CAPPELLINO (Capellino), Giovanni Domenico
Nacque a Genova nel 1580, come riferisce il Soprani (che resta tuttora la principale - seppure assai scarna - fonte di notizie biografiche sul pittore). Non se ne conosce la prima formazione: tuttavia, a giudicare dal dipinto più antico noto, Il martirio di s. Sebastiano (Genova, chiesa di S. Sabina Nuova; attualmente molto deteriorato), che il Soprani dice eseguito nel 1600, essa dovette essere affine a quella di gran parte della generazione di pittori genovesi a cavallo fra il XVI e il XVII secolo, oscillante ossia fra la tarda tradizione cinquecentesca locale e le aperture rappresentate dal naturalismo lombardo e dal tardo manierismo toscano. Indicazioni più precise circa le scelte culturali del C. si hanno negli anni immediatamente successivi al 1600, quando egli assume - pur in una variazione personale - i modi del Paggi (di questo, sempre a detta del Soprani, frequentò lo studio), che proprio in tale anno aveva fatto ritorno, dopo l'esilio in Toscana, a Genova, portando qui la lezione diretta del tardo manierismo toscano: in particolare il C., che nel citato Martirio di s. Sebastiano appare personalità già matura, amplia il proprio repertorio formale accentuando, sulla scia del Paggi, l'attenzione alla struttura disegnativa e compositiva dei dipinti, oltre ad assumere di questo certe sigle peculiari. Decisamente vicina ai modi del Paggi è la S. Francesca Romana che rende la parola ad una fanciulla muta (Genova, già chiesa di S. Stefano; danneggiata gravemente durante un bombardamento nel 1944, è attualmente in deposito presso la Soprintendenza alle gallerie della Liguria, che ne ha curato il restauro).
"Quivi è caro e piacevole quanto si tiene agli esempi del Paggi suo maestro: e direi che in candore d'affetti lo superi; o provenisse da timidezza di discepolo, o dal natio genio a cui mal contrastò nell'età più matura", scrisse di quest'opera l'Alizeri (1875, pp. 309 s.), riassumendo chiaramente una tradizione critica che fa capo al Soprani: valida l'opera del C. quando mantiene una stretta aderenza ai modi del Paggi (basti pensare che, discutibilmente, il Lanzi lo definisce "uomo fatto per la imitazione"), meno interessante invece - e giudicata negativamente nel suo complesso - l'attività più matura, quando, incline ormai al naturalismo lombardo e alle esperienze analoghe in ambito genovese, oltre che ad una accentuazione dei contrasti luministici, il C. si fa decisamente autonomo dal Paggi, e mostra "quel fare più risentito e più fiero nelle ombre, ch'ei male scambiò per quel tenero e dilicato ch'ei aveva attinto alla scuola del Paggi" (Alizeri, 1875, p. 143). Al momento di influenza diretta del Paggi appartengono il Crocefisso con i ss.Bartolomeo e Tommaso (Albisola, chiesa di N. S. della Concordia) e, se deve essergli assegnato, il S. Mauro cheridà la parola a un muto (Pieve di Teco, parrocchiale, sacrestia; in cattivo stato di conservazione). Allo stesso periodo dovrebbe risalire il Martirio di s. Andrea (Genova Voltri, chiesa dei SS. Nicolò ed Erasmo), che tuttavia il Castelnovi (1971) rivendica all'Ansaldo, e la Storia di s. Pietro (Genova, chiesa di S. Pantaleo). Decisamente più tarde sono opere come l'Immacolata con i ss. Giacomo e Francesco (firm.e dat. 1621 0 1631; ibid., Oratorio di S. Giacomo della Marina), la Flagellazione di Cristo e il Cristo coronato di spine (ibid., chiesa di S. Siro) e ancora posteriore la Predica di s. Giacomo (ibid., oratorio di S. Giacomo della Marina), che il Castelnovi data verosimilmente agli anni 1646-47 (1953, p. 32). Infine, fra le opere disperse, vanno ricordate: un dipinto (Madonna col Bambino?)a Loano, nella chiesa di S. Giovanni Battista, un Martirio di s. Agata (già a Genova, chiesa di S. Sabina Vecchia, asportato nel 1747), un S.Desiderio in adorazione della croce e della Vergine (già ibid., chiesa di S. Agata, distrutta), un Cristo in croce (giàibid., chiesa di S. Spirito), I Farisei mostrano la moneta a Cristo (già ibid., palazzo Sopranis), ed un Transito di s. Francesco (già ibid., S. Silvestro; poi probabilmente in S. Nicolò di Castelletto).
Del C. si conservano un certo numero di disegni a Edimburgo (National Gallery of Scotland: K. Andrews, Catalogue of Ital. Drawings, Cambridge 1968, I, p. 29), a Firenze (Gabinetto dei disegni e delle stampe della Galleria degli Uffizi: Catalogo della raccolta di disegni... donata dal prof. E. Santarelli..., Firenze 1870, p. 471), a Darmstadt (Hessisches Landesmuseum), a San Marino, Calif. (Huntington Libr.: M. Roethlisberger, European Drawings from the Kitto Bible, San Marino 1969-70, n. 8), a Genova (Civico Gabinetto dei disegni e delle stampe di Palazzo Rosso).
Il C. morì a Genova nel 1651. Fra i suoi allievi va ricordato Pellegro Piola, che stette, a detta delle fonti, nel suo studio per cinque anni.
Bibl.: R. Soprani, Le vite de' pittori,scoltori,et architetti genovesi..., Genova 1674, pp. 185-89; C. G. Ratti, Istruz. di quanto può vedersi di più bello in Genova…, Genova 1766, pp. 48, 49, 90, 122, 137, 214, 318, 361; R. Soprani-C. G. Ratti, Vite de' pittori,scultori e architetti..., I, Genova 1768, pp. 177-183; C. G. Ratti, Instruzione…, Genova 1780, pp. 103, 147, 163, 177, 373; [Y. Gravier] Descriz. delle pitture,colture,e architetture... che trovansi in alcune città,borghi e castelli delle due Riviere dello Stato Ligure, Genova 1780, pp. 18, 23, 59; L. Lanzi, Storia pittor. della Italia, Bassano 1795-1796, II, 2, p. 311; Descrizione della città di Genova [1818] a cura di F. e E. Poleggi, Genova 1969, pp. 58, 103, 122, 133, 268; F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, Genova 1846, I, pp. 214, 342, 395, 467, 496, 594; Id., Guida illustrativa del cittadino e del forastiero per la città di Genova e sue adiacenze, Genova 1875, pp. 80, 143, 309, 310, 382, 401; W. Suida, Genua, Leipzig 1906, p. 154; D. Castagna-M. U. Masini, Guida di Genova, Genova 1929, pp. 146, 184, 352, 368, 383, 453; M. Labò, I dodici apostoli a S. Siro, Genova 1943, p. 62; G. V. Castelnovi, I dipinti di S. Giacomo della Marina, in Quaderni della Soprintendenza... della Liguria, I, Genova 1953, pp. 11, 12, 32, 38, 39; C. Marcenaro, Luca Cambiaso e la sua fortuna (catal.), Genova 1956, n. 69; T. Pastorino-G. Marcenaro, Dizionario delle strade di Genova, Genova 1968, I, pp. 214, 447; II, pp. 385, 595, 668, 697, 769; G. V. Castelnovi, La pittura nella prima metà del Seicento…, in La pittura a Genova e in Liguria, II, Genova 1971, pp. 69 s., 149; M. Newcome, Genoese Baroque Drawings (catal.), Binghamton, N. Y., 1972, pp. 9 s., ill. 23, 24; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 551.