DI LANDO, Giovanni (Iohannes de Lando, Iohannes de Laudo)
Nacque a Capua nella seconda metà del sec. XIII.
Apparteneva ad una nobile famiglia, che annoverava tra i suoi membri vari alti magistrati del Regno di Napoli, tra i quali il giudice e regio consigliere Matteo, il milite e iuris civilis professor Goffredo e lo scutifer Tiriello, tutti attivi nel primo Trecento; i Di Lando erano inoltre imparentati col ciambellano regio Rostaino Gazula, sposato con Giovanna di Matteo.
Indicato nelle fonti come iuris civilis professor, il D. alternò, al pari di numerosi altri giuristi napoletani di quegli anni, l'insegnamento universitario con l'esercizio delle magistrature maggiori in un ambiente in cui la cultura giuridica, caratterizzata da significative aperture verso i "diritti pratici", fu dominata da funzionari frequentemente chiamati dal sovrano a ricoprire pubblici uffici (E. Cortese, Legisti, canonisti e feudisti: la formazione di un ceto medioevale, in Università e società nei secc. XII-XVI, Atti del IX Convegno internazionale del Centro di studi di storia e d'arte, Pistoia ... 1979, Pistoia 1982, pp. 272-275). Le scarse notizie disponibili non consentono un'esauriente ricostruzione dell'attività del D.: comunque il Monti (p. 82) lo indica fra i professori di diritto civile dello Studium napoletano per gli anni 1319-1349, epoca durante la quale (1322-1347) insegnò anche, come iuris civilis professor, Matteo, giudice della Vicaria.
Con i titoli di Magnificus dominus e di miles il D. fu Magister rationalis Magnae Regiae Curiae negli anni dal 1320 al 1349, e fu chiamato anche all'ufficio di viceprotonotaro del Regno. Nel 1320 fu ambasciatore, con Iacopo de Apruno, del duca di Calabria presso re Roberto.
Come maestro razionale, nel 1329 (con l'arcivescovo di Capua, cancelliere del Regno, e Giovanni Grillo viceprotonotaro), gli fu affidata dal sovrano la decisione di una lite fra la terra di Tramonti nel ducato d'Amalfi e Filippo Standardo. Nel 1335 fu testimone all'atto di costituzione di dote di Iolanda figlia del re d'Aragona. Impegnato anche in incarichi diplomatici, nel 1336 stipulò il trattato d'alleanza fra il re Roberto e Caterina vedova di Filippo di Savoia Acaia e nel 1343, col conte di Mileto Rogerio di San Severino, fu ambasciatore presso la Curia romana.
L'ultima notizia che abbiamo sul D. è relativa all'acquisto, effettuato nel 1346, del casale di "Caliginaxio" da Iacobella Del Tufo e da Pietro di Lando. Morì probabilmente a Napoli dopo il 1350.
Il D. sposò in prime nozze Francesca di Epifanio di Benevento, che morì nel 1330 e fu sepolta a Napoli nella chiesa di S.Chiara: da essa ebbe Pietro, morto prima del 1346. Dalla seconda moglie, Sancia, gli nacquero Antonio, Luigi, Niccolò, Riccardo e Giovanni. Dalla prima moglie doveva aver avuto anche una figlia, di cui non conosciamo il nome, per la cui dote nel 1328 chiese ed ottenne dal sovrano un sussidio di trenta onze.
Troppo poco è noto della produzione del D., definito da Luca da Penne "acutissimus doctor", con Bartolo da Sassoferrato "profundior scientiae inter doctores" (f. 69ra), per tentarne una pur sommaria ricostruzione del pensiero. Da una testimonianza di Luca da Penne (f. 209rb) apprendiamo che diede un consilium nella vertenza sulla successione di Riccardo de Corbaia discussa de facto a Napoli.
Il Gesner ricorda genericamente delle Additiones super Constitutionibus Regni Siciliae. Una sua glossa ai Capitula Regni è riportata dal Grammatico, una breve quaestio (sulla quarta nel diritto longobardo) dal De Marinis, mentre Luca da Penne, nel commento ai Tres libri Codicis, ne ricorda consilia e responsa.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, ms. Arm. 1. C. 12: P. Vincenti, Repertorium regis Caroli, f. 228; Ibid., ms. Arm. 1. C. 6: Repertorium reginae Iohanne, ff. 16-18; Ibid., ms. Arm. 1. B. IIIab: C. De Lellis, Notamenta ex registris Caroli II, Roberti et Caroli ducis Calabriae, ff. 93, 223, 253, 282, 286, 415, 522, 635, 637, 687, 820, 827, 1052, 1081, 1132, 1149, 1167, 1365, 1491, 1516; Ibid., ms. Arm. 1. B. IVb, ff. 114, 320, 393, 464, 883, 969, 1293 (per la famiglia: 128, 281, 345, 462, 687, 702, 924, 1036, 1111, 1233, 1244, 1296, 1304, 1309); Ibid., ms. Arm. 1. D. 40: M. Chiarito, Repertorium et index regesti Caroli II, ff. 32v, 36v; Napoli, Bibl. della Società napol. di storia patria, ms. XXI.D.3: G. B. Bolvito, Variarum rerum antiquarum, I, ff. 156, 222; Luca da Penne, Commentaria in tres posteriores libros Codicis Iustiniani, Lugduni 1582, pp. 69ra, 209rb, 569rb, 685ra; T. Grammaticus, In constitutionibus Regni... Additiones et Apostillae, Venetiis 1562, p. 93; P. Vincenti, Teatro degli huomini illustri che furono Protonotari nel Regno di Napoli, Napoli 1607, p. 128; C. D'Engenio Caracciolo, Napoli sacra, Napoli 1623, p. 252; C. De Lellis, Famiglie nobili del Regno di Napoli, III, Napoli 1671, p. 219; C. Gesnerius, Bibliotheca universalis..., Tiguri 1674, p. 388; N. Toppi, Biblioteca napoletana..., Napoli 1678, p. 120; D.A. De Marinis, Resolutiones quotidiane Iuris..., III, Venetiis 1696, p. 350; P. Napoli Signorelli, Vicende della coltura nelle due Sicilie, III, Napoli 1810, p. 40; M. Camera, Annali delle due Sicilie..., II, Napoli 1860, p. 419; B. Capasso, Sulla storia esterna delle costituzioni del Regno di Sicilia, Napoli 1869, p. 100; C. Minieri Riccio, Studi stor. fatti sopra 84 registri angioini dell'Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1876, p. 6 (le note sono tratte da registri dal 1289 al 1346 per il tramite dei Notamenta di C. De Lellis); M. Camera, Elucubrazioni storico-diplomatiche su Giovanna I regina di Napoli e Carlo III di Durazzo, Salerno 1889, p. 53; G. M. Monti, L'età angioina, in Storia dell'università di Napoli, Napoli 1924, p. 83; E. Besta, Fonti, in Storia del diritto ital., dir. da P. Del Giudice, I, 2, Milano 1925, p. 882; G. M. Monti, Nuovi studi angioini, Trani 1937, p. 188.