DAVID, Giovanni
Nacque a Napoli il 15 ott. 1790 da Giacomo e Paola Borelli e compì i suoi studi vocali con il padre, a fianco del quale debuttò a Siena nel 1808 in Adelaide di Guesclino di S. Mayr. Soltanto nel 1810, però, a Brescia, sembra essersi affermata in maniera decisiva la sua personalità artistica, che percorse in poco tempo le più prestigiose tappe della carriera teatrale.
Nel 1811 interpretò al teatro degli Obizzi di Padova la cantata, Pigmalione, di G. B. Cimador per una delle tante solennità patriottiche. Seguirono nel 1812 al teatro S. Carlo di Napoli Il salto di Leucade di L. Mosca e al teatro Regio di Torino Castore e Polluce di V. Federici in cui il D. impersonava il ruolo di Polluce, sostenuto dal padre Giacomo nel 1803. in occasione della prima alla Scala.
Sempre a Torino cantava nella stagione 1814-15 nel Tancredi di G. Rossini e in Scipione in Cartagine di G. Farinelli, mentre dal gennaio all'ottobre del '14 iniziava una prolungata attività alla Scala, apparendo nel QuintoFabio di G. Nicolini (LucioPapirio), nel Sargino ossial'allievodell'amore diF. Paér (Sargino figlio), in Attila di G. Farinelli (Attila), nell'AgnesediF. Paër (Ernesto), ne Il turco in Italia di G. Rossini (Narciso), nel Don Giovanni di W. A. Mozart (Ottavio), ne Le due duchesse ossialacacciadei lupi di S. Mayr (Edgar). Nel 1816 ritornava a Napoli, interpretando al S. Carlo, al fianco di I. Colbran, Ilsogno diPartenope di S. Mayr e, al teatro del Fondo, Otello di G. Rossini, Gabrielladi Vergy di M. Carafa, Aganadeca di C. Saccenti, Paolo e Virginia di P. C. Guglielmi, Mennone e Zemira di S. Mayr e, dello stesso, Ilsogno di Partenope. L'Otello era la prima delle opere che il compositore pesarese dedicava al tenore, facendo seguire nel 1818 Riccardo e Zoraide, nel 1819 Ermione e La donna del lago, che il D. cantava insieme a I. Colbran sempre al teatro S. Carlo. Su questo stesso palcoscenico, nello stesso periodo, eseguì altre opere di G. Rossini non espressamente composte per lui, come una cantata e la Gazza ladra; di N. Manfroce interpretò invece Alzira, di S. Mayr Iltrionfo dell'amicizia, di M. Perrino Ulisse nell'isola di Circe, di S. Mercadante L'apoteosi di Ercole.
Nel 1818 si era esibito anche alla Scala dove aveva cantato in Etelinda di P. De Winter (Sigemaro), ne Ilrivale di se stesso di B. Weigl (conte Adolfò) e come protagonista in Gianni di Parigi di F. Morlacchi. Dal 1820 al '26 si esibì ininterrottamente al teatro S. Carlo accanto ai più illustri artisti come I. Colbran, G. B. Rubini, A. Tosi e G. Grisi in Elena ed Olfredo di P. Generali, Valmiro e Zaide di M. Sampieri, Lasposaindiana diP. Generali, Zelmira di G. Rossini, Lafondazione di Partenope musicata da autori diversi, Bianca e Faliero di G. Rossini, Didone abbandonata di S. Mercadante, Gli Italiani e gli Indiani di M. Carafa, L'ultimo giorno di Pompei di G. Pacini, Ipermestra di S. Mercadante, Ilmatrimonio segreto di D. Cimarosa, Olimpia di C. Conti, Ilcavaliere Armando d'Orville di G. Meyerbeer, Tazia di G. Balducci.
L'attività del D. non si esaurì a Milano e a Napoli, ma si svolse anche a Roma al teatro Argentina, dove intepretò nel 1820, come protagonista, l'Otello di G. Rossini, rappresentata con alcune varianti rispetto alla prima esecuzione di Napoli.
Oltre all'Otello, per il carnevale, il D. interpretò Isaura e - Ricciardo di F. Basili nel ruolo di Agromaro, ma la musica non incontrò il favore né del pubblico né della critica, trascinando anche i cantanti nell'esito disastroso della serata. In luogo di questa sfortunata opera venne eseguito ancora l'Otello e in una serata di beneficienza, dopo la rappresentazione, il D. cantò una scena tratta dal Pirro di G. Paisiello. Nel novembre del 1822 ritornava ancora all'Argentina per venti rappresentazioni dell'Otello ottenendo un successo personale, che doveva ripetersi nel 1823 con La donna del lago di G. Rossini. Anche questa opera venne riproposta con alcune varianti rispetto alla prima rappresentazione del teatro S. Carlo, avvenuta nel 1819. In queste sue esibizioni il D. si rivelò un eccellente interprete rossiniano e contribuì al trionfo del compositore pesarese, prima in Italia e poi a Vienna, dove si recò con Rossini stesso nel '22, cantando presso il Kärntnerthortheater di cui D. Barbaja aveva assunto l'impresa.
Tornato in Italia, il D. riprese a cantare al S. Carlo e alla Scala, dove eseguì nel 1826, '27, '28, La gelosia corretta di G. Pacini (Enrico II), Sarginoovveroloallievodell'amore diF. Padr (Sargino), Alessandro nelle Indie di G. Pacini (Alessandro), Ricciardo e Zoraide di G. Rossini (Ricciardo), Gli Arabi, nelle Gallie di G. Pacini (Agobar), Elisabetta regina d'Inghilterra di G. Rossini (Leicester), Laladino e Clotilde di N. Vaccai. A Genova inaugurò il teatro Carlo Felice il 7 apr. 1828, con Biancae Fernando di V. Bellini insieme con A. Tosi, E. Coda e A. Tamburini. Il successo incontrato dai cantanti fu strepitoso. Nel corso della stagione genovese il D. cantò ancora nell'Otello e nell'Assediodi Corinto di G. Rossini e nel Colombo di F. Morlacchi. Nel 1829 ritornò sulle scene di Napoli e di Roma.
Al S. Carlo interpretava il Castellodi Kenilworth di G. Donizetti; quest'ultimo, in una lettera a S. Mayr scritta dopo la prima, affermava che "David non ne poteva più", volendo probabilmente alludere allo stato di stanchezza vocale in cui si trovava l'artista (G. Zavadini, p. 268). Nello stesso anno a Roma si esibiva sulle scene del teatro Tor di Nona ne GliArabinelle Gallie di G. Pacini e al teatro Argentina nel Pirata di V. Bellini, sostenendo il ruolo di Gualtiero accanto a L. Boccabadati.
L'esecuzione non incontrò il gusto del pubblico e secondo il critico milanese, il Barbieri, i due interpreti principali furono, insieme all'orchestra, i primi responsabili di tale insuccesso: secondo G. Radiciotti, invece, gli unici a sottrarsi dalla catastrofe generale furono i cantanti che ricevettero dal pubblico lunghi applausi (M. Rinaldi, I, pp. 649 ss.).
Nel 1830 il D. si esibiva al teatro alla Pergola di Firenze e al teatro delle Museo di Ancona, dove cantava GliArabinelle Gallie di G. Pacini e ancora Otello con strepitoso successo. In suo onore venne lanciata una mongolfiera e nell'atrio del teatro fu installato un busto con una dedica da parte dei suoi ammiratori, che ne esaltavano la bravura e la capacità di commuovere. Alla fine di una recita venne scortato da ventiquattro coristi che, ancora vestiti con abiti teatrali e sventolando torce, lo accompagnarono all'albergo della Pace, nel suo appartamento, dalle cui finestre si affacciò poco dopo per salutare il pubblico. L'anno dopo il D. eseguiva ancora a Bergamo GliArabinelle Gallie, a Genova AnnaBolena diG. Donizetti e si recava a Londra e a Parigi dove si esibì con risultati non sempre lusinghieri.
Nella stagione 1832-33 lo ritroviamo al teatro S. Carlo e al teatro del Fondo di Napoli, alla Pergola di Firenze per AnnaBolena, a Genova ne La donna del lago, dove riscuoteva insieme con gli altri cantanti tiepidi consensi. Si esibiva ancora a Bergamo in Ricciardo e Zoraide di G. Rossini, a Roma nell'Otello al teatro Valle e in cinque concerti al teatro Argentina.
Nel corso delle sue esecuzioni romane il D. ebbe la sventura di essere ascoltato da G. G. Belli che non perdonò al cantante le pecche vocali dovute all'età matura e all'usura del tempo, attaccandolo in quattro sonetti composti nel 1830, '31, 34, nei quali si riscontra una critica spietata e una sorta di avversione personale (M. Rinaldi).
Nel '34 il D. ritornava ad Ancona per eseguire L'ultimo giorno di Pompei, I fidanzati di G. Pacini e Chiaradi Rosemberg diL. Ricci. Nell'anno seguente le cronache riportano del suo successo al teatro Valle di Roma ne GliArabinelle Gallie, cui seguiva con minor successo Ladonna del lago di G. Rossini; una accoglienza altrettanto tiepida la otteneva a Cremona ne LaParisina di G. Donizetti, mentre al teatro Comunale di Modena, dove si presentava per la prima volta, il suo stile veniva definito agli antipodi del canto spianato, capace di incantare le masse ma non gli intenditori (Allgemeine musikalische Zeitung, XXXVII, pp. 127, 284, 753). A confermare questa valutazione negativa si può considerare la lettera che G. Donizetti.spedì da Napoli, nell'estate del 1836, al maestro A. Dolci: "dice che David è inservibile e l'impresario Barbaja non ne vuol sapere". (G. Zavadini, p. 417).
Negli anni 1837-38 si esibì ancora al teatro Valle di Roma, dove cantò come protagonista l'Otello di G. Rossini e LaSonnambula nel ruolo di Elvino accanto ad Eugenia Garcia; a Verona interpretò il Belisario diG. Donizetti e a Pavia l'Otello. Dal resoconto delle cronache traspare che la favorevole accoglienza del pubblico era dovuta più alle glorie passate che non ai suoi reali meriti (Aligemeine musikalische Zeitung, XXXIX, p. 595; XL, p. 627). Ad ogni modo il D. continuò a cantare ancora fino al 1840: a Vienna interpretò Gli Arabinelle Gallie con una esecuzione che lasciò indifferenti pubblico e critica, ripetendo la stessa opera a Bergamo insieme all'Otello di Rossini. Ritornava infine a Napoli, dove si esibiva al Fondo ne Le due epoche di V. Falangola e al teatro Nuovo ne Ilgiuramento di S. Mercadante, decretando la fine della sua carriera a causa di un terribile fiasco; accanto a lui, invece riscuoteva pieno successo la figlia Giuseppina nel ruolo di Eloisa.
Dopo la perdita completa della voce, il D. aprì a Napoli una scuola di canto, a quanto dice F. J. Fétis, assai poco frequentata, così da tentare miglior fortuna a Vienna, dove si ritrovò in compagnia di G. Donizetti. Quest'ultimo, scrivendo a C. Dolci, riferisce che il D. non godeva di grande reputazione come insegnante e, più delle sue capacità didattiche., sembra apprezzare le doti culinarie, di cui il cantante dava dimostrazione in lauti e festosi banchetti (G. Zavadini). La condizione economica poco agiata lo obbligò a trasferirsi nel 1844, insieme con la figlia, a Pietroburgo, dove accettò il posto di regista dell'Opera italiana. Morì in questa città nel 1868.
La carriera del D. si può senza dubbio considerare meno fortunata di quella del padre che, ancora cinquantenne, otteneva splendide critiche per freschezza di voce e abilità d'artista. F.-J. Fétis definisce la sua emissione difettosa e gli imputa mancanza di discernimento e di gusto, pur riconoscendogli doti di verve e di originalità. Una critica altrettanto negativa gli muove E. Panofka classificandolo fra i cantanti che non sono artisti.
Il precoce declino del D., tuttavia, non deve far dimenticare le doti spiccate della sua voce, quali l'eccezionale estensione (fino al mi sopracuto), la facilità di passare da un registro all'altro, l'arditezza nelle agilità, la capacità di commuovere, riuscendo a entusiasmare pubblico e critica, fino ad ottenere da un musicista come Rossini la prima esecuzione di alcune sue opere.
Fonti e Bibl.: Notizie in Allgemeine musikal. Zeitung, XXI (319), pp. 350, 599; XXXII (1820), pp. 76, 95, 301, 523; XXXIII (1821), pp. 812, 852; XXXIV (1822), pp. 382, 410, 566; XXXV (1823), pp. 132, 592, 783; XXXVI (1824), pp. 517, 796; XXXVII (1825), pp. 127. 284, 753; XXXIX (1827), è. 595; XI, (1838), pp. 198, 627; XLI (1839), pp. 366, 423; XLII (1840), p. 638; E. Panofka, Vocie cantanti, Firenze 1871, pp. 90 s., 100; A. Gandini, Cronistoria dei teatri di Modena, I,Modena 1873, pp. 343 s.; A. Brocca, Ilteatro Carlo Felice, Genova 1898, pp. 13 ss., 21; B. Gutierrez, Ilteatro Carcano, Milano 1914, p. 23; B. Brunelli, Iteatri di Padova, Padova 1921, p. 449; G. B. Vallebona, Ilteatro Carlo Felice, Genova 1928, pp. 26, 37; G. Donati-Petteni, L'arte della musica in Bergamo, Bergamo 1930, pp. 57 s.; P. Arrigoni-A. Bertareffi, Ritratti di musicisti e artisti di teatro, Milano 1934, p. 90; A. Della Corte, Satire e grotteschi, Torino 1946, pp. 742 ss.; G. Zavadini, Donizetti, Bergamo 1948, pp. 264, 268, 302, 417, 422, 587, 638, 658, 661, 712, 718, 722, 727, 555, 851; F. De Filippis-R. Arnese, Cronache del teatro di S. Carlo, I,Napoli 1961, pp. 54, 57-61, 63 ss.; G. Gatti, Il teatro alla Scala, II,Milano 1964, pp. 25 s., 28, 33 s.; A. Basso, Storia del teatro regio di Torino, II,Torino 1976, pp. 141, 151, 173, 195; L. Gamberini, La vita musicale europea del 1800, in Arch. musicale genovese, I,Città di Castello 1978, pp. 19 s., 29 ss., 33, 42, 213; M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, I,Firenze 1978, pp. 558, 564, 593, 599, 603, 649 ss.; IV, p. 1522; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, II, p. 444; Encicl. dello Spett., IV, coll. 228 ss.; The New Grove Dict. of Music and Musicians, V, p.270.