COCCONATO, Giovanni (Giovannino, Janin) di
Figlio di Guido, che fu vicario regio di Parma nel 1311, e fratello di Pietro, vescovo di Piacenza, compare per la prima volta, con il diminutivo di Giovannino, in un documento privato del 16 maggio 1328, mentre non era compreso in un atto analogo del 1324; ciò vuole probabilmente indicare che il C. raggiunse la maggiore età fra queste due date; egli era dunque nato nel primo decennio del sec. XIV, ultimo di sei figli, dopo Bonifacio, Uberteto, Guglielmo, Ottobono e Pietro. Del padre seguì, con i fratelli, la linea politica di stretta aderenza al marchese di Monferrato Giovanni II Paleologo, pur rispettando formalmente il vincolo feudale verso il vescovo di Vercelli e riservandosi iniziative belliche in proprio, come quella condotta nel 1326-1329 contro il Comune di Chieri. Il C. fu presente, spesso con il fratello Ottobono, ad importanti fatti politici di quel periodo, come la dedizione di Asti al marchese di Monferrato, avvenuta il 9 ott. 1339, e la battaglia di Gamenario, combattuta presso Chieri nell'aprile del 1345, fra gli alleati ghibellini, capeggiati dal marchese di Monferrato, e l'esercito angioino. Un racconto metrico in francese a celebrazione della vittoria monferrina ricorda le prove dei "bons contes de Coconay / les preux Janin et Hottebon", i quali furono probabilmente in quell'occasione armati cavalieri poiché dopo di allora il titolo di miles ricorrerà costantemente accanto ai loro nomi.
Nel 1350-51 il C. fu podestà di Ivrea per conto di Giovanni di Monferrato, così come un altro Cocconato, Uberto, lo era stato di Vercelli nel 1329 e nel 1333. Fu presente, nel 1351, alla dedizione di Casale al marchese e fu ancora accanto al Paleologo in Pisa nel febbraio del 1355, durante la sua permanenza presso la corte di Carlo IV. Sembra perciò difficile riconoscere il C. nel Giovanni di Cocconato che fu podestà a Bologna in nome di Matteo Visconti e che, secondo le cronache, venne lasciato partire senza danno il 17 apr. 1355 da Giovanni Visconti di Oleggio, impadronitosi per conto proprio di quella città. Il marchese di Monferrato si era infatti staccato dai Visconti ancor prima della morte dell'arcivescovo Giovanni e della spartizione della sua signoria fra i nipoti, avvenuta nell'ottobre 1354; appare perciò poco attendibile l'ipotesi di una defezione del C. in favore degli avversari del marchese, tanto più che egli si trovava a Pisa nel febbraio del 1355. È da rilevare, inoltre, che egli non era l'unico Giovanni della sua casata: oltre a lui, distinto dal titolo di miles, almeno altri due suoi omonimi signori di Cocconato risultano presenti all'approvazione degli statuti del consortile l'11 nov. 1352.
Nonostante che nel 1355 Giovanni di Monferrato avesse ottenuto da Carlo IV il riconoscimento della sua piena signoria feudale su tutti i Cocconato, la presenza del C. presso il marchese continuò ad essere costante anche nel sesto decennio del secolo; lo si ritrova così a Genova nel 1359 e l'anno dopo in Asti, allorché il Paleologo venne eletto arbitro nelle contese in atto fra Genova e gli Aragonesi, mentre Bonifacio di Cocconato risulta "magister hospicii") del marchese. Ancora nel 1364 il C. fu tra i procuratori monferrini che trattarono la pace con i Visconti. Fu, questo, probabilmente l'ultimo suo incarico, poiché il 7 ott. 1365 in Chivasso il marchese confermò l'investitura di beni marchionali ad Abellone e a Guidetto, figli del C. ormai defunto. In quest'anno risulta morto anche il fratello Ottobono. I due fratelli non fecero dunque in tempo ad assistere al violento conflitto che scoppiò pochi anni dopo, nel 1368, fra i Cocconato e il marchese in seguito alla richiesta di totale sottomissione che questi pretendeva in applicazione dei diplomi concessigli nel 1355 da Carlo IV. Per spiegare la rottura il Sangiorgio ricorda un movimentato ma poco chiaro episodio: a Pisa, durante la seconda discesa di Carlo IV, sarebbe avvenuta una vera e propria disputa fra il marchese e Bonifacio di Cocconato, con esibizione e lacerazione pubblica di un diploma imperiale contestato. Sia o no così veramente accaduto, certo è che, come risposta alle pretese del Paleologo, il 1º apr. 1369 tutti i componenti della casata sottoscrissero un atto di adesione a Galeazzo Visconti, atto che in seguito venne periodicamente rinnovato, e che segnò dunque il distacco della condotta della loro politica da quella dei Paleologi di Monferrato, con i quali, peraltro, singoli membri del consortile continuarono ad avere anche in seguito rapporti di vassallaggio.
Si è voluto riconoscere in certi affreschi della canonica di Vezzolano (Albugnano, Asti) sepolcreto della famiglia nel XIV secolo la raffigurazione del C. in compagnia del fratello Pietro, vescovo di Piacenza; ma l'identificazione manca di sicuro fondamento.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Torino, Sezione I, Monferrato Feudi, mazzo 26, Cocconato, nn. 4, 6; Ibid., Biblioteca reale, ms. Storia patria 325, cc. 205r-207v; Brozolo (Torino), Archivio Radicati di Brozolo: V. del Corno, Tavole genealogiche storiche della nobilissima fam. dei conti Radicati [ms. sec. XIX], tav. 25 bis; B. Sangiorgio, Cronica [di Monferrato], a cura di G. Vernazza, Torino 1780, pp. 137, 140, 146, 148, 152, 155, 162, 168, 170, 178, 187, 286 s.; G. B. Moriondo, Monum. Aquensia, II, Torino 1790, docc. 112, 216; Liber iurium Reipublicae Genuensis, II, a cura di E. Ricotti, in Monum. historiae patriae, IX, Augustae Taur. 1857, docc. 216, 223, 230 s., 233; Matthaei de Grifonibus Memoriale hist. de rebus Bonon., in Rer. Ital. Script., 2 ed., XVIII, 2, a cura di L. Frati-A. Sorbelli, p. 59; Il "Libro verde" della Chiesa d'Asti, a C. di G. Assandria, Pinerolo 1904-1907, docc. 60 s., 93-98; F. Cognasso, I diplomi di Carlo IV per Giovanni II Paleologo di Monferrato, in Boll. d. R. Soc. pavese di storia patria, XXI (1922), pp. 21-37; Petri Azarii Liber gestorum in Lombardia, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XVI, 4, a cura di F. Cognasso, pp. 32, 66 s., 71, 165, 175; L. Borello-A. Tallone, Le carte dell'Arch. comunale di Biella fino al1379, II, Voghera 1928, doc. 333; IV, Torino 1933, doc. 30; P. Brezzi, Gli ordinati del Comune di Chieri,1328-1329, Torino 1937, pp. 5, 73, 78, 109-112, 131, 139 s., 189-192, 208 ss., 238-243, 255; M. C. Daviso di Charvensod-M. A. Benedetto, Gli statuti del consortile di Cocconato, Torino 1965, pp. 17-23, 90 s., 105 s., 140-150; G. S. Pene Vidari, Statuti del Comune di Ivrea, II, Torino 1969, pp. 289, 304; P. L. Datta, Storia dei principi di Savoia del ramo di Acaia, II, Torino 1832, pp. 153 ss.; V. Mandelli, Il Comune di Vercelli nel Medio Evo, III, Vercelli 1858, pp. 282 s.; A. Bosio, Storia dell'antica abbazia ... di Nostra Signora di Vezzolano, Torino 1872, pp. 232-235; F. Gabotto, Asti e la politica sabauda in Italia al tempo di Guglielmo Ventura, Pinerolo 1903, pp. 440 ss.; A. Motta, Vezzolano e Albugnano, Milano 1933, pp. 24 s.; A. Sisto, Banchieri-feudatari subalpini nei secc. XII-XIV, Torino 1963, pp. 47, 111.