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CAPUTO, Giovanni Donato

di Domenico Caccamo - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 19 (1976)
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CAPUTO, Giovanni Donato

Domenico Caccamo

Nato a Copertino (Lecce) tra il 1558 e il 1560, da Prospero e Agostina Marullo, di condizione agiata, vestì giovanissimo l'abito francescano nel locale convento; dopo la professione religiosa nel 1575, studiò a Bitonto, Napoli e Roma, dove conseguì la laurea in teologia il 20 giugno 1593; a distanza di pochi giorni fu destinato a reggere la custodia di Moravia, nella provincia austriaca. Al principio dell'anno seguente fu chiamato in Polonia, quale predicatore presso la colonia italiana di Cracovia e reggente del ginnasio francescano. Non aveva esercitato questi uffici per l'intero biennio previsto, quando fu elevato alla dignità di provinciale di Polonia (eletto il 4 sett. e confermato il 20 nov. 1595). Incoraggiato dal vescovo di Cracovia, cardinale Jerzy Radziwill, e dal nunzio apostolico Germanico Malaspina, il C. svolse un'attività proficua, propiziata dalle circostanze favorevoli al pieno ristabilimento della fede cattolica entro la comunità italiana, di complessa composizione sociale e già percorsa da vari fermenti religiosi.

Anche se a Praga il predicatore gesuita Biagio Montagnini aveva potuto indurre i connazionali, fin dal 1575, a fondare una congregazione presso il collegio Clementino, sotto il nome dell'Assunta, la vita religiosa dell'emigrazione italiana in Moravia e in Polonia aveva registrato una tenace persistenza delle correnti evangeliche ed ereticali. Al momento dell'arrivo del C., nell'ambiente moravo era vivo il ricordo della cattura di Giacomo Paleologo (dicembre 1581) e del tentativo meno fortunato di ottenere la consegna di un altro apostata dell'Ordine domenicano, Bonifacio, Benincasa, amico e collaboratore del primo. D'altronde, dopo il ritorno alla fede tradizionale dei più noti e influenti emigrati italiani, verificatosi nel corso degli anni '80 a Praga e a Cracovia, il rapporto fra protestanti e cattolici nella comunità italiana si era reso favorevole a questi ultimi. Così la predicazione del C. fu coronata dal successo.

Un anonimo autore francescano coevo, che attinge le sue notizie direttamente dall'ambiente polacco, fornisce i soli dati disponibili sulla nascita della congregazione italiana di Cracovia: "Italos sua industria quasi renatos... in oratorium apud divi Francisci Cracoviensem coenobium sub titulo sanctissimi domini nostri praecursoris adscripsit et in unum congregavit, ut omnibus festis diebus piissimas actiones, quae in hiusmodi sacellis exercentur, obirent" (Relazione della provincia di S. Nicolò, f. 34v), Un sodalizio analogo il C. fondò per la nobiltà cracoviese, con vasto concorso delle stesse gerarchie ecclesiastiche. Nel triennio del suo provincialato fece abbellire l'altare maggiore del convento francescano nella capitale; predicò a personaggi laici ed ecclesiastici convenuti per la Dieta, alla presenza del nunzio; visitò le case dell'Ordine in Polonia, "Moscoviae usque finibus penetratis" (ibid., f 35rv).

Non ancora scaduto il triennio del suo ufficio in Polonia, il C. fu eletto provinciale di S. Nicolò dal capitolo di Bitonto; governata la Puglia superiore per quattro anni, fu custode del convento di Assisi; poi il padre generale Giuseppe Pisculli, suo conterraneo, lo nominò procuratore presso il re di Spagna "pro negotiis sancti conventus": e a Madrid egli rimase per più di tre anni (a partire dal marzo 1603), dedicandosi all'assistenza dei malati come rettore dell'ospedale degli Italiani. Di nuovo custode del convento di Assisi, poi superiore del collegio di Cremona, visitatore generale nel Regno di Napoli, nel 1616 fu ancora una volta provinciale di Polonia. Ma l'anno seguente cessò di ricoprire cariche nell'Ordine e si ritirò nel piccolo santuario rurale della Grottella, dove stabilì una comunità religiosa dipendente dal convento del suo paese natale. Ivi morì nel 1634.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. gen. dei minori conventuali, Ministri generali, reg. 22, ff. 20r, 128r, 137r, 187v; reg. 24, f. 271r; reg. 25. ff. 51v, 53v., 176v; reg. 26, f. 61r; reg. 27, f 23r; Ibid., ms. 86: Storia generale,Relaz. della pProvinciadi S. Nicolò, ff. 30r-41r; Ibid., Brevis informatiode ortu et statu provinciae Poloniae, f. 59r. Sulle cariche del C. in seno all'Ordine: G. Marciano, Descrizione,origini e successi nella provincia diOtranto, Napoli 1855, p. 481; P. Coco, I francescani nel Salento, Taranto 1928, 11, pp. 484, 681 s.; G. Guastamacchia, Il p.m. G. D. C…, zio materno di s. Giuseppe da Copertino, in Miscell. francescana, LVIII (1958), pp. 94-107; G. Parisciani, S. Giuseppe da Copertino..., Padova 1964, passim. Sulla confraternita italiana di Cracovia, di cui erano ignote la data e le circostanze della fondazione: S. Tomkowicz, Włosi kupcyw Krakowie w XVII i XVIII wieku (I mercanti italiani a Cracovia nei secc. XVII e XVIII), in Rocznik krakowski, III (1900), pp. 10-66; D. Caccamo, Eretici ital. in Moravia,Polonia,Transilvania..., Firenze-Chicago 1970, p. 569; su quella di Praga, Z. Kristen, Storia della congregazione ital. di Praga, in Quaderni dell'Ist. di cult. it. di Praga, II (1949).

Vedi anche
OFM Sigla di Ordinis Fratrum Minorum, che si pospone al nome e cognome dei frati francescani. I frati minori conventuali aggiungono conv. (lat. conventualium), i cappuccini cap. (lat. capucinorum), i riformati r. (lat. reformatorum). órdine domenicano domenicano, órdine Ordine religioso mendicante dei Frati predicatori (Ordo praedicatorum), fondato da s. Domenico di Guzmán (1215), dal cui nome deriva la denominazione di domenicano. Il primo nucleo fu un gruppo di chierici inviati in Linguadoca per la predicazione contro gli albigesi. L'domenicano, ... órdine francescano francescano, órdine Regola e forma di vita religiosa promossa da s. Francesco. Si suddivide in tre diversi ordini: il primo formato dai frati minori, il secondo dalle clarisse e il terzo da laici, detti terziari francescani. Successivamente vi furono altre suddivisioni e affiliazioni e l'insieme dei ... Chiesa cattolica Si definisce cattolica, cioè "universale", la Chiesa cristiana di Roma, a partire all'incirca dal tempo dell'Editto di Costantino (313), che stabilì che il cristianesimo era religione lecita nell'Impero romano. Dopo la riforma protestante, l'attributo di cattolica serve soprattutto a distinguere la Chiesa ...
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capire
capire v. intr. e tr. [lat. capĕre, con mutamento di coniugazione] (io capisco, tu capisci, ecc.). – 1. a. intr. (aus. avere, ma i tempi composti sono rari), non com. Poter stare o entrare in un luogo, esservi contenuto (cfr. capere); usato...
capére
capere capére v. intr. [lat. capĕre, con mutamento di coniugazione; v. capire], ant. – Poter entrare o stare in un luogo, esser contenuto: come veggion le terrene menti Non c. in triangol due ottusi (Dante); L’odio non cape in cor di padre...
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