GIOVANNI Diacono
Veneziano, si ritiene sia autore di una cronaca anonima, considerata il più antico prodotto della storiografia veneziana, la cui composizione si fa risalire ai primi decenni dell'XI secolo.
In questa cronaca si narra infatti di un "diacono Giovanni" con le mansioni di ambasciatore del doge Pietro (II) Orseolo (991-1008) presso l'imperatore Ottone III, quando questi si recò per la terza volta in Italia. Il sovrano gli affidò il delicato compito di riferire al doge che egli desiderava recarsi segretamente nel Ducato veneziano per incontrarlo. La visita dell'imperatore richiese numerosi preparativi, dei quali si occupò lo stesso "diacono Giovanni", che andò personalmente a Pomposa per condurre Ottone III a Venezia con una nave. Questo avvenimento, descritto molto dettagliatamente, è raccontato solamente in quest'opera: ciò ha fatto ipotizzare che sia stato proprio il diacono G. a scrivere la cronaca, poiché era uno dei pochi che conosceva tutti i dettagli. Un altro elemento che depone a favore di questa supposizione è costituito dal fatto che in quest'opera si narra che Ottone III, mentre si recava a Roma per fare eleggere papa un suo parente, ossia Bruno, il quale poi assunse il nome di Gregorio V, si fermò a Ravenna, dove fece punire Rodolfo, conte di Rimini, per essersi appropriato dei beni destinati alle chiese e ai poveri. Nessun'altra cronaca narra questo avvenimento, che è però confermato da un documento emanato da Ottone III il 6 maggio 996. A esso aveva quasi sicuramente assistito G., poiché sappiamo che agli inizi del maggio 996 era a Ravenna. Egli è infatti citato come rappresentante del doge in un diploma concesso dal sovrano germanico in quella data (Ottonis II. et III. diplomata, nn. 192 s.).
La sua data di nascita è sempre stata collocata verso il 965-970, poiché la sua prima apparizione nella documentazione, che si fa coincidere con uno dei suoi primi incarichi, risale al 995, anno in cui avrebbe avuto tra i venticinque e i trent'anni. In base a ciò, egli sarebbe quindi stato un adulto e probabile testimone degli eventi da lui raccontati solamente a partire dai primi anni del ducato di Tribuno Menio (979-991). Noi invece ipotizziamo che G. sia nato verso il 940-945, perché in un documento del 967 uno dei due emissari del doge Pietro (IV) Candiano era un certo "diacono Giovanni" (Conradi I., Heinrici I. et Ottonis I. diplomata, n. 351). Ciò porterebbe a concludere che nel 1018 egli aveva circa settantacinque anni, età difficile, ma non impossibile, da raggiungere in quel periodo. Secondo questa ipotesi G. sarebbe perciò stato un uomo maturo verso il 960, ossia circa all'inizio del periodo di governo del doge Pietro (IV) Candiano. Si spiegherebbe così il fatto che la cronaca comincia a essere più ricca di dettagli proprio a partire da questo doge.
Nel 967 G. era un inviato di Pietro Candiano, mentre nel 995 ricopriva il medesimo incarico presso Pietro Orseolo, appartenente a una famiglia avversaria a quella dei Candiano: questo è probabilmente imputabile al fatto che G. seguì l'esempio dei membri delle maggiori famiglie di Venezia che si allontanarono dal doge Pietro Candiano a causa dei suoi metodi di governo. Non a caso nella cronaca si attribuisce a questa ragione il motivo della rivolta dei Veneziani contro questo doge e della sua uccisione, delle quali si fornisce un'accurata descrizione.
G. è menzionato come cappellano e ambasciatore del doge Pietro Orseolo presso Ottone III nel 995 e verso il 1001 (Ottonis II. et III. diplomata, nn. 165, 192, 397) e nel 1002 e nel 1018 presso Enrico II (nel 1018 egli si recò ad Aquisgrana in rappresentanza della badessa del monastero di S. Zaccaria: Heinrici II. et Ardvini diplomata, nn. 24, 388). Particolarmente interessante per l'approfondimento delle nostre conoscenze sulle attività di G. è un documento risalente al periodo di governo del doge Pietro Orseolo, nel quale si trova il riferimento al versamento di una somma di denaro a G. per le spese sostenute a Roma, dove si era forse recato per svolgere un incarico diplomatico presso Ottone III, durante una delle permanenze dell'imperatore in quella città (Documenti relativi alla storia di Venezia, II, p. 140).
L'analisi della cronaca ci permette di conoscere alcune particolarità della personalità dell'autore. A questo proposito, degni di nota sono i concisi ma efficaci commenti che egli fa allorché descrive episodi di sangue particolarmente efferati che avevano caratterizzato la storia del Ducato veneziano. Ciò si verifica, soprattutto, quando le vittime non avevano avuto alcuna possibilità di difendersi; in questo modo egli rivela non solo la sua sensibilità di uomo di Chiesa che non riesce a narrare la violenza in modo distaccato, ma anche il veneziano che soffre per i gravi avvenimenti che avevano insanguinato la sua patria. È stato sostenuto che la concezione della storia di G. è completamente secolaresca (Fasoli, p. 16), ma se si esamina bene la cronaca ci si accorge facilmente che ciò non è vero. Il soprannaturale non è infatti assente: a ogni vittoria dei Veneziani si sottolinea che essa era avvenuta per volere di Dio, un angelo aveva annunciato alla madre di Pietro Orseolo la nascita del figlio e ugualmente un angelo aveva predetto la morte di Ottone II, acerrimo nemico di Venezia. G. non è sicuramente uno storico imparziale, ma occorre sottolineare che egli non si comporta come un adulatore che cerca il consenso del suo signore esaltando le sue doti e mettendo alla berlina i suoi avversari. Sembra infatti che egli preferisca lasciare che gli avvenimenti parlino da soli e dimostrino come Pietro (II) Orseolo era stato il miglior doge che Venezia aveva avuto. Il suo ducato aveva senza dubbio segnato l'apice della potenza della Venezia altomedievale; essa poteva ormai considerarsi alla pari di tutti i maggiori Stati dell'epoca, tanto che è stato supposto che la brusca fine della cronaca, che non narra neppure la morte di Pietro (II) Orseolo, sia da attribuire al desiderio di non descrivere il tutt'altro che magnifico periodo dei suoi successori.
Per quanto concerne la cultura di G., si nota l'assenza di citazioni dagli autori classici e dalle Sacre Scritture: questo ha fatto ipotizzare che egli avesse scarsa familiarità con i testi sacri, ma riteniamo che ciò sia probabilmente il frutto di una scelta dovuta al pubblico laico cui forse la sua opera era rivolta, poiché è assurdo ritenere che il cappellano del doge non fosse in possesso di queste conoscenze.
Dopo il 1018 non abbiamo più notizie di G.; non conosciamo il luogo e la data della sua morte.
Il Chronicon Venetum è stato edito per la prima volta da H.F. Zanetti (Venetiis 1765) e, più recentemente, da L.A. Berto, col titolo Istoria Veneticorum, in Fonti per la storia dell'Italia medievale. Storici italiani dal Cinquecento al Millecinquecento ad uso delle scuole, II, Bologna 1999. Per i manoscritti e le altre edizioni v. anche Rep. fontium hist. Medii Aevi, VI, p. 312
Fonti e Bibl.: Conradi I, Heinrici I. et Ottonis I. diplomata, a cura di Th. Sickel, in Mon. Germ. Hist., Diplomata regum et imperatorum Germaniae, I, Hannoverae 1879-84, n. 351; Ottonis II. et III. diplomata, a cura di Th. Sickel, ibid., II, 2, ibid. 1893, nn. 165, 192 s., 397; Heinrici II. et Ardvini diplomata, a cura di H. Bresslau, ibid., III, ibid. 1900-13, nn. 24, 388; La cronaca veneziana del diacono G., in Cronache veneziane antichissime, a cura di G. Monticolo, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], IX, Roma 1890, pp. 59-171; Documenti relativi alla storia di Venezia anteriori al Mille, a cura di R. Cessi, I-II, Padova 1942-43, ad ind.; G. Monticolo, I manoscritti e le fonti della cronaca di G., in Bullettino dell'Istituto storico italiano per il Medio Evo, IX (1890), pp. 37-328; Id., La cronaca del diacono G. e la storia politica di Vene-zia sino al 1009, Pistoia 1892; E. Besta, Sulla composizione della cronaca veneziana attribuita al diacono G., in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, LXXIII (1914), pp. 775-802; G. Fasoli, I fondamenti della storiografia veneziana, in La storiografia veneziana fino al secolo XVI. Aspetti e problemi, a cura di A. Pertusi, Firenze 1970, pp. 11-31; G. Arnaldi - L. Capo, I cronisti di Venezia e della Marca Trevigiana dalle origini alla fine del secolo XIII, in Storia della cultura veneta, 1, Dalle origini al Trecento, a cura di G. Arnaldi, Vicenza 1976, pp. 391-393; B. Rosada, Il "Chronicon Venetum" di G., in Ateneo veneto, CLXXVIII (1990), pp. 79-94; G. Ortalli, I cronisti e la deter-minazione di Venezia città, in Storia di Venezia, II, L'età del Comune, a cura di G. Cracco - G. Ortalli, Roma 1995, pp. 767-782; L.A. Berto, La "Venetia" tra Franchi e Bizantini. Considerazioni sulle fonti, in Studi veneziani, n.s., XVIII (1999), pp. 189-202; Id., Pietro IV Candiano, un doge deposto perché era troppo virtuoso o troppo autoritario?, ibid., n.s., XIX (2000), in corso di stampa.