DETTORI, Giovanni
Nacque a Cagliari il 9 apr. 1886 da Giovanni e Rosa Mameli. Laureatosi in giurisprudenza nell'università di Cagliari, si dedicò giovanissimo agli studi economici e sociali, coltivando soprattutto la ricerca statistica e demografica.
Allievo di Corrado Gini, e libero docente di statistica dal 1916, insegnò questa materia prima nell'università sarda e poi in quella di Genova, dove tenne per diversi anni anche l'incarico di demografia. Giornalista polemico e battagliero, svolse la sua attività di pubblicista prima in Sardegna e poi a Roma, collaborando alla costituzione della Confederazione generale dell'industria e divenendone, negli anni Trenta, uno dei vicepresidenti. Vicepresidente dell'Istituto sardo per la bonifica integrale nel 1931, fu uno dei fondatori del Centro di cultura e propaganda corporativa di Genova. Nella città ligure insegnò anche presso la scuola sindacale "Dario Guidi", impegnandosi nella diffusione dei principi dell'economia corporativa, con particolare riguardo alla legislazione del lavoro e alla regolamentazione delle relazioni industriali che la politica sindacale del fascismo introduceva nell'ordinamento giuridico e sociale. Nel 1932 il D. fondò a Firenze, presso l'Istituto di scienze sociali e politiche "Cesare Alfieri", una scuola di perfezionamento in studi sindacali e corporativi che, nell'organizzazione degli studi universitari voluta dal regime, doveva essere un centro di formazione dei quadri dirigenti dell'industria e del sindacato fascista.
Nella scuola il D. insegnò dottrina e politica sindacale corporativa sviluppando, in una serie di corsi diretti principalmente ai dirigenti d'azienda, i fondamenti solidaristici dell'ideologia corporativa.
Commentando i principî della legge del 1926, che a giudizio del D. rappresentava "la prima manifestazione positiva dello Stato italiano" nel campo dell'ordinamento delle relazioni industriali, egli metteva in evidenza le principali caratteristiche del nuovo sistema, osservando: "Lo stato liberale, lasciando completamente prive di qualsiasi disciplina le organizzazioni professionali, aveva voluto conservare in tale materia il suo inderogabile agnosticismo, le cui deleterie conseguenze non tardarono però a farsi sentire" (Tecnica delle organizzazioni sindacali e dei contratti collettivi, Firenze 1934, p. 7).
Per contro il fascismo, con l'ordinamento sindacale corporativo, trasformava l'associazione professionale da "tipico organo di politica classista e strumento di realizzazione della lotta di classe, coefficiente pertanto di indisciplina, di disorganizzazione" in un "elemento basilare della vita stessa della Nazione", ossia in un organismo cooperativo che, posto sotto il controllo dello Stato ed indipendente dagli interessi particolaristici delle singole categorie rappresentate, contribuiva al conseguimento delle "finalità superiori di ordine nazionale". Era quindi del tutto giustificata, in questa prospettiva, non solo l'affermazione del diritto di associazione, e perciò la manifestazione degli interessi contrastanti delle parti sociali, ma anche la definizione dei limiti all'esercizio di questo diritto. Definizione che ora spettava autoritariamente allo Stato.
Gran parte dei lavori del D. vertevano comunque sulle condizioni economiche e sociali della Sardegna, che furono al centro delle preoccupazioni politiche dell'economista sardo tanto nella prima fase della sua attività scientifica (Agricoltura e credito in Sardegna. Prime linee di una inchiesta sulle condizioni economico-sociali della Sardegna, Cagliari 1910; Miniere e minatori in Sardegna [Note critiche alla relazione dell'inchiesta parlamentare], ibid. 1912) quanto nel periodo successivo, in cui la politica agraria del regime ed il programma di bonifica integrale apparvero al D. quali occasioni storiche per il definitivo riscatto delle regioni meridionali (Sardegna in marcia, Roma 1929).
In questi studi, e segnatamente nel saggio sulla Ferrovia del Sulcis. Contributo allo studio del programma delle comunicazioniferroviarie in Sardegna, uscito a Cagliari nel 1911, il D. utilizzò il metodo dell'inchiesta attraverso i questionari e si servì della strumentazione statistica messa a punto originariamente (con ampiezza di riferimenti alla letteratura italiana e straniera) nel lavoro Contributo allo studio della variabilità dei prezzi, condotto sotto la guida di Corrado Gini e pubblicato negli Studi economico-giuridici della Facoltà di giurisprudenza di Cagliari nel 1912 (IV, 1, pp. 3-115).
In questo saggio il D. perveniva alla conclusione che lo studio dei fattori che determinano la concentrazione della ricchezza, mentre doveva avere una dimensione geografica regionale, doveva anche utilizzare le formule statistiche più idonee al calcolo diretto del numero e dell'ammontare totale dei redditi delle diverse classi. A questo scopo la formula di Gini era preferibile a quella di Pareto, perché consentiva di individuare le relazioni dirette o inverse tra la concentrazione della ricchezza e quella dei patrimoni nelle diverse zone di un medesimo territorio regionale. Per il D. la concentrazione dei patrimoni degradava quasi regolarmente secondo l'ordine decrescente della prosperità economica delle varie regioni, mentre all'interno delle singole regioni esisteva una relazione diretta tra concentrazione dei redditi e dei patrimoni e una relazione inversa tra la concentrazione dei patrimoni e la diffusione della proprietà immobiliare.
Il D. collaborò a diverse riviste scientifiche, tra le quali la Rivista di antropologia e Barometro economico.
Morì a Roma il 12 febbr. 1936.
Oltre a quelle citate, ricordiamo le seguenti opere del D.: Ai piccoli proprietari agricoli, Cagliari 1908; Ricerche statistiche sul funzionamento della scuola primaria in Italia, ibid. 1911; La malaria in Sardegna, ibid. 1911; Credito agrario in Sardegna, ibid. 1911; Di alcuni caratteri dei neonati secondo l'ordine di generazione e l'età della madre, Scansano 1914 (già pubbl. in Rivista di antropologia, XIX [1914]); Statistica economica, Genova 1917-18; Il risanamento economico, Roma 1929; Principi di economia e tecnica della produzione, Genova 1929-30; Lezioni di demografia, ibid. 1929-30, Appunti di dottrina politica sindacale e corporativa, Firenze 1931-32; Elementi di dottrina corporativa, ibid. 1935; Del benessere economico in relazione alla dinamica della popolazione, Roma 1935.
Bibl.: A. Uckmar, G. D., in Annuario dell'Università di Genova, 1935-36, Genova 1936, pp. 425 ss.; Studi in memoria di G. D., I-II, Firenze 1941.