GIOVANNI di Giovannello di Paulello
Non si conoscono le date di nascita e di morte di questo pittore nativo di Narni, presso Terni, e attivo in ambito locale nel primo quarto del XV secolo.
Il suo nome, accompagnato dal titolo di "maestro di Narni" o "maestro pittore di Narni", ricorre in numerosi atti notarili redatti negli anni 1408-13 ed è presente in una iscrizione in caratteri gotici, oggi leggibile solo parzialmente, dipinta nella fascia che delimita il margine inferiore di una grande pittura murale visibile nel coro della ex chiesa francescana di S. Antonio a Cesi (Terni).
Il testo integrale di questa iscrizione è noto grazie alle trascrizioni che ne fecero Contelori e Guardabassi, ai quali si deve la conoscenza dell'anno di esecuzione dell'opera, il 1425 (Contelori), e il nome del suo autore, "Iohannes Iuenelli Paulelli pictori de Narnea" (Guardabassi).
La tarda decorazione ad affresco della ex chiesa di S. Antonio a Cesi, peraltro pervenutaci lacunosa, è l'unica opera firmata e datata da Giovanni di Giovannello.
Della composizione originaria si conservano, sulla parete di fondo, il Calvario di Gesù, nel quale compare anche la figura di s. Francesco d'Assisi inginocchiato ai piedi della Croce, e, in due vele della volta, le figure dell'evangelista Matteo e dell'apostolo Pietro; uniche immagini superstiti di un programma iconografico più ampio che, secondo Van Marle, doveva contemplare la rappresentazione degli evangelisti e di entrambi i principi degli apostoli. È andata persa anche la parte inferiore sinistra della grande scena del Calvario, dove era forse dipinto il gruppo delle pie donne. Van Marle ritiene che le pitture della volta non siano state eseguite da G., ma siano piuttosto opera dello stesso pittore che realizzò la Madonna in trono con Bambino affrescata nella parete sinistra della chiesa.
Il basso livello qualitativo delle pitture di Cesi ha ispirato sin dal principio giudizi negativi su G. (Gnoli; Scarpellini, che lo definisce "rustico epigono del già discretamente rustico Giovanni di Corraduccio"). Dopo i restauri condotti nel 1979 da Marcello Castreghini per conto della soprintendenza per i Beni ambientali, architettonici, artistici e storici dell'Umbria, Cicinelli ha corretto queste opinioni riconducendo G. nel novero di quegli artisti, operosi nell'Umbria meridionale, che ancora all'inizio del XV secolo proponevano schemi compositivi e cadenze formali ispirati alla produzione pittorica umbra della prima metà del Trecento e che per questa ragione vengono definiti "arcaicizzanti". Nell'opera cesana di G., Cicinelli (p. 133) vede, per esempio, richiami alla Crocifissione affrescata nella cappella di S. Croce in S. Chiara a Montefalco (Perugia) da un anonimo cosiddetto "Primo Maestro di S. Chiara da Montefalco", attivo nella prima metà del XIV secolo. Lo studioso riscontra, però, anche delle analogie con la Crocifissione affrescata da Giovanni di Corraduccio nella cappella del Crocifisso nella chiesa di S. Francesco a Giano dell'Umbria (Perugia). Nell'impaginazione, invece, si ravvisa la presenza di "memorie" estrapolate dalla grande decorazione realizzata dai fratelli Salimbeni nell'oratorio di S. Giovanni a Urbino (1416). Oltre, comunque, ai prestiti contratti con la tradizione figurativa umbra e con la produzione contemporanea di tendenza tardogotica o di accento internazionale, è stata riconosciuta a G., sempre da Cicinelli, un'originale vena popolare e una interpretazione del soggetto non priva di ironia e di tensione caricaturale.
Per analogia stilistica con le pitture della ex chiesa di S. Antonio a Cesi, Guardabassi e Van Marle attribuiscono a G. l'esecuzione di un dipinto raffigurante la Vergine fra santi sulla parete corrispondente al primo altare a sinistra della chiesa di S. Maria di Cesi. Pitture nella chiesa di S. Antonio in Narni, oggi perdute, sono inoltre assegnate a G. da Cicinelli. Si basa, infine, sull'analisi critica di alcuni dati estrapolati dai documenti relativi agli anni 1408-10 la proposta (Ranucci, pp. 85-87) di riconoscere in G. uno degli anonimi pittori impegnati all'inizio del Quattrocento nella decorazione della cappella di S. Egidio nella cattedrale di Narni già assegnata a un artista battezzato da Zeri "Maestro di Narni del 1409", nome di comodo che oggi designa la produzione di una bottega assai operosa nell'Umbria meridionale (Fratini, pp. 332-347).
Dall'analisi delle fonti d'archivio si è, infatti, venuti a conoscenza dell'esistenza di stretti rapporti fra G. e i canonici della cattedrale e particolarmente con tale ser Iorio Coluzi, parente di un Giovanni di Antonio che deteneva il patronato della cappella di S. Egidio e che nel 1408 affidò a G. l'incarico di eseguire dei lavori per suo conto. È probabile che tale commissione riguardasse in qualche modo la decorazione della cappella di S. Egidio; ma dall'analisi stilistica comparativa fra le pitture in questione e quelle di Cesi non è stato possibile ricavare indicazioni più chiare circa il ruolo ricoperto da G. all'interno dell'équipe attiva nella chiesa (Ranucci).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Terni, Archivio notarile di Narni, prot. 11, cc. 255v, 271v; prot. 12, cc. 84r, 112v; prot. 13, cc. 29v, 79r, 80r, 87r, 90r, 123r, 143r, 161v, 201r, 207v, 215r; prot. 14, cc. 151v, 170r, 171v; F. Contelori, Memorie historiche della terra di Cesi, Roma 1675, pp. 90 s.; G. Eroli, Miscellanea storica narnese, I, Narni 1858, p. 543; M. Guardabassi, Indice-guida dei monumenti pagani e cristiani riguardanti l'istoria e l'arte esistenti nella provincia dell'Umbria (1872), Bologna 1968, p. 47; U. Gnoli, Pittori e miniatori dell'Umbria, Spoleto 1923, p. 157; R. Van Marle, The development of the Italian schools of painting, VIII, The Hague 1925, pp. 384 s.; F. Zeri, Un pittore di Narni del 1409, in Paragone, IX (1958), 17, p. 7; A. Cicinelli, Cesi, in Produzione artistica francescana: ricerca, memoria e conservazione, III, Perugia 1983, pp. 131-136; P. Scarpellini, Per la storia della storiografia artistica, in Dall'Albornoz all'età dei Borgia. Questioni di cultura figurativa nell'Umbria meridionale. Atti… Amelia 1987, Todi 1990, p. 43; Cesi. Cultura e ambiente di una terra antica, Todi 1989, p. 46 fig. 37; C. Ranucci, Il maestro di Narni del 1409: nuove ipotesi, in Boll. della Deputazione di storia patria per l'Umbria, LXXXIX (1992), pp. 85-87 n. 28; M.R. Silvestrelli, Dal Maestro di Cesi a Pier Matteo da Amelia: aspetti della cultura figurativa nell'Umbria meridionale tra XIV e XV secolo, in La pittura nell'Umbria dal Trecento al Novecento, Terni 1993, pp. 33, 46; C. Fratini, Per un riesame della pittura trecentesca nell'Umbria meridionale, in Piermatteo d'Amelia e la pittura nell'Umbria meridionale fra Trecento e Cinquecento, Todi 1996, pp. 332-347; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 121.