Poeta francese (n. Meung-sur-Loire 1240 circa - m. 1305 circa); continuò il Roman de la Rose lasciato incompiuto da Guillaume de Lorris. In tale continuazione, che ai 4058 versi ottosillabi della prima parte ne aggiunge circa 18.000, la scena si svolge intorno al castello ove Bel Acueil, la rosa, era stata rinchiusa da Gelosia. I personaggi restano gli stessi e uguale resta la veste allegorica; ma lo spirito è mutato, poiché all'amore cortese si sostituisce l'amore carnale, i cui diritti sono difesi con ingenuo naturalismo. Il racconto è condotto con brio; ma i varî personaggi sermoneggiano spesso, trattando in lunghe digressioni dei più svariati argomenti, e l'opera acquista così nel suo insieme un carattere enciclopedico e didascalico, ragione non ultima del suo grande successo in Francia e fuori. G. scrisse inoltre il Testament, poemetto di 550 versi, col suo Codicille, e tradusse in francese varie opere latine, le lettere di Abelardo ed Eloisa, la Consolatio philosophiae di Boezio e la Chevalerie, volgarizzamento di Vegezio.