GIOVANNI di Martino da Fiesole
Scultore. Lavorava a Venezia accanto a Pietro Lamberti, e il suo nome risulta soltanto da un'epigrafe, che dichiara opera dei due scultori la tomba del doge Tommaso Mocenigo, elevata nel 1423 nella chiesa dei santi Giovanni e Paolo. Benché dovesse avervi una parte più alta di quella del Nani o di Antonio da Firenze, nei mausolei - pure ordinati a maestro Pietro, ricchi ma meno curati - del Fulgosio a Padova e del Serego in Santa Anastasia a Verona, pare naturale si debba riferire al collaboratore anche certa sciattezza delle bene ideate Virtù che, con due guerrieri e con due angeli, stanno attorno alla cassa. Giovanni poi appare quasi da solo nelle figure attorno al padiglione sotto cui giace il doge. Per questa via sino dal tempo dello Zanotto si pensò Pietro Lamberti lavorasse per l'ala nuova del Palazzo Ducale, iniziata nel 1424, appunto per coraggioso volere del Mocenigo, e sia uno dei duo sotii Florentini che vi segnavano il celebre capitello angolare, facente tutt'uno con il gruppo della Giustizia, che vi affonda le radici dell'albero sacro. Pure qui spetterebbe a Pietro il gruppo, cioè la parte più importante, e a Giovanni la decorazione più aspretta del capitello propriamente detto.
Bibl.: B. C. K., in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIV, Lipsia 1921 (con bibl.); G. Fiocco, in Dedalo, VIII (1927-28), p. 362 segg.; L. Planiscig, in Jahrb. d. kunsth. Samml. in Wien, IV (1930), pp. 62 segg., 69 segg., 74 segg., 101 segg.; G. Fogolari, in L'Arte, XXXIII (1930), p. 434 segg.; G. Fiocco, in Riv. d'arte, XII (1930), p. 566 segg.; XIII (1931), p. 266 segg.; G. Fogolari, in L'Arte, XXXV (1932), p. 27 segg.