OTTONELLI, Giovanni Domenico
OTTONELLI, Giovanni Domenico. – Nacque il 22 aprile 1581 a Fanano, in provincia di Modena.
Nipote del letterato Giulio Ottonelli e di famiglia nobile ormai caduta in disgrazia, quella dei conti di Tregnano, fu paggio del granduca di Firenze Ferdinando I de’ Medici fino al 1603.
Entrato nel noviziato dei gesuiti di Roma il 3 ottobre di quell’anno, studiò retorica, filosofia, scienze naturali e matematica. Prima di iniziare il corso quadriennale di teologia insegnò per due anni retorica e per altri due anni humanitates. Dopo essere stato ordinato sacerdote, nel 1616 divenne vicerettore del Seminario romano; in seguito, dopo aver preso gli ultimi voti il 30 maggio 1621 a Roma, fu rettore dei collegi di Recanati (1622-25) e Fermo (1625-28). Successivamente si dedicò alla predicazione in Italia e in particolare in Sicilia. Si trasferì quindi a Firenze, dove scrisse e pubblicò le sue opere, alcune sotto lo pseudonimo di Odomemigico Lelonotti, anagramma del suo nome. Nella città granducale, a partire dal 1640 e fino alla morte, fu direttore della Congregazione mariana degli artisti.
Il corpus degli scritti di Ottonelli può essere diviso in tre gruppi tematici, cui si aggiungono due ulteriori opere, rispettivamente sulle arti figurative e sugli Esercizi spirituali di s. Ignazio.
Il primo gruppo comprende tre volumi dedicati ai pericoli della conversazione con persone frivole, in particolare con alcuni tipi di donne (Della pericolosa conuersatione con le donne, ò poco modeste, ò ritirate, ò cantatrici, ò accademiche, opera del p. Gio. Domenico Ottonelli dà Fanano, sacerdote della Compagnia di Giesù, oue si risoluono molti casi di coscienza, 1646). I tre volumi furono raccolti in un’edizione postuma dedicata a Innocenzo XI (Della conversazion religiosa libri tre, Roma 1683). Come rimedio alla «pericolosa conuersatione» Ottonelli propose ai suoi lettori sia il Floriferium de multiplici conuersationum genere, seu flores ex sacrae scripturae, sanctorum patrum, aliorumque scriptorum amoenissimis viridarijs collecti, atque ordine alphabetico digesti (1652), sia La santa conuersatione di Giesu, Maria, e Giuseppe, da honorarsi da’ fedeli per impetrar a tutti il perdono de’ peccati, la virtuosa vita, la buona morte, e la presta liberatione dal purgatorio (1652).
Al secondo gruppo appartengono i cinque volumi Della christiana moderatione del theatro (1646-52; edizione completa in 6 voll., 1655; edizione in compendio, 1661). Ottonelli fu, insieme a Giovanni Paolo Oliva e Paolo Segneri, uno dei critici del teatro più celebri nelle fila della Compagnia di Gesù e in particolare la sua critica è importante per tracciare l’evoluzione del rapporto fra teatro professionale e religione (Zampelli, 2006).
Al terzo gruppo si possono ascrivere i sette trattati che Ottonelli stesso definì di carattere «hipomnistico» ovvero «esortatiui à penitenza», usciti tra il 1655 e il 1669 (Sommervogel, 1960,VI, coll. 12-14; Guibert, 1953, pp. 317 s., n. 30), dedicati alla parenesi del cristiano peccatore in diverse materie morali. A questi si aggiunge la Parenesi prima a’ giucatori di carte, ò di dadi, e contiene conclusioni morali, e casi seguiti circa il giuoco, à fine di muouere ogni christiano à lasciarlo (1659).
L’opera più celebre di Ottonelli è il Trattato della pittura e scultura. Uso et abuso loro, scritto insieme a Pietro Berrettini (Pietro da Cortona). Uscito nel 1652 e unico testo di Ottonelli disponibile in edizione moderna (a cura di V. Casale, Treviso 1973), esso rappresenta il più famoso esempio di collaborazione tra padri gesuiti e artisti non appartenenti all’ordine e allo stesso tempo uno degli scritti più singolari sulle arti visive pubblicati all’indomani del concilio di Trento (Bailey, 1999, p. 68), tanto da poter essere giudicato una delle opere religiose più notevoli del tempo (Schlosser Magnino, 1996, p. 535). Ottonelli e Berrettini vi presentano una ricca casistica, volta a formare la coscienza cristiana degli artisti sia sacri sia profani.
Ne Il magistero spirituale distinto in tre parti. Che sono le preparationi, le meditationi, et i frutti, per fare gli esercitij spirituali, composti da s. Ignatio di Loiola, fondatore della Compagnia di Giesù (1669), infine, Ottonelli si propone di dare indicazioni soprattutto a quei religiosi che intendono affrontare gli otto giorni degli Esercizi spirituali di s. Ignazio. Si tratta di uno dei numerosi volumi dedicati in tutta Europa al capolavoro ignaziano tra la morte del generale Claudio Acquaviva nel 1615 e la soppressione dell’ordine nel 1773 (Guibert, 1953, p. 296, n. 72). Le meditazioni sono precedute da un’introduzione storica, nella quale sono riportati casi di conversione spirituale avvenuti grazie agli Esercizi. L’opera indica anche diversi modi di preparazione agli esercizi spirituali e si sofferma sulla necessità che questi siano praticati da persone provenienti da tutte le categorie sociali. In generale, Ottonelli rimane aderente al testo ignaziano, inserendo solo di quando in quando qualche considerazione personale. Secondo Ignacio Iparraguirre (1967, p. 175) il Magistero è «bastante concreto, sintético y preciso», pur riuscendo a volte forzato nella struttura delle meditazioni .
Morì a Firenze il 14 marzo 1670.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivum Romanum Societatis Iesu, Rom. 186, c. 187r; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, ovvero notizie della vita e delle opere degli scrittori nati negli stati del duca di Modena, III, Modena 1783 (ed. anast. Bologna 1970), pp. 363-365; J. de Guibert, La spiritualité de la compagnie de Jésus. Esquisse historique, Roma 1953, p. 296, n. 72, 317 s., n. 30; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, VI, rist. Héverlé-Louvain 1960, coll. 9-14; I. Iparraguirre, Comentarios de los ejercicios ignacianos (siglos XVI-XVIII). Repertorio crítico, Roma 1967, p. 175; F. Taviani, La commedia dell’arte e la società barocca, I, La fascinazione del teatro, Roma 1969, pp. 313-526; P. Vivarelli, «Trattato della pittura e scultura. Uso et abuso loro» di G. O. e Pietro da Cortona, in Architettura barocca a Roma, a cura di M. Fagiolo Dall’Arco, Roma 1972, pp. 291-336; M. Colaretta, L’O.-Berrettini e la critica moralistica, in Annali della Scuola normale superiore di Pisa, 5 (1975), pp. 177-196; V. Casale, Antologia di critici. Trattato della pittura e scultura «opera stampata ad istanza del Sr. Pietro da Cortona», in Paragone, 1976, n. 313, pp. 67-99; L. Polgár, Bibliographie sur l’histoire de la Compagnie de Jesus 1901-1980, III, 2, Roma 1990, pp. 609 s., nn. 14597-14960; J. Schlosser Magnino, La letteratura artistica. Manuale delle fonti della storia dell’arte moderna, III ed. it., aggiornata da O. Kurz, Scandicci 1996, p. 535; V. Casale, Poetica di Pietro da Cortona e teoria del Barocco nel Trattato della pittura e scultura, in Pietro da Cortona (1597-1669), a cura di A. Lo Bianco, Milano 1997; S. Giacobello, G.D. O. sulle donne cantatrici, in Studi musicali, XXVI (1997), pp. 297-311; G.A. Bailey, ‘Le style jésuite n’existe pas’: Jesuit corporate culture and the visual arts, in The Jesuits. Cultures, sciences and the arts 1540-1773, a cura di J.W. O’Malley et al., Toronto-Buffalo-London 1999, pp. 38-89 (in partic. p. 68); Y. Le Gall, Le Traité de peinture et de sculpture de G.D. O. et Pietro da Cortona. La fin des imprécateurs?, in Études littéraires, XXXII (2000), pp. 71-93; Diccionario historico de la Compañía de Jesús. Biografico-tematico, a cura di C.E. O’Neill - J.M. Domínguez, III, Roma-Madrid 2001, p. 2934; M. Zampelli, Lascivi spettacoli. Jesuits and theatre (from the underside), in The Jesuits II. Cultures, sciences and the arts 1540-1773, a cura di J.W. O’Malley et al., Toronto-Buffalo-London 2006, pp. 550-571.