GIOVANNI di Lussemburgo, re di Boemia
Figlio di Arrigo conte di Lussemburgo, più tardi imperatore (Arrigo VII), nacque il 10 agosto 1296 e fu educato a Parigi. Dopo che fu cacciato dalla Boemia il re Enrico di Carinzia, G. venne chiamato al trono di Boemia (1310), ch'egli ottenne sposando Elisabetta, sorella di Venceslao III (v.), ultimo re della dinastia dei Přemyslidi. Di tale dinastia G. continuò il programma, inteso a formare un grande stato nell'Europa Centrale, il cui centro di gravitazione sarebbe stato la Boemia. Dopo la vittoriosa battaglia presso Mühldorf (1322), alla quale prese attiva parte come alleato di Lodovico il Bavaro contro Federico d'Austria, estese il dominio boemo sul territorio di Eger (Cheb), Bautzen e Görlitz; poi, nel 1327-29, guadagnò quasi tutti i ducati della Slesia. In tal modo diede ai paesi della corona di Boemia la forma territoriale che si mantenne poi per lunghi secoli; cioè la Boemia con Eger, la Moravia, la Slesia e la Lusazia. Ma la tendenza ad allargare il territorio boemo anche a oriente, lo condusse a conflitto con la Polonia, e, per contrasto, a relazioni amichevoli con l'Ordine Teutonico. Il conflitto venne liquidato nel 1335 con un accordo, per il quale G. rinunziò al titolo di re di Polonia e Casimiro, re polacco, ai diritti sulla Slesia.
Per ampliare i suoi possessi verso sud, G. conchiuse con Enrico di Carinzia, che regnava sulla Carinzia, Carniola e Tirolo, un accordo in virtù del quale l'unica erede di Enrico, Margherita Maultasch, avrebbe dovuto sposare l'ultimogenito di G., Giovanni Enrico. Frattanto Brescia, minacciata da Mastino della Scala, si rivolse per aiuto a G. che si recò in Italia e il 31 dicembre 1330 entrò in Brescia. Anche altre città si posero allora sotto la sua protezione: così Mantova, Cremona, Parma, Reggio, Modena; e perfino Azzone Visconti, signore di Milano, ricorse alla sua amicizia. G. allargò ancora la sua potenza anche oltre l'Appennino, avendo inviato aiuto a Lucca minacciata dai Fiorentini. Ma il suo fu un effimero successo. Lodovico il Bavaro, i duchi d'Austria, il papa Giovanni XXII e Roberto d'Angiò re di Napoli si unirono contro di lui. Per evitare la pressione, G. dovette riconciliarsi prima di tutto con l'imperatore e accettare da lui il paese che aveva occupato nell'Italia settentrionale, con titolo di vicario imperiale. Poi si recò al nord, dopo aver però chiamato in Italia il figlio Carlo; e, stornato il pericolo incombente, si recò a Parigi, affinché il re Filippo VI inducesse il papa ad approvare la sua politica in Italia. Ma quivi ghibellini e guelfi s'erano uniti in lega per rovesciare il suo dominio; e sebbene G. venisse in aiuto al figlio Carlo (febbraio 1333), non riuscì a sostenersi. Nell'estate del 1333 G. dovette venire ad accordi, ritenendo per sé soltanto Lucca; ma anche questa più tardi fu da lui ceduta ai Rossi di Parma, per una somma di denaro. Non diversamente fallirono i progetti di G. sui paesi alpini. Quando nel 1335 morì Enrico di Carinzia, l'imperatore Lodovico privò Margherita e il marito di lei Giovanni Enrico dell'eredità e si divise le terre alpine con i duchi d'Austria. G. riuscì a separare questi ultimi dall'unione con l'imperatore, conchiudendo con loro nel 1336 un accordo conciliativo, secondo il quale i duchi d'Austria ottennero la Carinzia e Giovanni Enrico con Margherita il Tirolo; ma quando Margherita nel 1341 rinnegò il marito, mettendosi sotto la protezione dell'imperatore, Giovanni Enrico fu scacciato anche dal Tirolo. Da ciò nacquero nuove ostilità fra G. e Lodovico, le quali durarono con alcuni intervalli fino alla morte di G. Ma G. riusci a opporre all'imperatore la curia papale, sotto l'influsso della quale nel convegno degli elettori a Rense (1346) fu eletto re dei Romani, contro Lodovico il Bavaro, il figlio di G., Carlo di Lussemburgo. Con questo fatto G. pose la base per la futura politica della famiglia dei Lussemburgo, politica svolta però soltanto da Carlo, perché G. non ebbe grandi successi nemmeno come re di Boemia. Infatti G. era in perpetua lite con la nobiltà boema, la quale voleva procurarsi vantaggi e ricchezze, mentre G. imponeva al regno sacrifizî finanziarî per le sue imprese all'estero. Durante una spedizione in Lituania in aiuto dell'Ordine Teutonico (1337) si procurò una malattia agli occhi, che gli fece perdere la vista. L'ultima sua impresa fu la partecipazione alla guerra franco inglese, a fianco del re di Francia; e a Crécy, il 26 agosto 1346, egli cadde sul campo di battaglia.
Bibl.: J. Schötter, Johann Graf von Luxemburg und König von Böhmen, voll. 2, Lussemburgo 1865; Th. Lindner, Deutsche Gesch. unter den Habsburgern und Luxemburgern, Stoccarda 1893; J. Šusta, Dvě knihy českých dějin, II: Počátky lucemburské (Due libri di storia boema, II: I primordî dei Lussemburgo), Praga 1919; E. Schieche, Příspěvky k dějinám politiky Jana Lucemburského (Contributi alla storia della politica di G. di L.), Praga 1927.