GIOVANNI e PACIO da Firenze
Scultori fiorentini. Sono ricordati da documenti, nel 1343, a Napoli, come autori del mausoleo di re Roberto nella chiesa di S. Chiara. È pura ipotesi la loro identificazione con Johannes e Paccinus magistri Bertini matricolati a Firenze nell'Arte dei maestri di pietra e legname, rispettivamente nel 1351 e nel 1357. Né le loro personalità si distinguono chiaramente nell'unica opera certa, dove è evidente, inoltre, la collaborazione di aiuti. Conservano nell'architettura il tipo fissato per le tombe angioine da Tino di Camaino, ma l'arricchiscono di sovrabbondante decorazione plastica che ricorda Andrea e Nino Pisani, nella vivacità narrativa e nella sottile precisione formale, non nell'euritmica misura troppo superiore al loro potere artistico, quale ci appare nelle parti più belle del mausoleo e nelle opere ad esso riunite dalla critica: l'antica tomba del re Roberto nello stesso convento; nella chiesa, quella frammentaria di Lodovico di Durazzo (1344). Sono d'incerta attribuzione i rilievi con la leggenda di S. Caterina nella stessa chiesa di Santa Chiara. Si attribuiscono a loro, ma con scarsa probabilità, due angeli reggicortina nel museo di Cleveland (Ohio), e l'antico altare di S. Chiara, oltre a sculture nel convento stesso e nel museo di S. Martino, pure a Napoli.
Bibl.: B. C. K., in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIV, Lipsia 1921 (con la bibl. precedente); P. B. Carcano di Varese, Guida della monumentale chiesa di S. Chiara in Napoli, Milano s. a.; A. De Rinaldis, S. Chiara, Napoli 1920; id., in Belvedere, VI (1924), pp. 92, 96; W. M. Milliken, in The Bulletin of the Cleveland Museum of Art, XIII (1926), pp. 51-54; W. R. Valentiner, in The Art Bull., IX (1926-1927), pp. 203-04.