GREGORIO, Giovanni de
Figlio di Gregorio, nacque a Pietrafesa, antico nome della terra di Satriano di Lucania, intorno al 1579. Compì il suo apprendistato pittorico a Napoli presso la bottega di Fabrizio Santafede, del quale fu allievo tra il 1595 e il 1601 (Leone de Castris).
Nel 1608 l'artista firmò e datò le sue prime opere certe: la Pietà della chiesa di S. Francesco a Potenza e, per la stessa città, il polittico della chiesa di S. Antonio la Macchia, del quale sopravvivono presso la chiesa della Madonna del Rosario solo le due tele con S. Antonio e S. Francesco.
Sebbene la data non sia più pienamente leggibile, la pala della Madonna dei Mali del Museo provinciale di Potenza, proveniente dalla chiesa della Ss. Trinità, dovrebbe essere stata eseguita intorno al 1608-09. A quest'ultimo anno sono inoltre da riferirsi gli affreschi, non più esistenti, per il chiostro dei padri conventuali di Potenza dedicati alla vita di s. Francesco (De Dominici).
Nel 1610 venne conclusa una delle opere più note del G., la grande tavola intitolata alla Madonna della Consolazione per S. Stefano a Sala Consilina, opera di chiara matrice santafediana, realizzata quasi certamente su incarico della Società dei cinturati agostiniani che aveva sede nella chiesa.
Al 1611 si data il trittico con i Ss. Francesco e Leonardo e scene francescane destinato alla chiesa del convento cappuccino di Polla, opera che segnò il momento di massima adesione del G. alla pittura devota di Ippolito Borghese. Dell'anno successivo è invece la grande Annunciazione della parrocchiale di S. Michele a Potenza, firmata: "Joannes De Grego […] Petrafisia(nus) pingebat 1612".
Subito dopo la consegna dell'Apparizione del Bambino a s. Antonio da Padova, eseguita, come recita l'iscrizione, nel 1613 per la chiesa di S. Antonio a Missanello, il G. realizzò una seconda pala, firmata e datata 1615, destinata alla chiesa di S. Stefano a Sala Consilina raffigurante la Madonna delle Grazie e i ss. Onofrio e Carlo Borromeo (Saccone, 1990, p. 150).
Tra il 1611 e il 1615 dovrebbe collocarsi l'esecuzione della Madonna di Costantinopoli con le ss. Caterina d'Alessandria e Barbara e della cimasa raffigurante l'Eterno Padre, situate nella chiesa dell'ex convento dei cappuccini di Polla e originariamente unite in un'unica composizione. Quest'opera, che evoca cangiantismi di matrice baroccesca, ha indotto la critica a ipotizzare un viaggio del G. nel Nord della penisola (Grelle Iusco, p. 114).
Verso la fine del secondo decennio vanno collocati due dipinti eseguiti quasi certamente dal G. per due chiese di Anzi: l'Incoronazione della Vergine per S. Antonio e la Madonna del Carmelo con i ss. Giovanni Battista e Carlo Borromeo per l'altare maggiore del Carmine (oggi S. Lucia).
Definita tra le opere più problematiche del G. (Grelle Iusco, p. 113), la Donazione della pianeta a s. Ildefonso da Toledo per la parrocchiale di Abriola, firmata e datata 1620, si pone nel percorso artistico del pittore quasi come un unicum, non solo per la sua ricercata impaginazione compositiva, ma anche per le inedite soluzioni cromatiche e luministiche.
Ai primi anni Venti viene assegnata la grande tela con la Madonna del Rosario per la chiesa dell'Assunta ad Albano di Lucania.
Dopo il 1622, anno di fondazione della cappella, dovrebbe cadere l'esecuzione di un complesso ciclo di affreschi per S. Maria degli Angeli a Brienza; in esso sono rappresentati, oltre agli episodi della Vita della Vergine, scene con l'Incontro tra i ss. Francesco d'Assisi e Domenico, l'Apparizione del Bambino a s. Antonio, i Ss. Pietro e Paolo, e i profeti Isaia, David e Mosè.
Di poco posteriore dovrebbe essere l'intervento del G. nel ciclo decorativo del chiostro del convento di S. Antonio a Balvano, all'interno del quale la sua mano è stata riconosciuta in alcuni episodi della vita del santo, nei tondi con le raffigurazioni di Santi francescani e nelle scene con episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento, opere in precedenza attribuite a Girolamo Bresciano da Pietragralla (Grelle Iusco, p. 116).
Nel 1626 il G. lavorò per la chiesa di S. Giovanni Battista a Satriano, dove è ancora conservato l'unico affresco a lui certamente riferibile, raffigurante le due immagini del Battista e di S. Luca all'interno di una finta cornice architettonica.
Dopo la committenza della grande tavola con la Crocifissione per la chiesa del convento di S. Geltrude (oggi S. Sofia) a Castelcivita, licenziata nel 1627, sul finire dello stesso decennio il G. dovette assolvere a numerosi incarichi: l'affresco per la chiesa della Ss. Annunziata a Cancellara; l'esecuzione della bella pala raffigurante l'Immacolata per gli osservanti di S. Antonio a Castelcivita; l'Incoronazione della Vergine del 1629 per la chiesa di S. Antonio a Tito, cromaticamente affine al dipinto con l'Apparizione del Bambino a s. Antonio da Padova per S. Francesco a Pietrapertosa, datato, invece, 1631.
Il polittico dell'Immacolata del 1633 per la chiesa cappuccina di Piaggine, copia fedele della tela di Castelcivita, è considerato una delle opere di maggiore impegno del G. sia per la qualità esecutiva, debitrice all'Immacolata di Ippolito Borghese per S. Antonio a Lauria, sia per la complessità concettuale e iconografica (Saccone, 1990, p. 153).
Si sa che nel 1636 il G. risiedeva a Pignola presso Potenza; ma subito dopo la nascita del figlio Giuseppe, avvenuta più o meno nello stesso anno, "se ne ritirò in Pietrafesa sua patria" (Id., 1993, pp. 18 s.).
Agli inizi degli anni Quaranta si datano altre opere del G.: la Deposizione della Ss. Croce di Moliterno; la Trinitas terrestris ed Eterno della parrocchiale di Castelmezzano, derivata dalla tela di analogo soggetto che Girolamo Imparato aveva dipinto per la chiesa napoletana di S. Giuseppe dei Ruffi; la Madonna del Rosario di S. Angelo Le Fratte; l'Eterno Padre, unico elemento superstite di una pala d'altare dedicata alla Madonna del Rosario per la chiesa dei Ss. Matteo e Margherita a Sicignano degli Alburni.
Tra le opere a noi note che il G. eseguì negli ultimi anni della sua vita figurano due pale firmate e datate: la prima, del 1649, è la Madonna col Bambino e i ss. Francesco d'Assisi, Lorenzo e Gaetano, destinata alla chiesa di S. Antonio a Balvano; la seconda, del 1653, è la Crocifissione con s. Domenico, conservata presso l'Archivio notarile di Matera, ma proveniente forse dalla chiesa delle monache domenicane di S. Agostino della stessa città.
Il G. morì intorno al 1656 e venne sepolto nella chiesa parrocchiale di Pignola (Gatta).
Fonti e Bibl.: C. Gatta, Memorie topografico-storiche della provincia di Lucania, Napoli 1732, p. 342; B. De Dominici, Vita de' pittori scultori e architetti napoletani, II, Napoli 1743, p. 246; A. Grelle Iusco, in Arte in Basilicata. Rinvenimenti e restauri (catal., Matera), Roma 1981, pp. 112-114, 116, 209 s.; N. Barbone Pugliese, in Opere d'arte restaurate a Matera (catal.), Matera 1985, pp. 24-34; C. Muscolino, in L'antico nascosto (catal.), Matera 1987, pp. 61 s.; C. Restaino, in Il Vallo di Diano. Scoperte e restauri nel Vallo di Diano (catal., Padula), Napoli 1989, pp. 67 s.; L. Gaeta, ibid., pp. 69 s.; S. Saccone, ibid., pp. 70 s.; L. Gaeta, in Il Cilento ritrovato. La produzione artistica nell'antica diocesi di Capaccio (catal., Padula), Napoli 1990, pp. 145-158; S. Saccone, ibid., pp. 147-158; P. Leone de Castris, La pittura del Cinquecento a Napoli 1573-1606, Napoli 1991, p. 335; S. Saccone, in Petrafisianus pingebat. Opere di G. de G. 1608-1653 (catal., Matera), Napoli 1993, pp. 15-94; B. Di Mase, in Cultura artistica della Basilicata. Opere scelte (catal.), Matera 1999, pp. 40 s.; A. Basile, ibid., pp. 50 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 579.