CRAMARIIS, Giovanni de
Figlio di un Pantaleone, non è chiaro se il cognome indichi il mestiere dei familiari ("cramârs" in friulano vuol dire merciai ambulanti) oppure la provenienza da uno dei borghi di Udine nel sec. XV (borg dai Cramârs).
Abitò in Udine dove tenne bottega di pittore e miniatore; operò in Friuli e in Toscana nei secc. XV e XVI. Sposò Anna, sorella del pittore Martino da Udine detto Pellegrino da San Daniele, dalla quale ebbe un figlio, Nicodemo, divenuto egli pure pittore. Ignota risulta la sua formazione artistica: i primi documenti che lo riguardano lo vedono infatti già affermato artista operante insieme con Girolamo da Cremona, Liberale da Verona ed altri come miniatore di alcuni antifonari per il duomo di Siena: pagamenti in tal senso sono registrati negli anni che vanno dal 1470 al 1473, ma è probabile che il lavoro lo abbia impegnato per più lungo tempo (Lusini, 1939, p. 286).
Lo ritroviamo nel 1489 ad Udine come testimone in un famoso processo che sconvolse la città: il pittore-intagliatore Domenico Mioni da Tolmezzo riferisce che il suo allievo Pellegrino da San Daniele aveva affermato, alla presenza del C., suo cognato, di esser stato avviato alla pratica della sodomia da Antonio da Firenze quando ancora ne frequentava la bottega (Joppi, 1800, p. 28).
Nel 1491 il Comune di Udine assegnò al c. 20 lire per la sfera dell'orologio pubblico che ancora nel 1504 il C. promise di dorare e di mantenere in efficienza per un anno (Joppi-Bampo, 1887; Joppi, 1890, p. 81); nel 1494 fu presente, in luogo del cognato Pellegrino da San Daniele, al perfezionamento del contratto per la pala della parrocchiale di Osoppo (ibid., p. 31); dal 1494 al 1507 sono registrati a varie riprese, nei libri dei camerari del duomo di Spilimbergo, pagamenti per aver egli miniato alcuni antifonari (Goi-Tesolin, 1966); il 26 ag. 1494 era presente ad un atto stipulato in Udine; il 5 sett. 1495 stimò, insieme con l'incisore Bartolomeo "q. Biasio", una statua eseguita da Domenico da Tolmezzo per la chiesa di Grions di Sedegliano (Joppi-Bampo, 1887); nel 1498 eseguì pitture nella cappella di S. Giovanni nella parrocchiale di Codroipo (distrutte; Joppi, 1890, p. 81).
Morì presumibilmente prima del 1533 a Udine, anno in cui la vedova sposò il sarto Bernardino Conte da Venzone.
Particolarmente importante è l'attività miniaturistica del Cramariis. Nel duomo di Siena si conservano tre codici nelle cui miniature è stata riconosciuta la sua mano accanto a quella di altri maestri: secondo il Lusini (1939), in 193 lettere piccole del Graduale C. 20,5: "Dalla Domenica di Settuagesima alla Terza Domenica di Quaresima"; in alcune delle iniziali piccole del Graduale H 25,10: "Dalla Diciassettesima alla Ventitreesima domenica dopo la Pentecoste", e in 41 delle 164 iniziali piccole miniate nel Graduale 28, 12: "Da S. Pietro a S. Clemente".
Tutte del C., o di suoi stretti collaboratori, sono invece le miniature dei cinque Graduali e di un Antifonario nel duomo di Spilimbergo: vi si trovano, nel complesso, 19 miniature con figure oltre a numerosissime iniziali. Senza dubbio il più fastoso è il Graduale 3, che cronologicamente è anche il primo ad essere stato eseguito, visto che già in un inventario del 1501 viene ricordato come "scriptum calamo miniatum cum litteris aureis et cum picturis in marginibus" (Goi-Tesolin, 1966, p. 46). L'iniziale R[esurrexit] dell'Introitus (c. 1), in cui è rappresentata la Resurrezione di Cristo, è affiancata da tre scene con Angeli musicanti entro bellissime architetture prospetticamente viste di sott'in su e costruite con un rigore di ascendenza pierfrancescana, rivissuto in chiave veneta dall'arte di Andrea Mantegna; è certamente questa la pagina più alta della produzione del Cramariis (cfr. Goi-Tesolin). Ancora al C., ma con un forte intervento della bottega, deve essere assegnato l'Antifonario XXXV bis del Museo archeologico nazionale di Cividale, fino a poco tempo fa ritenuto opera "ferrarese della seconda metà del XV secolo" (Santangelo, 1936): è ricco di scene miniate riprese puntualmente dai codici spilimberghesi, ma alterate nei colori e irrigidite nella linea da pesanti ritocchi. Al C. sono stati credibilmente attribuiti dalla Furlan (1971, pp. 229, 239 ss.) una Dormitio Virginis (olio su tavola) nel duomo di Maniago, in cui sono evidenti le connessioni stilistiche e iconografiche con il primo gruppo di miniature eseguite per Spilimbergo (si veda in part. la c. 59v del Graduale 3), ed un affresco, la Guarigione del cieco, su un pilastro del duomo di Spilimbergo. Conviene, invece, rifiutare l'attribuzione di due tavolette del Museo di Udine raffiguranti il Re David e S. Michele Arcangelo più probabilmente uscite dalla scuola di Domenico da Tolmezzo (Furlan, 1971, p. 230).
Ignoto fino ad un decennio fa, il C. non ha ancora trovato una giusta collocazione nell'ambito dell'arte friulana del Rinascimento, e certamente sono ancora troppo pochi gli elementi in possesso della critica per una esatta valutazione dell'artista. Resta da spiegare, soprattutto, il problema della sua formazione e in particolare se egli sia stato alla bottega di Girolamo da Cremona (e Liberale da Verona), ipotesi che potrebbe anche non dimostrarsi infondata; o se invece di essi sia stato solo occasionale collaboratore quando, già in possesso dell'arte di miniare, aveva fatto conoscere il proprio nome. Certo è che i fermenti rinascimentali, che già appaiono nelle miniature senesi e che diventano scoperti nelle opere spilimberghesi, inducono a ritenere che a lui sia stato (e non poco) debitore, per la sua prima formazione, il cognato Pellegrino da San Daniele. Che se poi si tien conto che quest'ultimo è il primo a rinnovare, con la pala di Osoppo, l'arte friulana, togliendola dall'aspro e montanaro mantegnismo che la dominava (in Domenico da Tolmezzo o in Gianfrancesco), si deve concludere che il C. ebbe peso notevole nello svolgimento del linguaggio artistico regionale come apportatore, in una zona culturalmente arretrata, di nuovi moduli stilistici.
Meno significative le testimonianze lasciate nel campo dell'arte maggiore, dove tecniche e proporzioni diverse ne mettono in risalto i limiti; il C. rimane, in definitiva, il piccolo maestro che, libero da implicazioni gotiche, pienamente inserito nel clima rinascimentale, sa impaginare con gusto e misura le scene miniate, rendendole piacevoli col vivace ed esuberante cromatismo.
Anche il figlio Nicodemo fu artista, ma la conoscenza che di lui si ha è limitata a due documenti: uno del 1516, quando fa da testimone ad un contratto dello zio Pellegrino da San Daniele di cui fu aiuto; l'altro del 1533, quando fa testamento e lascia tutto al patrigno Bernardino (Joppi, 1890, pp. 20, 81).
Bibl.: G. B. Cavalcaselle, La pittura friulana del Rinascimento [1876], a cura di G. Bergamini, Vicenza 1973, p. 42; V. Joppi-G. Bampo, Nuovocontr. alla storia dell'arte nel Friuli, Venezia 1887, p. 11; V. Joppi, Contributo secondo alla storia dell'arte nel Friuli, Venezia 1890, pp. 20, 28, 31, 81 s.; S. Borghesi-L. Bianchi, Nuovi docum. per la storia dell'arte senese, Siena 1898, pp. 208 s.; Catal. d. opere d'arte ... d'Italia, A. Santangelo, Cividale, Roma 1936, pp. 126 s.; V. Lusini, Il duomo di Siena, II, Siena 1939, pp. 286 n. 2, 290, 293, 302; G. Bampo, Contributo quinto alla storia dell'arte in Friuli, Udine 1962, p. 79; P. Goi-L. Tesolin, Gli antifonari di Spilimbergo, Udine 1966, pp. 20, 43-46; C. Furlan, G. de C. miniatore e pittore, in Il Noncello, 1971, pp. 225-43 (ripubblica gran parte dei docc.); G. Bergamini, Catal. dei codici miniati, in La miniatura in Friuli, s. l. né d. [ma Milano 1972], schede 42-46, pp. 144-55; G. Mariani Canova, La Mostra della miniatura in Friuli: i codici rinascimentali, in Arte veneta, XXVI(1972), p. 291; C. Furlan, Postilla a G. de C., in Il Noncello, 1973, pp. 3-18; A. e G. Bergamini, Affreschi rinascimentali nell'antico mandamento di Palmanova: Malisana, Castions di Strada, Griis, in Palme, Udine 1976, pp. 98-136; A. Rizzi, Profilo di storia dell'arte in Friuli. Il Quattrocento e il Cinquecento, Udine 1979, pp. 69-92; G. Bergamini, Nota su alcuni affreschi del Quattro e Cinquecento nello Spilimberghese, in Studi Stilimberghesi, XVIII (1980), pp. 67 s.; P. Goi-G.Bergamini, Le opere d'arte del Duomo [di Maniago] restaurate dal Lions International, Udine 1980, pp. 16-19; G. Bergamini-P. Goi, Il Duomo di Maniago e le chiese minori, Maniago 1980, p. 80; G. Bergamini-S. Tavano, Storia dell'arte nel Friuli-Venezia Giulia, Reana 1984, p. 328; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 52.