MANSI, Giovanni Domenico
Nacque a Lucca il 16 febbr. 1692, da Giuseppe e da Maria Rosa Torre, in un ramo collaterale della famiglia patrizia dei Mansi, quello di San Donnino, primo di tre fratelli (gli altri furono Francesco e Filippo Antonio).
A sedici anni, nel 1708, entrò nella Congregazione dei chierici regolari della Madre di Dio e fu inviato nel collegio di Napoli per il noviziato, al termine del quale, il 15 ag. 1710, pronunciò i voti religiosi. Rientrò quindi a Lucca, dove continuò gli studi filosofici, teologici e di storia ecclesiastica. Nel 1715 fu ordinato sacerdote: dal 1716 insegnò teologia scolastica e dal 1720 teologia morale, succedendo a C. Roncaglia. Benché questa materia non lo entusiasmasse, le sue lezioni ebbero tanto successo che il vescovo (dal 1726 arcivescovo) di Lucca, B. Guinigi, lo nominò esaminatore del clero e gli chiese di comporre per i confessori della diocesi un manuale sui casi riservati. Nacque così il Tractatus de casibus et excommunicationibus episcopis reservatis, confectus ad normam tabellae Lucanae, Lucae 1724, dedicato all'amico e futuro cardinale G. Besozzi.
Quest'opera trattava, nel contesto della disciplina della penitenza, i casi riservati (quelli sottratti per la loro gravità alla competenza del confessore ordinario e demandati al vescovo). Il M. era sceso su un terreno particolarmente scivoloso, dal momento che fervevano allora le dispute fra lassisti e rigoristi: il fatto stesso di compilare un prontuario di casi morali lo inseriva - agli occhi di questi ultimi - nelle file dei "casisti" filogesuiti. Il Tractatus fu aggiornato dal M. in una seconda edizione (ibid. 1739), che teneva conto sia di alcune critiche rivoltegli sia delle decisioni prese dal sinodo lucchese del 1736 indetto dal nuovo arcivescovo F. di Colloredo. Nel 1745, cioè molto dopo la sua pubblicazione, il domenicano D. Concina - che aveva già vivamente criticato la Dissertatio in casus reservatos Venetae dioceseos (Venetiis 1743) del gesuita B. Benzi - denunciò l'opera del M. alla congregazione dell'Indice come "meritevole di proscrizione", per le "molte proposizioni false e scandalose". Nello scontro tra probabiliorismo domenicano e probabilismo gesuita, l'arcigno Concina aggregava il M. a quest'ultima corrente e lo indicava come il curatore anonimo del Saggio de' supplementi teologici, morali e critici, di cui abbisogna la storia del probabilismo e del rigorismo (Lucca 1744) del gesuita N. Ghezzi, amico del M. e avversario di Concina. Tuttavia l'opera del M. non fu proibita, anche per intervento del cardinale Besozzi.
Ma i meriti del M. studioso riguardano tutt'altro settore. Egli si era avvicinato fin dai primi studi di storia ecclesiastica a quelle correnti culturali d'Oltralpe che stavano rinnovando la ricerca erudita grazie al metodo critico-storico (bollandisti e maurini); si manteneva sempre aggiornato su quanto si andava producendo e iniziò per conto suo l'esplorazione di archivi e biblioteche. Tra il 1725 e il 1738 pubblicò, traducendole dal francese in latino, le opere del benedettino A. Calmet sulla Bibbia. Iniziò con il Dictionarium historicum, criticum, chronologicum, geographicum, et literale Sacrae Scripturae, Lucae 1725, a cui fece seguire un Supplementum, ibid. 1731. Continuò con i Prolegomena, et dissertationes in omnes, et singulos S. Scripturae libros, ibid. 1729, prodromo al Commentarius literalis in omnes libros Veteris et Novi Testamenti (nove volumi in folio), ibid. 1730-38.
Dopo queste prove l'arcivescovo Colloredo lo nominò esaminatore sinodale, visitatore e direttore spirituale della diocesi. Membro della locale Accademia degli Oscuri e della colonia d'Arcadia, il M. fu molto stimato in tutta Europa negli ambienti del rinnovamento degli studi storico-ecclesiastici, ancora più quando fondò nel convento lucchese dell'Ordine l'Accademia ecclesiastica per gli studi di storia ecclesiastica e liturgica (1753).
Nel 1738 il M. era stato designato rettore del collegio di S. Maria Corteorlandini di Lucca e vicario generale della Congregazione, ma aveva rifiutato entrambe le cariche, preferendo mantenere quelle di prefetto della Biblioteca del Capitolo e consultore e segretario del medesimo, più consone ai suoi interessi di studioso.
Per motivi di studio il M. si recò a Genova, Roma, Napoli, Milano, Firenze, Torino e Vienna. Qui, immerso nei codici della Hofbibliothek, soggiornò dal giugno al settembre del 1751, accolto amichevolmente da C.G. Firmian, G.B. Sardini, plenipotenziario della Repubblica lucchese, e P. Metastasio, poi a lungo suo corrispondente. Coerente all'impegno di tradurre e stampare alcune opere fondamentali dell'erudizione ecclesiastica fu la riedizione dei monumentali Annales ecclesiastici di C. Baronio con le aggiunte di O. Rinaldi, Lucae 1738-59 (38 volumi: 19 volumi contengono gli Annales del Baronio, 15 la continuazione, 1 la prefazione del M. e 3 gli indici). Nel settore erudito-ecclesiastico vanno collocate altre imprese editoriali, alcune vastissime, che occuparono tutta la vita del M.: il De charlataneria eruditorum declamationes duae di J.B. Mencke, con l'aggiunta dell'epistola De circumforanea literatorum vanitate di C.H. Heumann e di anonime Notae tumultuariae, Lucae 1726, dovute al M. stesso; la Vetus et nova Ecclesiae disciplina circa beneficia et beneficiarios di L. Thomassin, ibid. 1728; una nuova edizione dell'Historia ecclesiastica Veteris Novique Testamenti di N. Alexandre, ibid. 1748-52 (9 voll. in folio), depurata dal M. dagli spunti di gallicanesimo; la prima edizione stampata in Italia dei sei tomi della Bibliotheca Latina Mediae et Infimae Aetatis di J.A. Fabricius, Patavii 1754, cui aggiunse negli Addenda un Elogio di Giulio Pomponio Leto di M. Ferno, gli Opuscula di Ciriaco d'Ancona e il De regentis et boni principis officiis di D. Carafa; l'Historia ecclesiastica Veteris Testamenti… di I.H. Amat de Graveson, I-III, Venetiis 1761-62, che arricchì di note.
Opera originale del M. fu invece il De epochis conciliorum Sardicensis et Sirmiensium caeterorumque in causa Arianorum…, Lucae 1746, nella quale il M. anticipò la datazione del concilio di Sardica al 344 d.C.
Questa rettifica scatenò una lunga polemica col domenicano T.M. Mamachi, che ne trattò in due articoli nel Giornale de' letterati di Roma (marzo e aprile 1747), sostenendo la datazione del 347 (la critica più recente pone ora la data al 343). Alla difesa del M. (Ad cl. virum Ephemeridum quae Romae vulgantur auctorem anonymum… pro dissertatione sua de epochis conciliorum… Apologia, Lucae 1747) seguirono quattro dure epistole del Mamachi (Ad Ioh.D. Mansium de ratione temporum Athanasianorum, deque aliquot synodis quarto seculo celebratis epistolae, Romae 1748) e un'altra risposta del M. (Pro sua de anno habiti Sardicensis concilii sententia ad virum clarissimum fratrem T.M. Mamachium… Assertio altera, Lucae 1749); infine il M. rinunciò a replicare all'ultimo scritto dell'avversario (due lettere ad A.M. Bandini pubblicate nel novembre e dicembre 1748 nel Giornale de' letterati). Lo stesso Mamachi, in una recensione del Diario lucchese del 1742, edita anch'essa nel numero del novembre 1748 del Giornale de' letterati, aveva attaccato il M. anche per una dissertazione su s. Paolino, inclusa nella raccolta. L'avversione del Mamachi verso il M. si inseriva probabilmente nella precedente polemica con Concina, suo amico e correligionario.
Il M. si applicò quindi all'aggiornamento della raccolta delle fonti relative a tutti i concili (ecumenici, nazionali, provinciali, diocesani) fino a quello di Firenze del 1438; questa raccolta, iniziata da J. Merlin nel 1524 in 2 volumi (Acta tam conciliorum quam pontificum quae recollegit Ysidorus Hispalensis), era stata accresciuta prima da Ph. Labbé (Sacrosancta concilia ad regiam editionem exacta, 18 voll. in folio, Lutetiae Parisiorum 1672), poi da G. Cossart, É. Baluze e J. Hardouin; l'ultima revisione aggiornata dell'opera era stata compiuta da N. Coleti (Sacrosancta concilia… nunc vero integre insertis Stephani Baluzii, & Ioannis Harduini additamentis, 23 voll. in folio, Venetiis 1728-33). Tra il 1748 e il 1752 il M. pubblicò a Lucca in 6 volumi l'opera Sanctorum conciliorum et decretorum collectio nova, seu collectionis conciliorum… supplementum, in quo additamenta, variantes lectiones emendationes ad concilia Veneto-Labbeana; nova itidem concilia, ac decreta exhibentur. Questo Supplementum rimane l'opera erudita più originale del M., anche se non esente da errori critici; egli diede un contributo ulteriore al recupero delle fonti conciliari con 320 lettere papali e nuovi documenti su 900 concili, alcuni dei quali fino ad allora del tutto sconosciuti; allo scopo utilizzò, comunque, i Concilia Magnae Britanniae et Hiberniae di D. Wilkins (London 1737), i Sacra concilia Ecclesiae Romano-Catholica in Regno Hungariae di K. Péterffy (Posonii 1742) e la Veterum scriptorum et monumentorum historicorum, dogmaticorum, moralium, amplissima collectio di E. Martène (I-IX, Parisiis 1724-33). Il Supplementum doveva essere, nelle intenzioni del M., soltanto il prodromo di una nuova edizione completa delle fonti conciliari, che iniziò a vedere la luce nel 1759 e terminò nel 1798 quasi trent'anni dopo la morte del M. (Sacrorum conciliorum nova, et amplissima collectio… Editio novissima, in 31 volumi: i primi 13 stampati a Firenze, i successivi a Venezia: il XV volume del 1770 si apriva con l'annuncio della morte del M. e con l'avvertenza dell'editore A. Zatta che l'autore aveva interamente condotto a termine la preparazione dell'opera).
Il M. contribuì anche alla ricostruzione della storia patria, soprattutto con la Dissertazione in difesa del primato nella Cristianità di Toscana della Chiesa di Lucca, inclusa nella Guida sacra delle chiese di Lucca, Lucca 1734, di G. Grammatica, suo confratello. L'opera fu ristampata nel 1736, nel 1741 e nel 1753 anche col titolo di Diario sacro, antico e moderno delle chiese di Lucca composto già da un religioso della Congregazione della Madre di Dio. Seguì nel 1742 una nuova edizione della traduzione italiana di G. Dati della Vita di Castruccio Castracani degli Antelminelli di N. Tegrimi; il M. aveva già fornito al Muratori accuratissime notizie sul Tegrimi, che il Muratori stesso riportò nella prefazione alla Vita Castrucii Antelminelli nel tomo XI dei Rerum Italicarum Scriptores, dedicato al Senato lucchese, e altre su documenti dell'Archivio del Capitolo lucchese. Infine il M. ristampò l'edizione di F.M. Fiorentini delle Memorie della gran Matilda restituita alla patria lucchese, inserendo molti documenti inediti su Matilde di Canossa e la sua famiglia (Lucca 1756).
Altri studi del M. furono volti a dare lustro a figure più o meno celebri della storia lucchese, valorizzando i tesori documentali degli archivi ecclesiastici locali, ai quali aveva facile accesso: il Succinto ragguaglio della vita di Caterina Biagetti contadina dello Stato di Lucca terziaria francescana (Lucca 1755) e il De insigni codice Caroli Magni aetate scripto et in Bibliotheca… maioris ecclesiae Lucensis servato… commentarius, pubblicato nella Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, curata da A. Calogerà (1751, vol. 45, pp. 71-123; in questa Raccolta pubblicò anche alcune Annotationes sulla collezione di monete e medaglie di G.M. Mazzuchelli: 1750, vol. 42, pp. 307-339).
Nel 1756, in vista dell'uscita dell'edizione lucchese dell'Encyclopédie, promossa da O. Diodati, anche per permetterne più facilmente la stampa, il M. - revisore ordinario dei libri per conto della curia arcivescovile - fu designato a compilare ampie annotazioni al testo anche per correggerne gli "errori", sul piano storico, filosofico o teologico. Egli aderì alla richiesta essendo favorevole alla diffusione delle nuove idee, a patto che si preservasse il pubblico da "eccessi" deisti, atei o anticlericali. Nel 1758, con l'imprimatur di Benedetto XIV, uscirono i primi due volumi. Ma l'opera di glossatura del M. non fu ritenuta congrua e opportuna dal nuovo papa Clemente XIII e dal prefetto dell'Indice, il card. A.A. Galli; così, attraverso il superiore generale della sua Congregazione, F. Sarteschi, il M. fu ammonito a desistere da quel lavoro (Arch. di Stato di Lucca, S. Maria Corteorlandini, 151: Note fatte al Dizionario enciclopedico), ammonizione avvalorata anche dalla successiva recisa condanna dell'Encyclopédie da parte del S. Uffizio, nella quale ebbe parte il domenicano A.A. Orsi. Il M. sospese quindi la collaborazione, ma le sue note, anonime, apparvero almeno fino al quinto volume. Sua fu anche la traccia essenziale dell'Elogio a Montesquieu, presente nell'introduzione allo stesso quinto volume. La notizia secondo cui tale collaborazione avrebbe fatto tramontare l'intenzione di Clemente XIII di elevarlo alla porpora cardinalizia (Franceschini, pp. XXXV s.; Quentin, pp. 79 s.; Leclercq, col. 1567) non trova riscontri documentari.
Nell'ambito della teologia morale il M. produsse una fortunata silloge delle opere di papa Benedetto XIV, la Epitome doctrinae moralis, et canonicae ex Constitutionibus, aliisque operibus felicis recordationis Benedicti XIV pontificis maximi excerptae, Romae 1756, riapparsa in calce a un'opera di M. Kresslinger (il Supplementum alla Theologia moralis di A. Reiffenstuel, I-II, Mutinae 1758) e alla Theologia moralis di Alfonso Maria de Liguori, Bononiae 1763, poi in ristampe autonome (Roma 1760; Parma 1763) e in una nuova edizione poco prima della morte del M. (Lucca 1769), infine postuma in traduzione italiana (Dizionario portatile di morale e canonica tratto dalle opere di Benedetto XIV, Venezia 1793). Altra nota pubblicazione del M. furono i due volumi delle Orationes politicae et ecclesiasticae di E.S. Piccolomini, papa Pio II, editi a Lucca nel 1755-57.
Il 10 dic. 1761, in seguito alla morte dell'arcivescovo G. Palma, la Repubblica lucchese - valendosi per la prima volta del privilegio, concessole da Benedetto XIV il 26 maggio 1754 con la bolla Romanum pontificem, di proporre tre soggetti idonei alla successione - propose il M., il servita M. Trenta e V. Torre, priore di S. Pietro Maggiore. Quest'ultimo fu scelto da Clemente XIII e designato arcivescovo il 5 febbr. 1762. Una controversia sulle pensioni ecclesiastiche sorta tra la Repubblica e Roma impedì l'elezione del Torre, morto nel corso di essa l'11 maggio 1763. Risolta la controversia il M., incluso in una nuova terna con G.I. Lippi e M. Micheli, nel febbraio 1764 fu nominato arcivescovo il 9 aprile.
Durante il suo breve episcopato mediò con la S. Sede in occasione della legge sulla manomorta emanata dal Consiglio della Repubblica di Lucca il 7 sett. 1764. Allora il profondo legame con l'élite della sua città e la convinzione della necessità di una decisa politica di soppressione dei benefici ecclesiastici - già espressa in una Scrittura elaborata intorno al 1742 - ebbero la meglio sulla regola di obbedienza al pontefice: grazie al suo intervento la legge non venne ritirata, come richiesto da Roma. Negli anni 1764-65 egli compì la visita della diocesi, recandosi anche in tutte le Comunità della Garfagnana. Nel 1766 concesse un ampio condono a quanti non potevano pagare i canoni dovuti alla Chiesa lucchese.
Dal 1767, colto da apoplessia, il M. tralasciò quasi del tutto l'attività pastorale; morì a Lucca il 27 sett. 1769 e fu sepolto nella cattedrale. Nel Museo nazionale di Villa Guinigi, a Lucca, si conserva di lui un ritratto dipinto nel 1764 a Roma da P.G. Batoni.
Fonti e Bibl.: Numerosi documenti sono conservati nell'Archivio di Stato e nella Biblioteca statale di Lucca; tra essi è fondamentale un'autobiografia in versi del M. del 1762, Carmen elegiacum de vita sua (Mss., 2185 della Biblioteca statale, ora pubblicato, testo critico latino e traduzione italiana, a cura di A. Marsili, Lucca 1984). Importante è il carteggio, edito per quanto riguarda L.A. Muratori e P. Metastasio; lettere del M. a G. Lami sono nella Biblioteca Moreniana di Firenze, ad A. Magliabechi nella Biblioteca nazionale di Firenze, a G. Baldasseroni, A.F. Gori e A.M. Bandini nella Biblioteca Marucelliana di Firenze.
C.M. Martelli Leonardi, Orazione funebre… G.D. M.…, Lucca 1769; F. Sardi, In morte di monsignore G.D. M. … orazione recitata nella pubblica adunanza dell'Accademia ecclesiastica, Lucca 1771; G.B. Franceschini, Commentarium de vita et scriptis Io. Dominici M.…, Venetiis 1772; S. Bongi, L'Enciclopedia in Lucca, in Arch. stor. italiano, s. 3, 1873, t. 18, pp. 64-67; H. Quentin, Jean-Dominique M. et les grandes collections conciliaires, Paris 1900; C. Sardi, Nella solenne inaugurazione del monumento a G.D. M.…, Lucca 1909; H. Leclercq, M., Jean-Dominique, in Dict. d'archéologie chrétienne et de liturgie, X, 2, Paris 1932, pp. 1565-1682; C. Pizzi, La tradizione umanistica lucchese dal Fiadoni al M., Firenze 1957, pp. 87 s.; E. Amico Moneti, Gian D. M. e l'"Enciclopedia", in Atti dell'Accademia lucchese di scienze, lettere ed arti, s. 2, XI (1960), pp. 77-87; Mostra delle opere a stampa e degli autografi di mons. Giovan D. M. (1692-1769) (catal., Lucca), Pisa 1969; V. Pascucci, G.D. M.: Una singolare figura che onora la cultura lucchese del '700, in La Provincia di Lucca, X (1970), 1, pp. 52-57; M. Giusti, La vita e l'opera di G.D. M., in Archivi e cultura, XIV (1980), pp. 101-129 (con bibl.); M. Regoliosi, Tradizione contro verità: Cortesi, Sandei, M. e l'orazione del Valla sulla "Donazione di Costantino", in Momus, III-V (1995), pp. 47-59; P. Bertellotti, L'arcivescovo G.D. M. e la legge della manomorta del 1764 a Lucca nella realtà culturale, politica, sociale e religiosa del Settecento, Lucca 2000.