GIOVANNI dell'Aquila
Figlio di Egidio, nacque in data non precisata, comunque collocabile nel corso del secondo quarto del XV secolo, probabilmente a Lanciano. Dopo avere seguito i corsi universitari a Padova, prese la laurea in arti a Ferrara il 2 ott. 1460.
Nel 1463 cominciò la carriera universitaria a Padova con la lettura di medicina pratica straordinaria come substitutus di Pietro Roccabonella. Mantenne questa lettura fino al 1472 e intanto, il 25 ott. 1466, prese la laurea in medicina, avendo come promotori Sigismondo Polcastro, Matteolo Mattioli, Baldassarre Gemini, Paolo Bagellardo e Girolamo Dalle Valli. Dopo essere stato imbarcato come medico sulla flotta veneziana nel 1469, il 26 dic. 1472 passò al primo luogo di medicina pratica straordinaria, succedendo al Bagellardo.
Nel 1473 passò allo Studio pisano e a partire dall'anno 1474 ottenne la lettura di medicina teorica. La permanenza a Pisa venne però turbata profondamente dalla presenza di Luchino Gerli da Padova, la cui rivalità e i contrasti che ne nacquero obbligarono G. a ritornare a Padova. A Padova raggiunse l'apice della sua carriera universitaria con la lettura di medicina teorica ordinaria de mane con uno stipendio di 550 fiorini. Oltre alla ordinaria pratica di docenza all'interno dello Studio patavino G. ricoprì altri significativi incarichi, come quello di membro del Collegio dei filosofi e dei medici, di cui divenne priore negli anni 1488 e 1498. Nel 1506 chiuse la sua attività di docenza, e lo Studio lo collocò a riposo con uno stipendio di 500 fiorini.
Nello stesso 1506, dopo aver dettato il testamento il 14 ottobre, G. morì a Padova e fu sepolto nel monastero di S. Giustina.
Durante la lunga permanenza a Padova G. affiancò all'attività di docente e alla pratica di medicina l'impegno di editore e di scrittore. Nel 1486, per i tipi di Matteo Cerdoni, tipografo tedesco operante a Padova, curò l'edizione di alcune opere di Gentile da Foligno, precisamente il De febribus, il De actuatione medicinarum e il De ptisi.
Nel 1491 scrisse la sua opera più importante composta a nome del Collegio dei filosofi e dei medici di Padova ed espressamente richiesta da Ermolao Barbaro, di cui sono ben noti gli interessi in campo medico e naturalistico, e da Girolamo Donà. Si tratta del De phlebotomia liber (noto anche come De missione sanguinis in pleuritide o Consilium super phlebotomia et pleuresi), in 582 distici elegiaci, che il De Renzi inserì nella sua Collectio Salernitana, poiché la trattazione sull'uso del salasso riconduce direttamente alle dottrine dei maestri salernitani, in particolare al Flos sanitatis da cui sono citati letteralmente numerosi versi. Da notare che dopo l'epilogus, che occupa i vv. 497-510, G. fa seguire fino alla fine una trattazione sulla topografia del sistema venoso.
All'attività di G. va ricondotta anche l'edizione veneziana del Conciliator differentiarum philosophorum et medicorum di Pietro d'Abano (editore O. Scoto, tipografo B. Locatelli, 1496), giacché l'esemplare da cui fu tratta la stampa era di sua proprietà. Più genericamente, alla scuola di G. rimandano due codici: uno conservato presso la Biblioteca civica di Bergamo, recante un testo medico; l'altro nella Biblioteca apostolica Vaticana, contenente il Corpus vetustius della Physica di Aristotele.
Opere. Per il De phlebotomia si può ricorrere all'edizione della Collectio Salernitana, a cura di S. De Renzi, III, Napoli 1853, pp. 256-270; oltre alle opere già citate, va ricordato il Directorium iuvenum in arte medica, conservato a Montreal nella McGill University Library.
Fonti e Bibl.: I. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, II, Patavii 1757, pp. 89, 129 s., 135; A. Fabroni, Historiae Academiae Pisanae, I, Pisis 1791, pp. 345 s.; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, II, Napoli 1845, pp. 390 s.; P. Verrua, G. dell'A. e lo Studio di Padova (1480-1506), in Annuario del R. Istituto magistrale E. Fuà Fusinato di Padova, 1927-29, pp. 5-52; B. Nardi, Ancora qualche notizia e aneddoto su Nicoletto Vernia, in Id., Saggi sull'aristotelismo padovano dal secolo XIV al XVI, Firenze 1958, pp. 124-126; G. De Sandre, Chiose all'inedito testamento di G. dell'A., in Quaderni per la storia dell'Università di Padova, I (1968), pp. 167-171; Nuovi documenti per la storia del Rinascimento, a cura di T. De Marinis - A. Perosa, Firenze 1970, p. 63; A. Verde, Lo Studio fiorentino 1473-1503. Ricerche e documenti, II, Firenze 1973, pp. 314-317; P. Sambin, Gregorio Amaseo e un gruppo di friulani e non friulani laureati o studenti a Padova nell'ultimo decennio del '400, in Quaderni per la storia dell'Università di Padova, VIII (1975), pp. 19-42; Id., Sul romano Antonio Persona dottore in arti e medicina: alcune schede e un interrogativo, ibid., p. 100; C.B. Schmitt, Thomas Linacre and Italy, in Essays on the life and work of Thomas Linacre c. 1460-1524, a cura di F. Maddison - M. Pelling - C. Webster, Oxford 1977, pp. 60 s., 67; G. Ongaro, La medicina nello Studio di Padova e nel Veneto, in Storia della cultura veneta, 3, Dal primo Quattrocento al Concilio di Trento, III, Vicenza 1981, p. 87; T. Pesenti, Professori e promotori di medicina nello Studio di Padova dal 1405 al 1509. Repertorio bio-bibliografico, Padova 1984, pp. 59, 120-122, 174; Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini ab anno 1461 ad annum 1470, a cura di G. Pengo, Padova 1992, nn. 373, 378, 431, 480, 529, 564, 566 (ad indicems.v. Civitinus Ioannes de Aquila); P.O. Kristeller, Iter Italicum, IV, p. 85b.