GIOVANNI di Buccio di Leonardello
Non si conosce la data di nascita di questo pittore e maestro di vetrate e di mosaici, terziario dell'Ordine francescano, nativo di Orvieto e documentato a partire dal 1347 fino al 1370.
Citato per la prima volta in un documento datato 1347 (Fumi, 1891, p. 60), a partire dal 1357 G. risulta essere attivo nella decorazione della cappella del Corporale del duomo di Orvieto (ibid., p. 385). Tali pitture celebrano il sacramento eucaristico e il miracolo di Bolsena; tra il 1855 e il 1860 l'opera fu pesantemente ridipinta da Antonio Bianchini e da Luigi Lais, e risulta pertanto illeggibile da un punto di vista stilistico (Carli, pp. 79-82). L'intervento di G. è stato tuttavia riconosciuto negli affreschi della volta dove sono raffigurate le Prefigurazioni dell'eucarestia (Todini, p. 96). Un documento trascritto da Luzi (doc. XXVIII, pp. 363 s.) ricorda, infatti, che l'8 luglio 1357 G. era impegnato ad affrescare quest'area della cappella.
Dopo circa tre anni, G. venne incaricato dall'Opera del duomo di Orvieto di realizzare parte della decorazione musiva della facciata. In particolare, nel 1360 G. collaborò con Andrea di Cione detto l'Orcagna alla realizzazione del mosaico del Battesimo di Cristo, situato nel timpano sopra il portale laterale sinistro, con l'esecuzione di un cartone per la figura di Giovanni Battista (Fumi, 1891, doc. LXVIII, p. 125; Carli, p. 92 n. 14; Harding, 1989, p. 88); alla fine di agosto del 1362 subentrò a Nello da Roma nel completamento del mosaico con l'Annunciazione a s. Anna sopra la porta "versus episcopatum" (Fumi, 1891, doc. LXXXVI, p. 129). Negli anni 1362 e 1363, Ugolino di Prete Ilario espresse un lusinghiero giudizio in merito alla qualità del lavoro di G. definendolo "perfectum, et bonum et pulchrum" (ibid., doc. XCVII, p. 132). Nel 1365 e nel 1366, G. compì la Natività della Vergine, in collaborazione con Ugolino di Prete Ilario, e l'Assunzione della Vergine, sua opera firmata e datata.
Destinato a decorare il timpano soprastante il portale destro del duomo di Orvieto, il mosaico raffigurante la Natività della Vergine si trova oggi a Londra, nel Victoria and Albert Museum. Oggetto di numerosi restauri (Carli, p. 82), l'opera fu completamente rimaneggiata nel 1787 da B. Tomberli e D. Cerasoli, che rimossero le parti instabili e poco aderenti (Fumi, 1905, p. 213). Queste vennero in parte rimesse in opera, in parte trasferite nel laboratorio vaticano, come testimonianze della tecnica musiva trecentesca, e in seguito vendute all'antiquario Pio Marinangeli (ibid., pp. 213 s.). Questi ricompose i frammenti, ispirandosi allo schema compositivo del mosaico rifatto da Tomberli e Cerasoli, ma conservando i motivi trecenteschi, e realizzò ex novo (Carli, p. 82) i busti dei profeti Isaia e Naum, rimasti in situ, trasferendoli però in alto ai lati della cuspide. Dopo averlo così ricomposto e modificato, l'antiquario vendette il mosaico come opera di Andrea di Cione datata 1360. E nel 1891 esso entrò nel museo londinese. Sull'antichità e originalità dell'opera Fumi (1905, p. 224) espresse un giudizio molto severo, affermando che "dei vecchi smalti vi è rappresentata appena la quinta parte; mentre tutto il resto è roba nuova avvicinata all'antico". Diversamente Carli (p. 83) ritenne che almeno l'iconografia primitiva del mosaico fosse rimasta inalterata.
All'interno del timpano soprastante il portale maggiore del duomo di Orvieto si trova l'Assunzione della Vergine. Più volte restaurato (Carli, p. 92 n. 14), il mosaico venne ulteriormente ritoccato nel XVIII secolo quando si decise di rimuovere la parte pertinente alla testa della Madonna e di trasferirla nel Museo dell'Opera del duomo. Carli (p. 94 n. 15) indica nella tradizione senese l'origine dell'iconografia dell'Assunzione di G. e sottolinea come l'affresco dallo stesso tema, realizzato da Lippo Vanni sulla fronte dell'arcone del coro nella chiesa di S. Leonardo al Lago presso Siena, costituisca il precedente più prossimo per il mosaico di Giovanni.
Variamente documentata è anche l'attività di G. come "vetraio", arte che secondo Harding (1989, p. 88) venne praticata dall'artista addirittura sin dal 1325. Dalle fonti risulta che nel gennaio 1359 G. lavorava "de vetro" al reliquiario di Ugolino di Vieri (Carli, p. 141 n. 8). Tra il 1360 e il 1364, venne mandato dall'Opera del duomo a Venezia e a Bolsena per acquistare del vetro e altri materiali (Harding, 1989, pp. 93, 97); e si recò a Monteleone per insegnare ai vetrai la lavorazione del vetro color oro (Fumi, 1891, doc. XCIV, p. 132). Nel 1369 G. intervenne su alcune figure della vetrata istoriata della tribuna eseguita da Giovanni di Bonino (ibid., pp. 200, 218 s.). Commissionatagli nel 1370 e molto rimaneggiata è, infine, la vetrata che chiude l'occhio destro della tribuna del duomo. Del manufatto originale sopravvive il busto di Davide (Fratini, 1983, p. 180). Viene, infine, riferito a G. l'affresco raffigurante l'Annunciazione e la Natività dipinto all'interno di una nicchia sul lato destro del presbiterio di S. Giovenale in Orvieto (Id., 1987, p. 18).
Non si conosce la data di morte di Giovanni.
Fonti e Bibl.: L. Luzi, Il duomo di Orvieto, Firenze 1866, pp. 125, 201, 363 s., 367, 371 s.; L. Fumi, Il duomo di Orvieto e i suoi restauri, Roma 1891, pp. 60, 68, 104-108, 121-125, 129, 131-136, 200, 202, 209, 218 s., 311, 362, 385, 521; Id., L'Orcagna ed il suo preteso mosaico nel Museo di Kensington, in Rivista d'arte, III (1905), pp. 211-227; L. Cust, The mosaic attributed to Orcagna in the Victoria and Albert Museum, in The Burlington Magazine, VIII (1905-06), pp. 433 s.; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1923, p. 152; R. Van Marle, La scuola pittorica orvietana del Trecento, in Bollettino d'arte, III (1923-24), pp. 306, 309 s.; Id., The development of the Italian schools of painting, V, The Hague 1925, pp. 93 s., 96, 98, 509; P. Toesca, Il Trecento, Torino 1951, pp. 679, 958; R. Longhi, Tracciato orvietano, in Paragone, XIII (1962), 149, p. 6; E. Carli, Il duomo di Orvieto, Roma 1965, pp. 79 s., 82 s., 92, 94, 133, 141; C. Fratini, Percorso nel lungo "tracciato orvietano" della pittura medievale (sec. XIII-XIV), in Boll. dell'Istituto storico artistico orvietano, XXXIX (1983), pp. 178-181; Id., Note sulla pittura del Quattrocento. Iconografia musicale in Umbria nel XV secolo, Assisi 1987, p. 18; C. Harding, I mosaici della facciata (1321-ca. 1390), in Il duomo di Orvieto, a cura di L. Riccetti, Roma-Bari 1988, pp. 131-133; Id., The production of Medieval mosaics: the Orvieto evidence, in Dumbarton Oaks Papers, 1989, n. 43, pp. 73-102; F. Todini, La pittura umbra dal Duecento al primo Cinquecento, I, Milano 1989, p. 96; C. Harding, La produzione musiva del duomo di Orvieto, in Il duomo di Orvieto e le grandi cattedrali del Duecento. Atti del Convegno internazionale di studi(Orvieto 1990), Torino 1995, p. 197; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, pp. 72 s. (s.v.Leonardelli, fra G. di B.); Diz. encicl. Bolaffi dei pittori…, VI, pp. 43 s.; Enc. dell'arte medievale, VIII, pp. 900, 902 (s.v.Orvieto, pittura).