BIANCHI, Giovanni di Nicolò (Giovanni di Nicolò da Venezia, detto il Bianco)
Nacque nel 1439 non a Firenze - come fu detto fin dal sec. XVII, a partire dal Bocchi - bensì a Venezia, come risulta dai documenti più antichi che concordemente lo indicano come "Venetus" o "de Venetiis". Se ne ignorano sia la famiglia sia il corso di studi, poiché ne mancano tracce per il primo trentennio della sua vita.
Si può argomentare con una certa sicurezza, basandoci sui temi delle opere filosofiche da lui scritte in seguito e di cui ci restano peraltro indicazioni sommarie, che egli abbia compiuto all'università di Padova i suoi studi. Egli avrebbe difatti composto (stando a testimonianze tratte dal NecrologiumAntiquum e dalle Ricordanze del Carmine di Firenze e poi organicamente sistemate dal De Villiers, Bibliotheca Carmelitana, coll. 62, 136) commenti alla Fisica,Metafisica e Posteriore di Aristotele, a Paolo Veneto, a Guglielmo di Heytesbury, a Walter Burleigh: cioè a testi ed autori particolarmente e caratteristicamente studiati a Padova. Si può quindi pensare che il B. abbia avuto modo di conoscere, nella sua giovinezza veneziana, Paolo della Pergola, che si era formato a Padova con Paolo Veneto e che al Rialto preparava i giovani patrizi veneziani agli studi che li attendevano nell'università patavina; qui il B. avrà poi usufruito dell'insegnamento di Gaetano da Thiene, allievo anch'egli di Paolo Veneto e come e più di questi mirante a conciliare averroismo e cristianesimo. Quindi, il B. dovrebbe essere stato condiscepolo del di lui più famoso Nicoletto Vernia.
I primi documenti nei quali incontriamo il nome del B. sono i Memoriali dell'ufficio di Biccherna in Siena, i quali riportano alcuni pagamenti a lui effettuati da parte del Comune per il suo ufficio di lettore nello Studio di quella città durante gli anni 1469, 1471 e 1472. Entro quest'ultimo anno dovette maturare la decisione di entrare nell'Ordine carmelitano, perché il 15 febbr. 1473 lo vediamo restituire alcuni volumi alla biblioteca del Carmine di Firenze, dove stava compiendo il noviziato.
Il 6 luglio dello stesso anno (non il 26, come afferma il De Villiers, col. 136) egli scriveva di suo pugno sul libro delle Ricordanze del Carmine (XIX, c. 23 r) l'atto della sua professione carmelitana. La brevità del suo noviziato e il fatto che già prima della sua professione, il 24 giugno, lo si fosse designato da parte del capitolo provinciale reggente dello studio pisano dell'Ordine, ci fanno pensare che egli appartenesse già al clero secolare quando era entrato al Carmine. Inoltre, la sua destinazione a Pisa dovette certamente venir condizionata dalla decisione della Repubblica fiorentina di assegnare al B. la cattedra di logica del risorto Studio pisano. Tale cattedra egli tenne dal novembre 1473 al 1498, percependovi secondo le Ricordanze (ibid., c. 58 v) un onorario di 110 fiorini: piuttosto scarso, se confrontato con quello dei maestri di diritto civile che erano i meglio pagati. Vi insegnò sempre logica, tranne che negli anni 1479-1480 (logica e filosofia) e 1480-1481 (soltanto filosofia).
Intanto, il B. adempiva con assiduità ai suoi doveri di carmelitano: confermato reggente nello studio pisano dell'Ordine, veniva eletto secondo definitore (carica consultiva) nel capitolo provinciale del 24 giugno 1478; in quello del 24 giugno 1480 primo definitore; finché in quello dell'8 ott. 1484 lo si elesse reggente del convento pisano dell'Ordine. Si trattava di un incarico vicariale assai delicato, perché la vita conventuale di quel momento era sconvolta da alcune feroci lotte, l'eco delle quali ci è pervenuta peraltro assai confusamente attraverso le fonti. Sebbene non si possa quindi affermare niente di preciso sulle circostanze di queste contese, è comunque certo che il B. ne fu travolto. Il capitolo provinciale del 23 nov. 1486 si esprimeva in termini estremamente pesanti sul suo operato, e dagli atti di quello dell'anno successivo si comprende che egli si dimise o fu esonerato dall'incarico.
Tuttavia seppe ben presto riabilitarsi: lo troviamo quarto definitore nel 1488 e due anni dopo primo definitore e contemporaneamente priore nel convento di Pisa. Il capitolo provinciale del 5 luglio 1492, presente Pons Raynaud, priore generale dell'Ordine, eleggeva infine il B. priore provinciale della Toscana.
Purtroppo, si trovò a governare in tempi difficili: dopo un capitolo provinciale celebrato sotto la sua presidenza nel 1493 a Prato anziché a Pistoia come si era precedentemente stabilito (ufficialmente si addusse un'epidemia a giustificare il cambiamento di sede), non si riuscì a tenere il capitolo successivo a Firenze il 9 ott. 1494. La vita dei carmelitani di Toscana sembra in questo periodo piuttosto sconvolta: ne ignoriamo le ragioni particolari, ma certo l'avanzata di Carlo VIII e la caduta dei Medici non potevano non aver causato qualche ripercussione.
Provato duramente da quasi un triennio di governo condotto in circostanze tempestose, nel capitolo provinciale tenuto a Firenze il 24 giugno 1495 il B. si dimetteva dalla carica di priore provinciale (nella quale lo sostituiva il padre Bernardino Landucci di Siena, come lui filosofo di formazione padovana) e si dedicava tutto al lavoro universitario che peraltro doveva abbandonare, causa la precaria salute, nel 1498. Morì a Firenze il 2 apr. 1499 (il De Villiers, col. 136, dice a Montqcatini: ma si tratta di un errore causato da un banale caso di omonimia) e fu sepolto nella chiesa del Carmine (la sua tomba è ora perduta).
Non esistono fonti che ci permettano di controllare le affermazioni del De Villiers, e del Bocchi prima di lui, secondo le quali il B. sarebbe stato particolarmente caro a Sisto IV, nonché visitatore delle provincie carmelitane di Romagna e di Sicilia, predicatore, procuratore nelle cause di canonizzazione di s. Alberto da Trapani e di s. Angelo martire (il culto dei quali era del resto già autorizzato dal 1456-57), intimo di Cristoforo Martignoni che fu generale dell'Ordine dal 1472 al 1481, teologo del cardinale Raffaello Riario. La sua appartenenza più o meno stretta all'entourage di Sisto IV potrebbe gettare una luce interessante sulla sua caduta in disgrazia dopo il 1484: ma ciò non è in alcun modo provato e la connessione tra i due fatti resta un'ipotesi.
Dei suoi scritti, di cui ci rimangono, come si è già ricordato, solo alcuni titoli, è stato detto dal Bocchi in poi che giacevano in una non meglio precisata "biblioteca dell'Ordine" a Roma (forse quella della Traspontina); non paiono però attualmente rintracciabili. Si trattava di opere manoscritte, probabilmente redatte dal B. in diretta funzione del suo insegnamento universitario. Il codice 3575 della Biblioteca Marciana di Venezia contiene tre questioni filosofiche discusse dal B., nella trascrizione compiuta dal carmelitano Francesco da Trapani per uno studente fiorentino.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Siena,Biccherna 328, c. 184 v; 329, c. 193 v; 330, cc. 261 v, 271 r; Archivio di Stato di Firenze,Conventi soppressi n. 113 - Ricordanze del Carmine di Firenze, XVII, c. 83r; XIX, cc. 23r, 58v; Archivio di Stato di Firenze,Ufficiali dello Studio, nn. 4, 5, 6, 7, 9, 10, 11,passim; Venezia, Biblioteca Marciana, cod. Lat., VIII, 45 (3575), cc. 15v, 24v, 26 v; Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale,Acta Capitulorum Provincialium Tusciae (1409-1491), ms. II-V-131, carte non numerate,ad annos 1473, 1478, 1480, 1484, 1486, 1488, 1490; Ibid.,Acta Capitulorum Provincialium Tusciae (1492-1540), ms. D. III. 2, cc. 1 r, 2 r, 3 r, 4 v; Ibid.,Necrologium Antiquum Conventus Carmelitarum Florentiae, ms. F. IV. 785, c. XIV r; P. Lucio,Carmelitana Bibliotheca, Florentiae 1593, p. 82 V; F. Bocchi,Elogiorum quibus viri clarissimi nati Florentiae decorantur libri duo, II, Florentiae 1607, pp. 13-16; J. B. de Lezana,Annales Sacri,Prophetici et Eliani Ordinis B. M. de Monte Carmeli, Romae 1645-1656, III, p. 366; IV, p. 1000; G. Negri,Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, pp. 260 s.; C. De Villiers,Bibliotheca Carmelitana, Aurelianis 1752, coll. 61-62, 136; G. M. Mazzuchelli,Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, pp. 1136, 1154, 1192; G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, X, Firenze 1762, p. 33; A. Fabroni,Historia Academiae Pisanae, I, Pisis 1791, pp. 332 s.; Acta Capitulorum Generalium Ordinis Fratrum B. V. Mariae de Monte Carmelo, I, Romae 1912, p. 269, 295; Analecta Ordinis Carmelitarum, VIII, Romae 1932, p. 238; P. Caioli,Dei più distinti uomini che fiorirono nel Carmine di Pisa, in Per ricordare il primo centenario della parrocchialità di S. Maria del Carmine in Pisa…, Pisa 1940, p. 15.