici storie della sua vita, oggi conservato a Napoli presso il Museo nazionale di Capodimonte. Segnalato per la prima volta alla fine dell'Ottocento (Cosenza, 1899, p. 172) nella chiesa di S. Pietro Martire a Napoli, il dipinto, come vuole una tradizione non verificabile, potrebbe provenire da Gaeta, sebbene non se ne possa escludere un'originaria collocazione in una chiesa napoletana dell'Ordine: S. Domenico Maggiore (Ortolani, 1948, p. 307) o la distrutta S. Pietro in Castello (Bologna, 1969, p. 59).
Il trittico si compone di una tavola al centro con la figura stante di s. Domenico e di due ante laterali con episodi della sua vita. "L'opera, specie nella parte centrale, rivela un antefatto singolare, di vecchio impianto bizantino, che ricorda soprattutto gli esiti specificamente pugliesi" (ibid.). La sua datazione, anche sulla scorta di un impasto denso e luminoso, prossimo a quello di opere campane quale la Croce dal monastero di S. Paolo Maggiore a Sorrento (Museo nazionale di Capodimonte), si pone nell'ultimo quarto del XIII secolo. Le storiette laterali, invece, sembrerebbero essere di età un poco successiva, sia per la difficoltà di raccordarsi dimensionalmente al pannello centrale, sia per una fattura più sciolta, che "si tinge vivissimamente dello stesso carattere svevo-bolognese-maiorchino delle miniature del codice I.B.22" (Biblioteca nazionale di Napoli, Missale secundum consuetudinem Regiae Curiae: ibid.). Accanto a questi tratti di stile, che all'inizio del Trecento documentano la natura composita del panorama culturale meridionale e, insieme, la vasta rete di scambi tra la capitale e la periferia del Regno angioino, le storiette della tavola testimoniano altresì la conoscenza degli affreschi francescani della chiesa superiore di Assisi, fin quasi citati nel brano con il Sogno di Innocenzo III. I numerosi episodi della vita di s. Domenico, rappresentati in numero di sei per ogni anta, costituiscono poi un ampio ciclo agiografico, aperto anche a episodi inconsueti, desunti da topoi letterari e iconografici relativi alle vite di altri santi: da s. Benedetto a s. Bernardo, da s. Lorenzo a s. Francesco (Romano, 1994).
Argomento centrale nel riconoscimento del pittore del S. Domenico in un artista pugliese, solo per consuetudine identificato con G., è la proposta di riconoscere la stessa mano in un'opera ancora conservata in Puglia. Si tratta della cosiddetta Madonna delle Vergini o delle "monache nere", proveniente da Bitonto e oggi nella Pinacoteca provinciale di Bari. Il disegno del volto del Bambino, giuntoci in condizioni migliori di quello della Madonna, in gran parte ridipinto, è così vicino a quello di s. Domenico da aver fatto supporre un'esecuzione di entrambi nella stessa bottega, se non addirittura a opera del medesimo autore. Destinati ad avere minore fortuna sono invece gli altri tentativi di ampliare il catalogo del pittore, alla cui produzione è stato proposto di legare anche la Madonna col Bambino nella chiesa del monastero delle Vergini a Cosenza, alcuni affreschi nell'oratorio di S. Anna e le pitture nel matroneo del S. Sepolcro a Barletta.
Fonti e Bibl.: C. Minieri Riccio, Studi storici fatti sopra 84 registri angioini dell'Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1876, p. 115; G. Cosenza, La chiesa e il convento di S. Pietro Martire, in Napoli nobilissima, VIII (1899), 11, p. 172; IX (1900), 8, p. 122; P. Toesca, Il Medioevo, Torino 1927, p. 1032; O. Morisani, Pittura del Trecento in Napoli, Napoli 1947, p. 118; S. Ortolani, Inediti meridionali del Duecento, in Bollettino d'arte, XXXIII (1948), pp. 307 s.; E.B. Garrison, Italian Romanesque panel painting. An illustrated index, Firenze 1949, pp. 63 n. 113, 76 n. 169; G. Kaftal, Iconography of the saints in Central and South Italian schools of painting, Firenze 1965, coll. 353-364; F. Bologna, I pittori alla corte angioina di Napoli 1266-1414 e un riesame dell'arte fridericiana, Roma 1969, p. 59, tavv. I-30, I-32, I-34; C. Gómez-Moreno et alii, A Sienese St. Dominic modernized twice in the thirteenth century, in The Art Bulletin, LI (1969), 4, pp. 363-366; O. Morisani, L'arte di Napoli nell'età angioina, in Storia di Napoli, III, Cava dei Tirreni 1969, pp. 592 s.; P. Belli D'Elia, La Pinacoteca provinciale di Bari. Schede per un catalogo, II, Icone ed affreschi medioevali, in Terra di Bari, V (1971), 6, pp. 23 s.; Id., Icone di Bitonto alla mostra dei dipinti restaurati, in Studi bitontini, 1972, n. 7, pp. 28-33; Id., Bari, Pinacoteca provinciale, Bologna 1972, p. 75; M.P. Di Dario Guida, Cultura artistica della Calabria medioevale. Contributi e primi orientamenti, Cava dei Tirreni 1978, fig. 24; M. Rotili, L'arte a Napoli dal VI al XIII secolo, Napoli 1978, p. 108; V. Pace, La pittura delle origini in Puglia (secc. IX-XIV), in La Puglia fra Bisanzio e l'Occidente, Milano 1980, pp. 398-400; M.S. Calò Mariani, L'arte del Duecento in Puglia, Torino 1984; P. Leone de Castris, Arte di corte nella Napoli angioina, Firenze 1986, p. 160; S. Musella Guida, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, pp. 578 s.; P. Belli D'Elia, La pittura di icone in Puglia e Basilicata, in La legittimità del culto delle icone. Oriente e Occidente riaffermano insieme la fede cristiana, a cura di G. Distante, Atti…, Bari 1987, in Nicolaus, XV (1988), 1-2, p. 276; Icone di Puglia e Basilicata dal Medioevo al Settecento (catal., Bari), a cura di P. Belli D'Elia, Sesto San Giovanni 1988, pp. 29, 126-128; M. Falla Castelfranchi, Pittura monumentale bizantina in Puglia, Milano 1991, p. 255; P. Belli D'Elia, Icone meridionali e "maniera greca": prospettive per una ricerca, in Studi di storia dell'arte sul Medioevo e il Rinascimento nel centenario della nascita di Mario Salmi, Atti…, Arezzo-Firenze 1989, I, Firenze 1992, pp. 302 s.; F. Bologna, Momenti della cultura figurativa nella Campania meridionale, in Storia e civiltà della Campania. Il Medioevo, a cura di G. Pugliese Carratelli, Napoli 1992, pp. 244-246; M.P. Di Dario Guida, Icone di Calabria e altre icone meridionali, Messina 1992, pp. 147 s.; S. Romano, Domenico di Guzman, Santo, in Enc. dell'arte medievale, V, Roma 1994, p. 703; P. Belli D'Elia, in La Pinacoteca provinciale di Bari. Opere dall'XI al XVIII secolo, a cura di C. Gelao, Roma 1998, pp. 52-54; P. Leone de Castris, in Museo e gallerie nazionali di Capodimonte. Dipinti dal XIII al XVI secolo. Le collezioni borboniche e postunitarie, Napoli 1999, pp. 35 s.